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Al cinema esce il film horror sulla Pantafica: in "Pantafa" il regista Scaringi e Kasia Smutniak raccontano le tradizioni d'Abruzzo [VIDEO]

Ispirata alla leggenda della donna demoniaca che disturba il sonno notturno e ambientata nell'immaginario borgo di Malanotte, la pellicola dà spazio a dialetto e usanze abruzzesi

È uscito al cinema "Pantafa", un film ispirato, anche nel titolo, alla leggendaria figura della "Pantafica", la donna con gli occhi demoniaci che, secondo le credenze popolari abruzzesi, tormenterebbe il sonno dei poveri malcapitati. 

Protagonista della pellicola di Fandango, produttore con Rai Cinema, diretta dal regista Emanuele Scaringi, è l'attrice Kasia Smutniak. Si tratta di un folk thriller horror, il primo della casa di produzione, nelle sale cinematografiche dallo scorso 30 marzo, che racconta il rapporto tra una madre e una figlia.

Al centro del racconto c'è Marta, a cui presta il volto Smutniak, mamma single, inquieta e ribelle che porta la figlia Nina, interpretata dall'esordiente Greta Santi, affetta da paralisi ipnagogiche, a vivere in un paesino delle montagne abruzzesi, Malanotte, sperando che l'aria salubre e i ritmi più lenti aiutino la piccola a guarire. Gli abitanti del paesino però accolgono le "forestiere" con diffidenza e in giro non si vedono bambini, perché si teme diventino vittime della "pantafa", una strega che opprime e si impossessa dei più piccoli.

Nella pellicola sono numerosi i riferimenti all'Abruzzo, a partire dal nome della località in cui si svolge la vicenda, Malanotte, chiaramente ispirata all'antico borgo di Buonanotte, a Montebello del Sangro. Spazio poi all'enogastronomia: arrosticini, parrozzo, zafferano di Navelli, genziana, centerbe. Non mancano poi una scena dedicata al "ballo della pupa", i gioielli tradizionali, i riti popolari, ma anche le musiche della tradizione e tanto studio della letteratura abruzzese. I personaggi, poi, parlano l'inconfondibile dialetto d'Abruzzo. Il regista Scaringi, infatti, ha origini abruzzesi: il padre è di Altavilla, frazione di Montorio al Vomano (Teramo), mentre la mamma è di Vallinfreda, località della provincia di Roma che confina con l'Aquilano. 

Nei mesi di realizzazione del film, il regista Scaringi e il suo staff si erano rivolti a un esperto delle tradizioni d'Abruzzo, Gino Bucci, "l'abruzzese fuori sede", per sapere di più non solo sulla figura della Pantafica, ma anche su molti altri aspetti del folklore della nostra regione. 

E proprio sulla seguitissima pagina Facebook gestita da Bucci, il regista pochi giorni fa ha postato il video di una delle scene del film, quella dedicata al ballo "della pupa", usanza ricorrente nelle feste patronali del nostro territorio.

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