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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Lanciano

Truffa da 10 milioni alla Honda: cinque persone rinviate a giudizio, c'è anche l'ex vice presidente Di Lorenzo

Secondo la procura, Di Lorenzo prospettava inesistenti necessità di strategie aziendali e governance, a volte da lui create, per dirigere l'esecuzione di beni e servizi, anche senza contratto, con società create che facevano capo a lui, tramite prestanome. Udienza fissata a febbraio

Secondo l'accusa, avrebbero truffato la Honda Italia Industrie spa per circa 10 milioni di euro, dall'anno 2007 al 2012. Per questo, cinque persone sono state rinviate a giudizio, mentre due posizioni sono state stralciate e c'è stata l'assoluzione per il reato più grave di associazione a delinguere finalizzata alla truffa. 

Il gup del tribunale di Lanciano Marina Valente ha rinviato a giudizio Silvio Di Lorenzo, ex vice presidente Honda Italia e direttore dello stabilimento di Atessa, i figli Matteo Romolo e Francesco, e due manager di aziende dell'indotto Honda, Pietro Rosica e Gabriele Domenico Scazzi. Tutti devono rispondere di una decina di truffe. Silvio Di Lorenzo, già presidente della Camera di commercio di Chieti, è accusato anche di rivelazione di segreto d'ufficio sui dati aziendali. La prima udienza è fissata per il 5 febbraio 2019.

Sono state stralciate per ragioni di salute le posizioni della moglie di Di Lorenzo, Giovanna Piera Maesa e di Antonio Di Francesco, che compariranno davanti al gup il 10 dicembre prossimo. Con l'assoluzione dell'associazione a delinquere, esce invece di scena dal procedimento l'imprenditore I.D.C. che rispondeva solo di questo reato. 

La Honda si costituirà parte civile, con l'intenzione di chiedere un risarcimento per i danni all'immagine per un milione di euro. Il risarcimento per la presunta truffa, pari a quasi 10 milioni di euro, viene invece avanzato nel procedimento in corso dinanzi al tribunale delle Imprese dell'Aquila, dove il caso è stato inizialmente denunciato, prima di giungere alla procura di Lanciano per il penale.

Secondo le accuse del pm Francesco Carusi, Di Lorenzo prospettava inesistenti necessità di strategie aziendali e governance, a volte da lui create, per dirigere l'esecuzione di beni e servizi, anche senza contratto, con società create che facevano capo a lui, tramite prestanome.

La Honda avrebbe subito rilevanti danni per fatture, anche gonfiate, che non dovevano essere spese, per far conseguire al gruppo ingiusti profitti aggirando le procedure. Silvio Di Lorenzo ha sempre smentito le accuse che gli muovono gli investigatori.

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