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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

Nuovo decreto lavoro, l'allarme della Cgil: "In Abruzzo enormi difficoltà per quasi 16mila persone"

A marzo 2023 erano 32.837 gli abruzzesi beneficiari del reddito di cittadinanza, che hanno percepito un importo medio di 563 euro; fra questi, 15.400 sono quelli considerati “occupabili” perché hanno meno di 60 anni

"Il decreto che il Governo Meloni ha approvato il 1° maggio, di cui non si conosce ancora il testo, rischia di avere anche in Abruzzo un effetto devastante dal punto di vista economico e sociale". È l'allarme lanciato dal segretario generale Cgil Abruzzo Molise Carmine Ranieri e da Mirco D'Ignazio, coordinatore regionale Inca Cgil Abruzzo Molise.

"Oltre ad aumentare la precarietà di un mercato del lavoro regionale che non certo brillava per stabilità dei rapporti di lavoro - dicono - le novità introdotte in materia di reddito di cittadinanza, infatti, se non affrontate immediatamente anche dalle istituzioni locali a partire dalla Regione, genereranno enormi difficoltà per quasi 16mila abruzzesi".

Secondo i dati diffusi dai sindacalisti, a marzo 2023 erano 32.837 i beneficiari del reddito di cittadinanza, che hanno percepito un importo medio di 563 euro. Fra questi, 15.400 sono quelli considerati “occupabili” perché hanno un'età inferiore a 60 anni, ma da agosto smetteranno di percepire l'attuale sussidio.

"Questi, per quanto trapelato - incalzano Ranieri e D'Ignazio - potranno continuare ad avere un sostegno, peraltro molto ridotto (350 euro al mese in caso di famiglie con un unico componente), solo nei mesi in cui seguiranno corsi di formazione o saranno impiegati in attività socialmente utili. Corsi di formazione e progetti che attualmente sono fermi al palo se non in rari casi. È quindi necessario che da subito Regione, Comuni ed enti locali attivino dei percorsi che evitino di far cadere nell’assoluta indigenza migliaia di famiglie. Misure peraltro sicuramente insufficienti, considerati gli importi a disposizione e che dovrebbero quindi aprire una riflessione tra gli amministratori locali, affinché i propri rappresentati cambino la misura in Parlamento, rispondendo a quelle che sono davvero le esigenze sociali dei territori".

"Da tempo - proseguono i sindacalisti - denunciamo che a non aver funzionato del reddito di cittadinanza è stata l’effettiva possibilità per i percettori di trovare un’occupazione, ma il forte taglio deciso dal Governo va nella direzione opposta: non è certo riducendo il sostegno ai più poveri che si generano posti di lavoro. esta tra l’altro l’incognita di cosa accadrà a chi attualmente percepisce il reddito di cittadinanza ad integrazione di un reddito da lavoro povero (8.600 a marzo in Abruzzo) il cui stipendio non è sufficiente per vivere e che da agosto potrebbero essere condannati alla povertà pur lavorando".

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