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Cronaca

Interdittive antimafia per cinque imprese della provincia di Chieti

I provvedimenti cautelari e preventivi sono stati emessi dal prefetto nei confronti di quattro società con sede ad Atessa, Vasto e San Salvo e di una ditta della provincia di Chieti

Cinque interdittive antimafia sono state adottate dal prefetto di Chieti nei confronti di cinque imprese con sede nella provincia teatina. I provvedimenti cautelari e preventivi sono stati emessi a seguito di un’imponente attività di accertamento, durata pochi mesi e preannunciata dal prefetto Della Cioppa all’atto del proprio insediamento, un anno fa. Una task force di sulle infiltrazioni criminali nel tessuto socio economico della provincia di Chieti che ha visto forze di polizia, carabinieri e guardia di finanza “setacciare” il territorio provinciale, alla ricerca di situazioni sospette,  con particolare riferimento alla zona del vastese ed al territorio del Comune di San Salvo.

Le interdittive antimafia sono state emesse nei confronti di una ditta della provincia di Chieti, che si occupa della “concessione di terreni agricoli e zootecnici demaniali che ricadono nel sostegno della politica agricola comune o terreni agricoli a qualunque titolo acquisiti, che fruiscono di fondi europei”. Per questa ditta sono stati rilevati collegamenti con soggetti gravitanti attorno a gruppi malavitosi del Gargano, già coinvolti in operazioni antimafia condotte in provincia di Foggia e che hanno colpito elementi di spicco della criminalità sanseverese e garganica, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere armata di tipo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, omicidi ed estorsione, ed aventi comunque un ruolo di rilievo in quanto segmento di raccordo tra diverse organizzazioni mafiose attive nella provincia di Foggia (Società foggiana, criminalità organizzata sanseverese e mafia garganica).

Un'altra intedittiva ha riguardato una società di Vasto, avente ad oggetto attività prevalente di commercio al dettaglio e all’ingrosso di autovetture e autoveicoli leggeri, i cui soci presentano un articolato e rilevante quadro di precedenti penali e di polizia, nonché risultano strettamente connessi ad associazioni delinquenziali, operative anche fuori regione, come dimostra la vicinanza e le relazioni personali intrecciate con appartenenti a gruppi criminali pugliesi. E poi una società di Atessa, attiva nel settore della commercializzazione di prodotti lattiero caseari, già recentemente destinataria di un provvedimento di sequestro preventivo della totalità delle quote sociali, emesso dal gip del tribunale de L’Aquila, nell’ambito di indagini afferenti a reati di usura oltre alle condanne definitive, e misure di prevenzione personale emesse da tribunali fuori regione, riportate da alcuni soci della stessa società per bancarotta fraudolenta con dichiarazione contestuale di inabilitazione all’esercizio di impresa commerciale ed incapacità di esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa per anni 10, nonché per tentata truffa, sostituzione di persona e falsa dichiarazione sulla identità propria, oltre a falso in atto pubblico. Peraltro, uno dei soggetti collegati alla società colpita dal provvedimento prefettizio interdittivo, risulta destinatario, insieme al fratello e ad altri sodali, di una ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del tribunale di Foggia nel dicembre 2019, per avere, tra le altre cose, “promosso un’associazione per delinquere con lo scopo dì costituire numerose società finalizzate a giustificare passaggi di denaro di provenienza illecita ed emettere fatture utili a fini fiscali”.

Altre due misure cautelari sono state emesse dalla prefettura nei confronti di due società che hanno sede a San Salvo e che si occupano del montaggio di capannoni, uso industriali e lavori di edilizia in generale, facenti capo a due fratelli albanesi, condannati alla reclusione per il reato di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope oltre alla detenzione illecita di sostanze stupefacenti in concorso, e destinatari di interdizione perpetua dai pubblici uffici, oltre a  precedenti penali e di polizia connessi anche alla violazione delle disposizioni sul controllo delle armi, detenzione e porto illegale delle stesse,  dai quali emerge un profilo criminale di spessore di entrambi gli interessati, ulteriormente risaltato dalla interconnessione relazionale e la comprovata vicinanza dei medesimi a soggetti appartenenti a gruppi criminali pugliesi. 

Con l’interdittiva antimafia del prefetto viene proibito a un’impresa o a soggetti di avere rapporti con la pubblica amministrazione evitando così infiltrazioni nel settore pubblico e bloccando parzialmente l’attività delle imprese quando sussiste, anche solo potenzialmente, il rischio di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata. 

Alle società colpite dal provvedimento è precluso ogni tipo di rapporto con la pubblica amministrazione, inclusa la possibilità di ottenere contributi, finanziamenti e mutui agevolati, nonché altre erogazioni dello stesso tipo, concessi o erogati da parte dello Stato, di altri enti pubblici o dell’Unione europea, per lo svolgimento di attività imprenditoriali, nell’ottica di evitare ogni tipo di esborso di denaro pubblico in favore di imprese soggette ad infiltrazioni criminali.

“Queste misure – si legge in una nota della prefettura di Chieti - rappresentano un importante risultato raggiunto dalla prefettura dalle forze di polizia e fungono da monito alla criminalità di ogni tipo, quale dimostrazione e prova dell’attenzione riservata a questa attività preventiva, per assicurare la tutela della collettività e preservare il tessuto imprenditoriale provinciale, bloccando ogni tentativo di infiltrazione criminale”. 

Il gruppo di lavoro proseguirà nelle proprie attività con occhio vigile alla ricerca di altre situazioni degne di approfondimento.
 

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