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Il Venerdì Santo a Chieti nei ricordi dei teatini famosi: il racconto dell'attore Angiolillo e del cestista Ricci

Il lavoro li porta fuori dalla loro città, ma non dimenticano l'emozione della processione più antica d'Italia, l'emozione del Miserere e la gioia di condividere un momento speciale con le persone più care

Entrambi sono partiti da Chieti arrivando al successo nazionale, uno nel mondo dello spettacolo, l'altro nello sport. Ed entrambi, appena possono, lasciano da parte gli impegni professionali per tornare a Chieti, dove oltre agli affetti hanno nel cuore un momento sentito dall'intera città, la processione del Venerdì Santo.

L'attore Antonello Angiolillo e il cestista Giampaolo Ricci hanno raccontato a Chieti Today emozioni e ricordi legati al rito religioso considerato il più antico d'Italia, legato a stretto giro con l'identità cittadina. 

Angiolillo: "La processione nel ricordo di mio nonno, il poeta Rocco Paciocco"

Classe 1968, attore e ballerino, Antonello Angiolillo ha al suo attivo tanto teatro e molta televisione. L'anno scorso è stato nel cast della popolare soap opera di Rai 3 "Un posto al sole" e ha appena terminato le date del musical "Priscilla la regina del deserto" a Milano. Dopo la pausa pasquale nella casa di famiglia, al Tricalle, sarà impegnato con il nuovo allestimento del Teatro stabile d'Abruzzo, "La misteriosa fiamma della regina Loana", tratto dal romanzo di Umberto Eco. 

Intanto, questa sera, non si perderà la processione del Venerdì Santo: "Quando sono a casa - racconta - cerco sempre di andare a vederla, perché trovo che sia una manifestazione bellissima. Ci sono particolarmente legato, perché mio nonno Rocco Paciocco, che è stato un noto poeta dialettale abruzzese, nonché scultore, suonava il violino nella processione (di lui si parla anche nel libro "Memorie intorno al Miserere", di Peppino Pezzulo, ndc), per cui la vivevo attraverso di lui e aspettavo di vederlo passare con molta emozione. È un'occasione che mi riporta bei ricordi, è affascinante assistervi, sentire arrivare da lontano i violini e il coro: anche al di là della questione religiosa, il fascino della processione è dato dai violini e dai cantori, dalla musica meravigliosa che è il Miserere di Selecchy, che danno una grande energia artistica". 

L'attore teatino ricorda di aver più volte portato in città amici e colleghi di fuori per far conoscere la processione del Cristo morto organizzata dall'arciconfraternita del Sacro monte dei morti. Ma, da professionista che guarda la manifestazione con occhio esperto, ha un piccolo appunto che, per lui, renderebbe la processione ancora più speciale: "Avere le luci accese in tutta la città fa perdere un po' di fascino e ci sarebbe qualcosa da migliorare, ovviamente senza modificare l'aspetto religioso. È una cosa che mi hanno fatto notare diverse persone, l'illuminazione artificiale sembra togliere un po' di cura: si dovrebbero curare più i dettagli, per sentirsi ancora più orgogliosi". 

Giampaolo Ricci: "Venerdì Santo significa famiglia e amici"

Trentadue anni il prossimo settembre, neo laureato in Matematica, lo sportivo Giampaolo "Pippo" Ricci è il figlio dell'ex sindaco di Chieti Francesco, che ha governato la città dal 2005 al 2010. Ma è, soprattutto, un cestista dell'Olimpia Milano, con cui ha conquistato lo scudetto nel 2022, l'anno dopo aver vinto lo stesso titolo con la Virtus Bologna.

In questi giorni resterà nel capoluogo lombardo, per due appuntamenti di campionato in programma stasera e domenica. Ma, racconta, "la processione quando sono a Chieti è un appuntamento fisso, anche se me la perdo da qualche anno". Per il momento, in città non riuscirà a tornare prima di metà giugno, nella breve pausa tra la fine del campionato e l'inizio dell'impegno con la nazionale, in vista dei mondiali che si terranno da fine agosto tra Giappone, Filippine e Indonesia. 

Sul Venerdì Santo a Chieti, dice: "È un punto di riferimento per noi teatini, un bel vanto, visto che è famosa in tutta Italia. Da piccolo avevo un po' paura - confessa - ma in famiglia siamo sempre usciti a piedi per il centro, per goderci la processione e, dopo la classica passeggiata per Chieti con gli amici. Per me, la cosa più bella è sempre stata ritrovarmi con persone con cui non riuscivo a condividere il tempo durante l'anno, che tornavano in città per la Pasqua, stare insieme, fare le vasche lungo il corso dopo la manifestazione religiosa". 

Nella memoria, un'edizione in particolare: "Durante la campagna elettorale che portò mio padre a essere eletto sindaco (nel 2005, ndc), per la prima volta amirammo la processione da una casa tra corso Marrucino e via Arniense: fu molto toccante vedere tutto l'anno. Di solito, però, cerchiamo un posto lungo il corso, cerchiamo lo sguardo delle persone che conosciamo e partecipanto alla processione. Per esempio - scherza - cerco di catturare l'attenzione di mio zio e mio cugino che portano uno dei simboli e provo a farli ridere. Di certo, sentire il Miserere di Selecchy è sempre un'emozione forte". 

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