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Cronaca

Fondi privati per l'università d'Annunzio: la proposta fa spaccare i sindacati

Mentre Cgil, Cisl, Uil, Flc Cgil, Uil scuola Rua, Cisl Federazione università dicono no alla proposta del rettore, la difendono Snals e Fgu Gilda Unams

Sindacati spaccati, all’università d’Annunzio, sulla proposta del rettore Sergio Caputi di investire fondi privati per attività di ateneo, con la partecipazione di privati entro il limite del 10%. Da un lato, infatti, Cgil, Cisl, Uil, Flc Cgil, Uil scuola Rua, Cisl Federazione università, accusano il magnifico di voler trasformare la d’Annunzio in una fondazione, ipotesi a cui sono strenuamente contrari. Dall’altro, gli Rsu Alessio Peca (Snals) e Goffredo De Carolis (Fgu Gilda Unams), difendono il rettore e smentiscono l’allarmismo, chiedendo

a tutti i dipendenti ad avere fiducia nell’operato della Rsu e delle organizzazioni sindacali e, soprattutto, nei vertici dell’ateneo, che con grande sforzo stanno cercando di migliorare il salario dei dipendenti e le condizioni lavorative degli stessi, non da ultimo, con l’approvazione del regolamento sul welfare di ateneo che rappresenta il primo intervento a favore dei dipendenti in 50 e oltre anni di storia della nostra università.

La vicenda è iniziata lunedì 25 marzo, quando Caputi, incontrando le organizzazioni sindacali e le Rsu, ha comunicato la costituzione di un tavolo di lavoro relativo al progetto di legge 133-2008, come da delibera del Senato accademico. Si tratta della norma che dà la possibilità agli atenei di trasformarsi in Fondazioni. Ma la cosa non va giù ai sindacati, che lamentano in primis di non aver ricevuto alcuna documentazione in merito e, in secondo luogo, temono

una vera e propria privatizzazione dell'ateneo, con il rischio del trasferimento dell'intero patrimonio, anche quello immobiliare, ad un soggetto privato (la Fondazione) e ciò rappresenterebbe un elemento di particolare gravità in quanto il patrimonio dell’università appartiene alla collettività che l'ha finanziata attraverso la fiscalità generale, e il patrimonio edilizio, in un momento di tagli e di difficoltà finanziarie dell'intero sistema dell'istruzione, costituisce un'importante risorsa per l’università.
Il personale inoltre diverrebbe dipendente della fondazione senza più certezze sul contratto e si potrebbe arrivare all'assurdo che personale pubblico, il cui rapporto di lavoro è regolato per legge, come i docenti universitari, a seguito di una scelta presa a maggioranza dal Senato accademico diverrebbe dipendente di una realtà di diritto privato.

È del tutto evidente poi che nell'eventualità della privatizzazione dell'ateneo si avrebbero regole meno stringenti sulla formazione e il mantenimento degli organi di governo, sulla gestione del personale, sugli appalti, ecc.

Mentre le sigle sindacali si dicono pronte alla mobilitazione, Snals e Fgu Gilda Unams difendono l’operato del rettore, puntualizzando che nell’incontro di lunedì

la parte pubblica ha reso noto che il collegio dei revisori al fine di certificare il fondo risorse decentrate che comprende l’incremento della parte variabile necessaria ai fini dell’attuazione del nuovo contratto decentrato ha richiesto all’amministrazione pareri integrativi dell’Avvocatura generale dello Stato, del Mef (Igop) ed “eventualmente” del Miur, nonostante ci fosse un parere positivo da parte dell’Avvocatura distrettuale dello Stato sull’incremento del fondo. Le organizzazioni sindacali e la RSU si sono riservati la possibilità di promuovere un’azione legale, a difesa dei propri diritti, in merito all’attuazione del nuovo contratto decentrato che permette l’erogazione di istituti, previsti dalla normativa attuale, che ad oggi non sono erogati. A tal proposito sono state richieste all’amministrazione copie dei verbali del Collegio dei Revisori e copia del parere dell’Avvocatura distrettuale dello Stato.

Quanto alla possibilità di svincolarsi i fondi che l’ateneo attrae dall’attività in conto terzi, per progetti e sperimentazioni, dalla disciplina delle norme pubbliche, ritengono che sia

un’opportunità che consente di avere maggiore flessibilità nell’attività del nostro ateneo con ripercussioni positive per la crescita dello stesso e dei lavoratori. Il rettore ha ribadito che tutti i dipendenti, Tab e docenti rimarranno assolutamente nello status di dipendente pubblico.

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