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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Frode fiscale nei cantieri navali: l'indagine della GdF di Ancona coinvolge anche la provincia di Chieti

Sequestrati beni per oltre 6 milioni di euro e denunciate 27 persone tra imprenditori e professionisti

La guardia di finanza di Ancona ha smascherato una frode fiscale nel settore della cantieristica navale, sequestrando beni per oltre 6 milioni di euro e denunciando 27 persone tra imprenditori e professionisti. Le indagini, durate due anni, hanno interessato anche la provincia di Chieti, assieme a quelle di Ancona, Napoli, Roma, Milano, Salerno e Caserta dove c'erano le 21 società e le 27 persone coinvolte. 

Nello specifico, i finanzieri del Nucleo di polizia economico–finanziaria di Ancona, sotto la direzione della locale procura della Repubblica, hanno eseguito un provvedimento di sequestro preventivo emesso dal gip su beni e disponibilità finanziarie del valore di oltre 6 milioni di euro nei confronti di nove società e sette persone fisiche indagate per reati fiscali commessi già a partire dal 2016.

“Le indagini – si legge in una nota della guardia di Finanza di Ancona -  hanno consentito di fare luce su un ben collaudato e consolidato sistema di frode che ha permesso alle imprese coinvolte, la maggior parte delle quali attive nel settore della cantieristica navale e operative nei sedimi portuali di Ancona, Monfalcone (Go), Marghera (Ve), Savona e Castellammare di Stabia (Na), di non versare i dovuti contributi previdenziali e assistenziali, quantificati in oltre 6 milioni di euro, attraverso fraudolente compensazioni con crediti iva inesistenti creati ad arte da altre società conniventi o cartiera”. 

Le articolate attività investigative, scaturite da minuziose verifiche fiscali, sono state sviluppate attraverso l’esecuzione in sette diverse regioni di perquisizioni e acquisizioni documentali nonché da approfonditi accertamenti bancari e analitiche ricostruzioni documentali, anche di natura informatica. In particolare, sono stati passati al setaccio circa 140 gigabyte di dati digitali e le movimentazioni di oltre 20 rapporti finanziari accesi presso svariati istituti di credito e intermediari.

“È così stato possibile accertare che le operazioni che avevano generato gli ingenti crediti iva, poi usati in compensazione da altre imprese, erano di fatto inesistenti o artificiosamente sopravvalutate. Basti pensare che un macchinario, rinvenuto dai finanzieri smontato e mai entro in funzione all’interno di un capannone, era stato formalmente venduto e fatturato come un 'brevetto' del valore di 12 milioni di euro al solo fine di 'gonfiare' l’iva a credito".

Tra le 27 persone denunciate poiché ritenute responsabili del reato di “indebite compensazioni”, anche sette professionisti: cinque ragionieri, un commercialista e un consulente del lavoro residenti rispettivamente nelle provincie di Brindisi, Milano, Roma, Catania, Latina, BAT e Chieti.

“Gli stessi- spiega ancora la Finanza dorica - incaricati dell’apposizione del visto di conformità sulle dichiarazioni fiscali con cui avveniva materialmente l’indebita compensazione delle imposte. Tale certificazione permetteva alle imprese coinvolte di omettere il pagamento dei contributi previdenziali e delle imposte e, in tal modo, di acquisire maggiore competitività sul mercato di riferimento grazie al fraudolento abbattimento dei costi”.

Gli elementi raccolti hanno quindi permesso alle fiamme gialle di formulare una richiesta di sequestro preventivo per equivalente.


 

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