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Cronaca

Soldi per posti di lavoro fantasma alla d'Annunzio: cinque arresti per truffa

In manette sono finiti cinque ortonesi, tra cui un'impiegata della Asl. Le indagini dei carabinieri scaturite dalla denuncia di una coppia di genitori a Chieti Scalo: aveva versato 25mila euro per 'sistemare' le figlie in Ateneo

Promettevano posti di lavoro “fantasma” presso l’Università D’Annunzio di Chieti-Pescara millantando conoscenze con note personalità del settore e falsificando i relativi documenti necessari per far credere alle vittime di aver avviato le procedure.

In manette, con le accuse di millantato credito, sostituzione di persona, falso in scrittura privata e truffa sono finiti, sono finite cinque persone. Si tratta di Patrizia Marino, classe 1959, impiegata Asl di Ortona che aveva il compito di procacciare le vittime; Pamela Magno, classe 1982, disoccupata di Ortona, figlia della Marino, che assegnava compiti e ruoli agli altri complici; Marco Marino, classe 1960, disoccupato di Ortona, fratello di Patrizia il quale, analogamente alla nipote, redigeva di proprio pugno false scritture private. Arrestati anche un altro ortonese Luciano Di Odoardo, classe 1945, di Ortona, dirigente Arta Pescara, ritenuto il probabile ideatore del sistema: utilizzava la propria autorevolezza per dare spessore alle promesse seguendoa con attenzione l’evolversi degli eventi e Maria Concetta Vadini, classe 1959, disoccupata di Ortona.

Denunciati in stato di libertà anche L.C.D. sessantenne dipendente della Asl, responsabile della mensa dell’Ospedale “SS. Annunziata” di Chieti che partecipava all’opera di convincimento delle vittime, garantendo il buon fine delle  trattative, e C.V., 34 anni,  che si sostituiva telefonicamente a persone reali o immaginarie.

Le ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite dai carabinieri della Compagnia di Chieti questa mattina al termine di una operazione denominata Ghost work.


SOLDI PER ASSUNZIONI 'FACILI'-  L’attività investigativa è scaturita dalla denuncia di una coppia di genitori presentata presso la stazione carabinieri di Chieti Scalo: in 2 anni, avevano consegnato alla Marino, in più soluzioni, una cifra complessiva di circa 25mila euro necessaria, a detta della donna e dei suoi complici, per remunerare personaggi di spicco dell’Ateneo che avrebbero dovuto seguire le pratiche di assunzione delle loro figlie.

Le indagini svolte dai carabinieri hanno però permesso di individuare altre 15 vittime dell’astuto raggiro che, secondo quanto emerso sino ad ora, avrebbe fruttato ai malviventi un guadagno superiore agli 80mila euro. Il sistema ideato per architettare la truffa si basava, fondamentalmente, sul rapporto di fiducia già esistente tra le vittime e gli arrestati: quest’ultimi, facendo leva sullo stato di bisogno dei malcapitati, promettevano dei posti di lavoro per loro o per i congiunti, principalmente presso l’Università d'Annunziio. Oltre a produrre atti, contrassegni e valori contraffatti riportanti loghi, nominativi e firme dell’ateneo, spesso i truffatori procuravano alle vittime anche contatti telefonici con  gli ipotetici “personaggi di spicco” che,  in realtà, altro non erano che loro complici.

Nel corso delle indagini sono stati rinvenuti e sequestrati falsi contratti di lavoro, tesserini contraffatti dell’università, falsi assegni di conto corrente riportanti l’intestazione dell’Ente. I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal dottor Paolo Di Geronimo su richiesta del sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Chieti, Giuseppe Falasca.

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