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Cronaca

Mirò, nessuna ripresa dei lavori: sarà decisivo il pronunciamento del Tar previsto per il 23 marzo

Sulla questione intervengono il Wwf, la Confesercenti, la Confcommercio, l’Aniac, la Cna e l’Upa. Dichiarazioni anche da parte dei consiglieri regionali Mauro Febbo, Lorenzo Sospiri e Sara Marcozzi

Per Mirò nessun via libera a costruire. Bisognerà attendere il pronunciamento del Tar, il 23 marzo prossimo.

Lo dichiarano, in un comunicato congiunto il Wwf, la Confesercenti, la Confcommercio, l’Aniac, la Cna e l’Upa. Il fatto che il Genio Civile abbia dichiarato la conformità dei lavori richiesti per la messa in sicurezza idralulica, non implica una concessione edilizia, in quanto l’ufficio regionale, non ha titolo per rilasciare questo tipo di permessi, essendo altre le sue funzioni.

Il permesso a costruire a suo tempo emesso dalle amministrazioni municipali di Chieti e Cepagatti rimane invalidato dalla “bocciatura” espressa dal Comitato VIA e dovrà essere revocato o annullato, come richiesto con una specifica diffida dall’avvocato Francesco Paolo Febbo a nome delle associazioni sopracitate.

Il prossimo passaggio sarà l’udienza di fronte al Tar di Pescara, prevista al momento per il 23 marzo prossimo, nella quale le associazioni ambientaliste e di categoria chiederanno la piena conferma del giudizio del Comitato VIA e quindi il definitivo stop al progetto. Prima della sentenza del Tar non saranno possibili novità di alcun tipo.

In merito alla questione ntervengono anche i consiglieri regionali Mauro Febbo e Lorenzo Sospiri

“Ci preme evidenziare alcuni passaggi, avendo noi, per primi e più degli altri, ostacolato in tutte le sedi, presentando numerose osservazioni, la proroga dell’autorizzazione a costruire richiesta al fine di realizzare il cosiddetto Mirò La messa in sicurezza, con gli opportuni interventi precedentemente prescritti al fine di contenere il rischio alluvionale ed idrico dell’area interessata, erano e sono obblighi fino a poco tempo fa inevasi da parte della proprietà.

Detti interventi – proseguono Febbo e Sospiri – erano conditio sine qua non per ottenere tutte le autorizzazioni necessarie al completamento di tutte le strutture del centro commerciale. Altresì, il Comitato VIA che ha negato la proroga proprio per i nuovi insediamenti, in considerazione del fatto che le opere di messa in sicurezza non erano neanche partite, si è espresso con parere negativo anche alla richiesta di una variante rispetto alla dimensione e alla tipologia dell’edificato proposto per il nuovo centro commerciale, come da noi auspicato in sede di presentazione delle osservazioni e dimostrato in sede di audizione. E’ logica conseguenza che i comuni di Chieti e Cepagatti non possono che considerare le richieste di concessione edilizia per Megalò 2 assolutamente scadute”. Ovviamente la proprietà ha chiaramente la facoltà di riavviare un nuovo iter procedurale autorizzativo presso gli enti preposti al fine di completare l’idea di questo terziario avanzato. Idea per la quale – concludono Febbo e Sospri - in linea generale, i sottoscritti si sono sempre opposti” 

Il movimento 5 stelle, infine, accusa di lassismo e superficialità il sindaco Umberto Di Primio e il presidente della Regione Luciano D’Alfonso.

“E’ bene ricordare – dice la consigliera regionale M5S Sara Marcozzi che è ancora pendente il ricorso al TAR promosso dalla società Sile avverso il provvedimento emanato dal Comitato VIA lo scorso Marzo. A questo si aggiunga che le opere messe in campo dalla Società SILE, a cominciare dalle palancolature, stravolgono completamente l’assetto idrogeologico dell’area. Basti pensare che in caso di precipitazioni copiose l'argine costruito per proteggere l'area in cui dovrebbe sorgere il secondo centro commerciale dallo straripamento del fiume potrebbe causare l'allagamento delle strade e delle aree al di fuori del centro commerciale. Una variazione che di fatto muta completamente la mappa del Piano Stralcio di Difesa dalle Alluvioni. Per questo chiederemo all’Autorità di Bacino di verificare se le novità a livello strutturale adottate dalla società Sile abbiano modificato l’assetto idrogeologico relativo alle mappe del PSDA e ai relativi rischi di alluvione con considerevoli rischi anche relativamente all’uscita dell’asse-attrezzato a Chieti Scalo”.
 
“Nonostante ogni anno alluvioni ed eventi atmosferici continuino a mietere vittime e danni – continua Sara Marcozzi - la politica di coloro che sono al governo della regione e amministrano il Comune di Chieti sembra disinteressarsi alla prevenzione concreta. Ricordo a chi è al governo dei diversi livelli istituzionali, che Megalò è stato inserito nel dossier elaborato da Legambiente fra i dieci edifici più pericolosi d’Italia. Si tratta di un classico esempio della scarsa attenzione che governi di centro-destra e di centro-sinistra hanno avuto verso la prevenzione del rischio idrogeologico. Il M5S al governo non avrebbe mai permesso quel tipo di insediamento su un area cosi fragile dal punto del rischio idrogeologico, ne tanto meno avrebbe mai permesso il proseguo di questo inutile e pericoloso secondo centro commerciale” 
 

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