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"Basta costruire nelle zone a rischio frana, si fermi la follia edificatoria": l'appello del Wwf dopo lo sgombero urgente di due scuole

L'associazione torna a denunciare il sovraccarico di cemento in un territorio a rischio come la collina di Chieti; dai consiglieri della Lega, un appello a "tutte le istituzioni, in particolare modo la Regione", a intervenire con urgenza

"Si fermino tutti i progetti lungo le pendici a rischio frana". È l'appello che arriva dal Wwf il giorno dopo l'ordinanza urgente di chiusura delle scuole Vicentini-Della Porta di via Don Minzoni, e Corradi in via Arenazze, sul versante nord della collina. Appena una settimana fa, nella stessa zona, era stato sgomberato un condominio. Negli anni passati, altri due palazzi sono stati evacuati e poi demoliti, perché ritenuti a rischio crollo. 

I provvedimenti, che lo stesso sindaco ha definito “inevitabili”, nascono da una nota della protezione civile regionale che parla di “stato deformativo dei luoghi tale da destare elevata preoccupazione”. Per la Corradi perché situata su un’area in movimento, per la Vicentini-Della Porta “per il pericolo incombente di crollo di fabbricati adiacenti”.

"A parte l’auspicio che siano già stati o che vengano comunque subito assunti adeguati provvedimenti a tutela anche di chi abita in questi edifici in pericolo incombente di crollo - evidenzia il Wwf - il problema è sempre lo stesso: la collina su cui sorge la parte alta del capoluogo teatino è stata sovraccaricata di cemento, soprattutto nella seconda metà del secolo scorso, benché se ne conoscesse già allora la fragilità, e oggi se ne pagano le conseguenze, accelerate e aggravate dai cambiamenti climatici con i conseguenti sempre più frequenti fenomeni meteorologici estremi. Nonostante questo, la follia edificatoria, che continua a minimizzare le situazioni di pericolo pur di costruire, non si è arrestata e ai danni del passato se ne aggiungono ogni giorno di nuovi". 

Dalla presidente del Wwf Chieti-Pescara, Nicoletta Di Francesco, l'invito a "giunta e consiglio comunale di Chieti, come tutti gli altri in analoghe condizioni" a "farsi carico di fermare qualsiasi progetto per la realizzazione di edifici e strutture in zone ad alta pericolosità o che possano incidere negativamente a valle o a monte. Finora, purtroppo, non è accaduto e le conseguenze sono ormai sotto gli occhi di tutti. Appena qualche giorno fa, insieme a Confcommercio, Confesercenti e Cna, nell’occuparci di un altro aspetto dello stesso problema, le costruzioni nelle aree di esondazione naturale del fiume Pescara, avevamo sottolineato come in Italia su 302.068 km2 di territorio il 18,4% (55.609 km2), quasi un quinto, è mappato da Ispra nelle classi a maggiore pericolosità per frane e alluvioni. L’unica soluzione per evitare futuri possibili disastri è quello di prevenirli, impedendo una volta per tutte che si possa costruire nelle pendici collinari a rischio frana e a ridosso dei fiumi. La Regione dovrà fare la sua parte in tal senso, ma intanto i Comuni hanno già strumenti per impedire ulteriori anni. Se per gli errori del passato è ormai difficile individuare e punire i colpevoli, oggi non ci sono più scuse".  

Dai consiglieri comunali della Lega, arriva invece un appello a "tutte le istituzioni, in particolare modo la Regione, opportunamente sollecitate dal Comune, si attivino subito affinché si intervenga con urgenza, prima che la situazione diventi definitivamente compromessa".

"Di fronte a una simile situazione - dicono il capogruppo Mario Colantonio, Fabrizio Di Stefano, Liberato Aceto ed Emma Letta - la Lega auspica una sinergia politica e un coinvolgimento diretto, immediato e sostanziale degli organismi territoriali preposti alla salvaguardia del territorio e alla mitigazione del rischio idrogeologico e cioè la Regione Abruzzo che deve essere chiamata a fare la sua parte. Quello che sta accadendo oggi nei territori dell'Emilia Romagna a confine con la Toscana, in contemporanea con un alluvione catastrofica, deve servire da monito e campanello d'allarme per tutti. In queste situazioni non possono e non devono esistere barriere politiche, bisogna agire in fretta e bene e ognuno deve fare la sua parte per salvare Chieti".

Gli esponenti della Lega ricordano cosa accadde quando l'allora parlamentare di minoranza Giovanni Pace fece in modo che a Chieti arrivò un finanziamento di 120 miliardi di lire, per uno studio sul dissesto del Colle, che portò a realizzare opere di salvaguardia e consolidamento in via Quarantotti e Filippone, nella zona di via Cutelli. 

"Una convergenza di aiuti e comprensione della grave situazione - ricordano - portata su tutti i tavoli istituzionali da una personalità politica di altri tempi. Oggi Chieti non ha più Giovanni Pace, ma la situazione di queste zone di Chieti richiede un intervento non meno incisivo. Il Comune, da solo, non può e non è in grado di risolvere una simile situazione, sebbene in campagna elettorale avesse promesso ben altro. Ben ricordiamo - accusano le promesse fatte durante il turno di ballottaggio, circa il recupero dei palazzi Trinchese e Panoramico, che invece sono stati demoliti e i proprietari abbandonati a loro stessi".

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