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Sdjuno: cos’è e come si fa? Tutto su questa antica tradizione alimentare abruzzese

Un pasto molto calorico, di tradizione contadina, per fare il pieno di energia

L’alimentazione abruzzese deve molto al mondo rurale e alle abitudini di pastori e contadini. Sveglia prestissimo, lavoro duro sfruttando la luce naturale del sole, il tutto nel bel mezzo della natura. Per riuscirci e per rifocillarsi, i contadini avevano bisogno di fare il pieno di energie, quindi mangiavano in modo diverso a orari diversi da quelli dettati oggi dai ritmi sociali.

Avete mai sentito parlare dello sdjiuno? Si tratta di un pasto di origine contadina che si consumava a metà mattinata. Era molto calorico, basato essenzialmente sui prodotti classici e sostanziosi della cucina abruzzese tradizionale. Pane unto con l’olio di produzione propria (o locale), formaggio, salame, peperoni e uova, pizza e foje – altra specialità abruzzese, cicoria e altre piantine commestibili spontanee, che si potevano quindi raccogliere nelle proprie terre.

Lo sdjuno si consumava a metà mattinata, quando i lavoratori avevano già trascorso molte ore a lavorare la terra. Rappresentava il pasto più importante della giornata.

Ma perché si chiama sdjuno? Il termine sta per digiuno. Dopo aver consumato tutte le prelibatezze tipiche dello sdjuno, si poteva digiunare per molte ore, per riposarsi e tornare a lavorare. In poche parole, serviva per ricaricarsi dopo una già lunga e proficua mattinata di lavoro nei campi.

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