rotate-mobile
Attualità Tollo

Il trebbiano spacciato per prosecco, Radica attacca Report: "Tollo e gli altri comuni vitivinicoli accostati a pratiche illegali"

Il presidente dell'associazione Città del vino e sindaco di Tollo commenta la puntata andata in onda domenica sera su Raitre: "Sbagliato screditare un intero comparto". L'inchiesta, oltre a porre l'accento sul problema della peronospora, si è concentrata sui traffici di uva verso il nord Italia

Trebbiano per i vini bianchi, primitivo per i rossi e poi uva da tavola che non può per legge essere usata per fare il vino: questi i principali vitigni che dopo la vendemmia partirebbero dal centro-sud con destinazione imbottigliatori del nord. Ne ha parlato 'Report' ieri in prima serata su Raitre nell’inchiesta “Piccoli chimici” sulle pratiche enologiche che permettono di migliorare i parametri di uve scadenti fino a farli rientrare in quelli previsti dalla norma e, alla fine, venderli anche come vini a denominazione. 

Una pratica senza dubbio scorretta, ma quanto andato in onda durante la trasmissione di Sigfrido Ranucci ha fatto storcere il naso al presidente dell'associazione nazionale Città del vino (che raccoglie oltre 500 comuni vitivinicoli) e sindaco di Tollo Angelo Radica. Qualcuno ha riconosciuto i vigneti della provincia di Chieti su Raitre e in effetti, come confermato dal sindaco, la troupe della trasmissione si era recata qui per realizzare un servizio sull’infezione di peronospora della vite che in Abruzzo sta causando ingenti danni. Ma dal punto del vista di Radica e di alcuni viticoltori tollesi oltre al problema fitosanitario il paese sarebbo stato accostato erroneamente anche alle pratiche di adulterazione del vino.

Nel servizio si è posto l’accento in generale su produttori senza scrupoli che acquistano sul mercato mosti e uve di bassa qualità o addirittura uve da tavola, che costano molto meno, le sistemano artificialmente e poi le imbottigliano come vino. 

Duro il commento di Radica sul servizio andato in onda: “Il mondo del vino italiano è sano, produttivo, competitivo, in grado di generare qualità, ricchezza diffusa ed occupazione, un comparto che è sottoposto a tutta una serie di controlli, a regole, disciplinari di produzione previsti dalle singole denominazioni, e che queste norme le rispetta. Ovviamente nei casi di comportamenti illegali, e non conformi ai disciplinari e alle altre leggi, è auspicabile, come avviene, che le autorità competenti facciano gli opportuni controlli e sanzioni. Lo stesso vale per il mio comune, Tollo, in Abruzzo, regione vitivinicola colpita in modo pesante dalla peronospora, causando una diminuzione della produzione delle uve fino al 70 per cento e circa 240 milioni euro di fatturato. Gettare discredito genericamente un settore sano, discreditare agricoltori, imprese e famiglie, come ha fatto ieri Report, non è corretto e non è accettabile. Serve chiarezza dell’informazione e non mistificazione della realtà".

Qui il servizio di "Report" sulle pratiche enologiche andato in onda domenica 17 dicembre su Raitre

Radica, che non esita a definire il servizio andato in onda “mistificatore”, rammenta che nel territorio di Tollo "è presente un’economia del vino sana, legale e corretta, un sistema vitivinicolo fatto di quasi 500 viticoltori che si spaccano la schiena per dare un prodotto d’eccellenza e creare ricchezza; così come il sistema vitivinicolo abruzzese composto da migliaia di viticoltori eccellenti e onesti che hanno fatto grande l’Abruzzo, divenuta in pochi anni una regione vinicola d’eccellenza. Ed è così in tutta Italia. Il flagello della peronospora ha rappresentato una catastrofe per l’economia vitivinicola tollese ed abruzzese, e sono necessari in tempi rapidi e certi ristori al comparto, da parte della Regione Abruzzo e del governo nazionale".

E dal suo profilo social il sindaco di Tollo si rivolge direttamente al conduttore: “Caro Sigfrido Ranucci, cosa c’entrano le falsificazioni della vinificazione dell’uva da tavola, quella del glera/prosecco con la nostra produzione d’eccellenza?”.

Invoca invece una mobiltazione legale il presidente regionale di Italia Viva, Camillo D'Alessandro: "Il servizio di Report andato in onda ieri sulla viticoltura italiana ed abruzzese rappresenta una grave falsificazione della verità e della qualità dei nostri vini. Una massa di non notizie, artamente combinate, con l'obiettivo di fare passare il mondo vitivinicolo italiano e abruzzese come volto alla truffa legalizzata. Si tratta della vita reale di migliaia di agricoltori, di ingenti investimenti pubblici e privati, di serietà, dedizione, sacrificio e lavoro volgarmente e faziosamente bruciati in pochi minuti di trasmissione. Se fossi l'assessore regionale all'agricoltura non mi darei pace e non darei pace. Dopo la peronospora - conclude - dobbiamo subire anche Ranucci e la Rai, con i nostri canoni".

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Il trebbiano spacciato per prosecco, Radica attacca Report: "Tollo e gli altri comuni vitivinicoli accostati a pratiche illegali"

ChietiToday è in caricamento