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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Gli scienziati di Clintel‐Italia sull'ondata di caldo: "'Non c’è alcuna emergenza climatica, no alla disinformazione"

In una lettera firmata da Uberto Crescenti, professore emerito dell'università d'Annunzio, gli esperti stigmatizzano "l’illusione della transizione energetica che sta abbagliando l’opinione pubblica e alcuni politici ai massimi livelli". Ma non tutti la pensano così

Gli scienziati della sezione italiana di Clintel, la fondazione indipendente che raccoglie oltre 700 esperti presieduta dall'ex rettore dell'università d'Annunzio Uberto Crescenti, professore emerito di geologia applicata, esprimono preoccupazione per l’allarme lanciato dai mezzi di comunicazione in ordine a una emergenza climatica di presunta origine antropica.

Dopo aver promosso la petizione 'Non c’è alcuna emergenza climatica', inviata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e pubbblicato il volume 'Dialoghi sul clima, tra emergenza e conoscenza' curato da Alberto Prestininzi, professore ordinario di rischi geologici, sempre di Clintel-Italia gli esperti tornano a parlare di "ingiustificato allarme" che "sta inquinando le coscienze anche di responsabili politici ad alti livelli, circostanza che induce ad affrontare problemi di rischio vero, non con la prevenzione, ma con misure che, di fatto, neanche affrontano i problemi".

In una nota firmata  dal professor di Uberto Crescenti e da Prestininzi, gli esperti spiegano che "l’emergenza climatica che genera panico e preoccupa i più attiene al fatto che la temperatura media globale sarebbe circa un grado superiore a quella di oltre un secolo fa. A questo fenomeno, che è naturale, e non necessariamente sgradevole, si stanno attribuendo, senza alcuna ragione scientifica, tutti gli eventi meteorologici severi e, con essi, tutti i danni che sino agli anni Ottanta erano inquadrati nelle attività di prevenzione e studiati attraverso l’analisi del rischio, dove la vulnerabilità umana era l’elemento essenziale. Per esempio, si attribuiscono a codesto grado di temperatura superiore al valore di oltre un secolo fa, decessi per ondate di calore, fenomeni siccitosi, fenomeni alluvionali, e altro ancora".

"Coloro che suonano l’allarme hanno anche la loro ricetta: impegnare trilioni di euro dei contribuenti e attuare la transizione energetica, la parola magica che sarebbe la loro promessa per la soluzione dei detti problemi. Purtroppo è proprio la transizione energetica la vera causa dei problemi citati - proseguono ancora da Clintel -. Essa, perseguìta ormai da oltre vent’anni, ha comportato, da un lato, l’aumento del costo dell’elettricità, circostanza che ha aumentato, tra i più deboli, il numero di persone che non possono permettersi la climatizzazione degli ambienti ove vivono o lavorano, che da sola eviterebbe non quel singolo grado in più cui il riscaldamento globale attiene, ma i 15-20 gradi in più delle ondate di calore che sempre hanno colpito in estate, oggi non più che nel passato. Dall’altro lato, la transizione energetica promessa quale panacea per combattere le conseguenze indesiderate dei fenomeni siccitosi o alluvionali, in realtà aggrava queste conseguenze, perché esse si combattono non con le installazioni di impianti eolici o fotovoltaici, come la transizione energetica pretende di fare, ma attraverso le attività di prevenzione, già indicate dalla legge sulla difesa del suolo 183/89 costruita con gli studi della commissione De Marchi. Prevenzione che le autorità di bacino, ora di distretto, propongono con interventi di Pianificazione territoriale e la realizzazione di opere per il governo delle acque (dighe, casse di espansione, etc.)".

Per gli scienziati di Clintel la transizione energetica toglierebbe dunque risorse alla gestione del rischio idrogeologico, ma anche al rischio sismico che periodicamente si abbatte sul nostro territorio. "Noi di Clintel‐Italia - concludono - stigmatizziamo l’illusione della transizione energetica che sta abbagliando l’opinione pubblica e alcuni politici ai massimi livelli. Stigmatizziamo la disinformazione diffusa da tutti gli organi di stampa e di comunicazione di massa, che evitano ogni confronto su quello che è il vero problema che colpisce l’umanità soprattutto nelle sue componenti più deboli: l’inquinamento, la gestione dei rischi idrogeologici e sismici e la disponibilità d’energia abbondante e a costi accessibili. Stigmatizziamo il rifiuto da parte di chi brandisce il terrore del finto allarme climatico a confrontarsi sugli aspetti tecnico-scientifici del presunto allarme da essi lanciato e dalle irreali soluzioni da essi proposte".

Di diverso parere è invece il professor Giulio Betti, climatologo del Cnr secondo il quale "se continuiamo a fare finta di nulla rischiamo fra 20 anni di ritrovarci di fronte a 12 ondate di calore invece di 3 o 4 e che le estati si trasformeranno in un incubo - dichiara a Today.it - e non potremmo poi lamentarci che non esisteranno più i ghiacciai o che non riusciremo a coltivare più i prodotti tipici della nostra agricoltura. Per alcune cose il tempo è già scaduto, per la Marmolada ad esempio. Se poi ci si impegna da qui al medio termine riusciremo a frenare questo processo e adattarci a questo tipo di clima, altrimenti l’aumento delle temperature sarà inevitabile".


Del resto ogni anno ci troviamo praticamente di fronte a un nuovo record, un'assurdità come sottolinea Betti: "I record sono eventi rari, nel clima non è più così: ne superiamo più di uno all'anno e sempre riguardo al caldo. Del resto con questa quantità di anidride carbonica nell’atmosfera che dobbiamo aspettarci? Paradossalmente, con questi tassi di gas serra nell'atmosfera, è più semplice capire che temperatura ci sarà fra 10 o 20 anni piuttosto che tempo ci sarà venerdì prossimo a Cagliari". 

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