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Il Pd chiede di mantenere Chieti Provincia: il documento inviato a Bersani

Il documento con le richieste è stato firmato dai gruppi consiliari del Partito Democratico del comune e della provincia di Chieti e indirizzato al segretario nazionale Pierluigi Bersani, ai capigruppo della Camera, Dario Franceschini, e del Senato, Anna Finocchiaro

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ChietiToday

I gruppi consiliari del Partito Democratico del comune e della provincia di Chieti ritengono fortemente penalizzante per il proprio territorio la decisione assunta dal governo con il decreto legge sul riordino delle province che ha fatto seguito ai contenuti della spending review.

Chieti, oltre L’Aquila perché città capoluogo di regione, è l’unica provincia ad avere entrambi i requisiti previsti dalla normativa (almeno 350.000 aitanti ed un superficie di 2500 kmq) quindi non soggetta a riordino come le altre due province Abruzzesi: Teramo e Pescara.

Il consiglio regionale d’Abruzzo non ha purtroppo prodotto una proposta sensata e coerente con le indicazioni contenute nella spending review ; questo ha portato il governo a prevedere la costituzione di due nuove province L’Aquila – Teramo e Chieti – Pescara in luogo di possibili tre ossia: L’Aquila, Chieti e Pescara – Teramo.

Per questa previsione c’erano tutte le condizioni di rispetto alla norma, di situazione economico – sociale e di contiguità territoriale.

L’attuazione solerte e senza una programmazione negoziata dei contenuti della spending reiview  produrrà un drastico impoverimento del vasto territorio della provincia di Chieti che è la maggiore dell’intero Abruzzo per l’indice di occupazione,  di presenza di grandi gruppi industriali e d’importanti porti, attrattiva turistica.

La provincia di Chieti rappresenta il 65% del P.I.L. dell’intero Abruzzo.

Le nefaste politiche prodotte dal centro – destra alla guida dei comuni capoluogo, province e regione ha prodotto, per la provincia di Chieti, serissimi danni in termini di peggioramento nel campo sanitario con la chiusura di tre ospedali (Casoli, Guardiagrele e Gissi), tagli di posti letto in quelli di territorio e forte riduzione della presenza della medicina di base soprattutto nelle aree interne. Tagli fortissimi nel campo di trasporti con aggravio di costi per i trasferimenti soprattutto a studenti e lavoratori pendolari. Alcuna seria manutenzione delle strade provinciali e di collegamento alle aree industriali e tra costa ed aree interne.

Ampliare la competenza del già vasto territorio della provincia di Chieti, in questo momento storico, sostanzierebbe un ulteriore aggravio dei problemi dei residenti nelle aree interne e di quelle comunità più a sud della provincia di confine con la regione Molise che, ai sensi dell’articolo 133 – primo comma della Costituzione Italiana, potrebbero ragionevolmente chiedere di cambiare potestà amministrativa.

Alla luce di queste considerazioni, i gruppi consiliari del Partito Democratico del comune e della provincia di Chieti, CHIEDONO al segretario politico nazionale Pierluigi Bersani, ai capigruppo della Camera dei Deputati, Dario Franceschini, e del Senato della Repubblica, Anna Finocchiaro, come da formale richiesta d’incontro avanzata in data 24 Ottobre 2012:

di evitare, durante il dibattito parlamentare di conversione del decreto legge di riordino delle province, che la provincia di Chieti perda il ruolo di capoluogo avendo entrambi i requisiti previsti dalla spending review;

di favorire la creazione di tre province, il luogo delle previste due, in Abruzzo favorendo uno spazio temporale più ampio nell’attuazione della riforma allo scopo di contestualizzarla ad un più generale processo che abbracci tutti i livelli istituzionali e generi virtuosi e duraturi risparmi finanziari;

di favorire maggiore partecipazione democratica nei processi decisionali delle assisi delle comunità locali interessate alla riforma perché rappresentate da soggetti democraticamente eletti dai cittadini;

di superare con l’azione politica ed istituzionale, il luogo dei troppi ed ostativi ricorsi alla Corte Costituzionale, i contenuti normativi che annullano e mortificano la rappresentanza democratica degli eletti nei nuovi Consigli Provinciali a cominciare dall’articolo 23 del dl 201/2011 (decreto Salva Italia) pur conformando il tutto ai precedenti precetti normativi di riduzione numerica di consigli e giunta in ragione del numero di abitanti;

non dar seguito all’annullamento delle giunte provinciali a decorrere dall’1 Gennaio 2013, come previsto dal decreto di riordino, ma di adeguarne il numero dei componenti alla vigente disposizione normativa per gli EE LL e già applicata per i comuni in ragione del numero di abitanti.

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