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Vittima di violenza, non riesce a ottenere il reddito di libertà dopo il cambio di residenza: “Ora è vittima anche della burocrazia”

A segnalarlo è Aicha Achchab dell'associazione Al Nur: "La donna ha bisogno del sostegno economico per sè e per il figlio, ma dopo il trasferimento da Lanciano a Chieti si è presentato un problema burocratico con i servizi sociali"

Da tempo Maria (nome di fantasia) salvata assieme al figlio da una condizione di violenza in famiglia, combatte anche contro la ‘violenza burocratica’ per ottenere un sussidio economico che le permetterebbe di vivere un po’ più dignitosamente.

A segnalare la vicenda a ChietiToday è Aicha Achchab, presidente di un’associazione benefica Al Nur OdV di Chieti che da circa un anno sta seguendo il caso di questa donna, di origine marocchina, vittima di violenza da parte del marito.

Dopo aver lasciato la casa coniugale a Lanciano insieme al figlio minorenne, con l’intervento della polizia e il sostegno dell’assistente sociale, Maria si è trasferita a Chieti cambiando anche la residenza. Quando si è rivolta al centro antiviolenza per essere seguita e poter iniziare qui la sua pratica è spuntato un altro problema. Essendo infatti già stata presa in carico dai servizi sociali di Lanciano, pare che al momento la situazione della donna sia ‘congelata’ e non si riesca a sbloccare la pratica per la richiesta del cosiddetto reddito di libertà.

“La donna- spiega Aicha - chiede soltanto che il suo caso venga trasferito ai servizi sociali del Comune di Chieti, territorialmente competenti. Ma da agosto i servizi sociali di Lanciano non hanno ancora mandato la sua pratica a Chieti. Tutto questo sta nuocendo alla situazione della mamma e del bimbo, che non possono vedere realizzato il loro diritto di poter rendere la propria vita un po’ più semplice e con un minimo di dignità e di autonomia”.

Lo scorso settembre l’associazione Al Nur, tramite un legale, ha avviato una richiesta al tribunale per i minorenni dell’Aquila. “Ma non abbiamo ancora ottenuto nulla” riferisce ancora la presidente. 

Che conclude. “Vorremmo sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema della burocrazia che crea questi inutili ritardi, aggravando una situazione già di per sé complessa, dura e faticosa per una mamma e un bambino già vittime di violenza, che chiedono solo di poter vivere la loro vita più serenamente”.
 

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