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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Peppino Pezzulo, il maestro del Miserere di Selecchy: "Il mio ricordo più bello è la prima volta in processione all'età di 10 anni"

Il maestro di cappella dell’Arciconfraternita del Sacro monte dei morti, che dirige un centinaio di musicisti protagonisti della processione del Venerdì Santo, racconta memorie e suggestioni del giorno più atteso dai teatini

Classe 1947, teatino doc nato in piazza Garibaldi, Peppino Pezzulo è, per tanti, uno dei personaggi simboli della processione del Venerdì Santo a Chieti. Lui si sottrae a questa definizione: "La processione è un unicum, un momento religioso, e in questi momenti conta l’istituzione, non la persona". Di certo, il maestro di cappella dell’Arciconfraternita del Sacro monte dei morti, che dal 1994 dirige i musicisti del Venerdì Santo, può essere considerato a pieno titolo una delle memorie storiche della processione teatina.

Al punto da aver raccolto i suoi ricordi e le sue ricerche in un libro pubblicato nel 2021 dal titolo, appunto, "Memorie intorno al Miserere", che ha dedicato "a tutti i Musici, piccoli e grandi, che nel corso degli anni hanno suonato con me le note del Miserere". Pagine di fotografie, ricordi personali - come la prima volta fra i violini del figlio Giovanni, ad appena 5 anni - e concittadini illustri diventati patrimonio storico di Chieti.

L’esordio di Pezzulo nella processione del Venerdì Santo risale al 1957, a 10 anni, quando, scrive nel già citato volume, "nella penombra della fredda e bella chiesa barocca di Santa Chiara lungo via Arniense, mi ritrovai il più piccolo tra tutti, tra una decina di violinisti".

A pochi giorni dal 66esimo anniversario di quella prima volta, Pezzulo ha raccontato a Chieti Today memorie e suggestioni del “maestro” della processione del Venerdì Santo. Appuntamento per lui irrinunciabile ed emozionante, a cui l’anno scorso non ha potuto partecipare per un infortunio capitato proprio mentre si preparava per l’evento. "Da sempre - rivela - ho predisposto una mia sostituzione, che è necessaria in questi casi. L’anno scorso l’ha fatto la mia più cara collaboratrice Silvia Di Virgilio, una brava violinista e un grandissimo aiuto nell’organizzazione, che ha diretto egregiamente i musicisti".

Quanti sono i musicisti che arricchiscono la processione?

Questo’anno sono un centinaio, ma si è arrivati anche a 120, tra violini, flauti, sassofoni, un fagotto e un clarinetto: è una piccola orchestra, una filarmonica. Io ho iniziato nel 1994, ma già prima collaboravo con il maestro Francesco Maviglia, che mi ha preceduto.

Quando inizia la preparazione dei musicisti in vista del Venerdì Santo?

Subito dopo il Mercoledì delle Ceneri, ci riuniamo a Mater Domini con il coro e lì, fino all'anno scorso padre Lorenzo, oggi padre Raffaele, ci dà le Ceneri e celebra una piccola funzione religiosa. A quel punto iniziano le disposizioni per le prove: noi ci riuniamo tre volte a settimana, quest’anno in cattedrale. Prima della Domenica delle Palme, quando partecipiamo alla Via Crucis, facciamo due incontri anche con il coro. Dopodiché, il martedì c’è l’ultima prova, prima di quella a mezzogiorno di Venerdì Santo, in cattedrale, la cosiddetta prova generale. Quello è il momento più bello, un regalo che facciamo alla città, per poter gustare fino in fondo il senso del Miserere e approfondire quello che stiamo facendo. Viene infatti diffuso anche un opuscolo con la traduzione del Miserere di Selecchy, composto da 10 strofe tratte dal Salmo 50. Non tutti sanno che non esiste alcuna partitura autografa di Saverio Selecchy, ma si tramanda a memoria. Nel 2000, in occasione del Giubileo, ho raccolto quello che facevamo nella pratica e l’ho messo nero su bianco.

Quanto è difficile coordinare tutte le figure fra esecuzione, movimento e inevitabile emozione dei protagonisti?

È difficile perché la compagine è notevole, ma con me c’è il maestro Loris Medoro, che guida il coro e ci coordinaimo attraverso le bacchette luminose. Il Miserere non è un brano difficile dal punto di vista ritmico, purché tutti partecipino con impegno. In più, l’orchestra ascolta il coro, perché noi siamo al loro servizio: il coro è il perno di tutto, noi dobbiamo solo assecondare e ampliare la loro espressione. Oggi, tra i musicisti ci sono una quindicina di bambini che si impegnano molto ed è una cosa positiva, perché rappresentano la continuità. Parecchi, dopo aver iniziato con questa bella avventura, hanno continuato a suonare e sono diventati professionisti, perché hanno avuto un imprinting positivo: in mezzo a noi ci sono tanto affetto, tanta cordialità, i bambini vengono con grande piacere.

Qual è il ricordo più significativo dell'esperienza da protagonista di quello che è il giorno più importante per la città di Chieti?

Di sicuro la prima volta che andrai a suonare alla processione da piccolo, accanto al mio maestro di violino. Ero l’unico bambino e ricordo uno per uno tutti i grandi: ero molto emozionato. (nel libro “Memorie intorno al Miserere”, Pezzulo li cita davvero uno per uno, ndc)

Qual è stata l'edizione che ricorda come la più bella o suggestiva finora?

Io non c’ero, ma l’edizione più emozionante è stata indubbiamente quella del 2009, subito dopo il terremoto, quando il corteo si è schierato dietro la Civitella e rivolto verso L’Aquila ha suonato due strofe del Miserere per omaggiare gli aquilani che avevano subìto la tragedia del terremoto. [IL VIDEO]

Se dico Venerdì Santo a Chieti, a cosa pensa?

Per fortuna che c’è. Per i teatini è un rito unico e irripetibile, così come per i forestieri ha un grande fascino, nel corteo, nei simboli, nella musica che completa la sacra rappresentazione. È giusto però ricordare che non si tratta di una manifestazione folkloristica, ma religiosa e spirituale. L’emozione è quella che dovrebbe far entrare anche il messaggio religioso, profondo, spirituale.

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