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Cronaca

Convegno forense sulla “teoria gender”: interviene l'associazione nazionale Anddos

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ChietiToday

    CHIETI - Venerdì 15 gennaio, presso la Sala Cascella della Camera di Commercio, si svolgerà un Convegno organizzato dall'Ordine Forense di Chieti sul tema “La teoria del gender: implicazioni mediche e giuridiche”, la cui partecipazione al seminario riserverà agli iscritti partecipanti due crediti formativi, come da obbligo di aggiornamento professionale. Relatori del convegno saranno le associazioni Medici Cattolici e Giuristi Cattolici. Tra gli argomenti trattati per l'area medica segnaliamo gli aspetti fisiologici della differenziazione sessuale e l'identità e differenza tra uomo e donna, mentre per la competenza strettamente giuridica si parlerà della teoria gender: famiglia e progetti legislativi, a seguire l'ideologia sul genere e l'educazione religiosa.

    Il seminario trova, però, il disappunto, dell'associazione nazionale ANDDOS, il più grande movimento LGBTI contro le Discriminazioni con oltre 170.000 associati in tutta Italia, che ha rilasciato un comunicato polemico contro le associazioni organizzatrici.

    “Sappiamo tutti dove vogliono parare le Associazioni Cattoliche quando parlano della cosiddetta Teoria del Gender – afferma il presidente nazionale Mario Marco Canale - ovvero attribuire ai movimenti LGBTI la colpa di sovvertire un preteso ordine naturale in fatto di genere maschile e femminile, come pure sappiamo tutti che non esiste una sola Associazione LGBTQ che ha codesto intento. Le Associazioni Cattoliche continuano la loro battaglia e di tanto in tanto, quando, per forza di cose, non arrivano ad un pubblico più ampio, trovano il favore di altre realtà. E’ questo il caso di Chieti e della scelta dell’Ordine degli Avvocati (COA) di accreditare ai fini della formazione professionale degli avvocati il convegno organizzato dalle Associazioni Medici Cattolici e Giuristi Cattolici. Solo il 15 dicembre, il Consiglio Nazionale Forense, l’organo sovraordinato al COA di Chieti, ha dichiarato senza riserve “l’improrogabile e indefettibile necessità di garantire la tutela della vita privata e familiare delle coppie di fatto eterosessuali e delle coppie omosessuali, nel rispetto della Costituzione e dei suoi principi democratici”, assumendo una posizione ben precisa e senza precedenti su un tema tanto vivo e caro ai movimenti LGBTQ. Ferma questa indicazione, la scelta del COA di Chieti è fortemente opinabile se si pensa che il Consiglio Nazionale Forense, con il nuovo Regolamento per la formazione continua, 16/7/2014 n. 6 in vigore dal gennaio del 2015, ha inteso garantire una più omogenea e pregnante valutazione dei criteri per l'accreditamento. In particolare l'art. 21 dispone che:" 1. L’accreditamento delle attività formative viene concesso sulla base dei criteri di seguito indicati: a) coerenza dei temi trattati con le finalità del presente regolamento e attinenza alla professione sotto profili tecnici, scientifici, culturali e interdisciplinari; (..omissis..) e) esperienze e competenze specifiche dei relatori in relazione alla natura dell’evento; (..omissis..).". Leggendo i nomi dei relatori al convegno e soprattutto i titoli degli interventi non può sfuggire che il contenuto formativo sembrerebbe privo di elementi giuridici atti a giustificare un accredito dell’Ordine degli Avvocati e di certo gli “aspetti giuridici” richiamati nel corpo della locandina non possono essere ancorati a sedicenti “teorie” o “ideologie” del gender, perché così facendo si porrebbe l’attenzione su una vexata quaestio che di formativo e quindi utile al lavoro quotidiano del professionista avvocato non ha davvero nulla se non l’intenzione di veicolare convinzioni soggettive appartenenti alle sole Associazioni Cattoliche. ANDDOS interesserà il Consiglio Nazionale Forense per comprendere su quali basi e con quali criteri formativi il COA di Chieti ha accreditato il convegno del 15 gennaio”.

    “Le discriminazioni e violenze contro le donne, le persone omosessuali , transessuali e bisessuali che in Italia a parole si combattono, trovano una profonda frattura quando entrano i gioco le modalità con cui constrastarle, in particolare quando si cerca di dare voce e diritti alle differenze – puntualizza l'avvocata Francesca Di Muzio, referente area legale Centri Antiviolenza Anddos Abruzzo-Marche - la teoria gender non esiste, semmai esistono gli studi di genere che sostengono che non vi è un legame necessario tra differenze biologico-anatomiche e comportamentali”.

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