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Ortona, con l'Anpi sui luoghi della memoria a 79 anni dalla Liberazione [FOTO]

Primo percorso della memoria organizzato dalla sezione locale con associazioni e società civile: "Importante ricordare, testimoniare, trasmettere"

Si è tenuto questa mattina, a Ortona, il primo “Percorso della Memoria”, voluto dalla sezione “Dario Serafini” dell’Anpi, con l’adesione di associazioni e società civile, per riportare l’attenzione sull’importanza della memoria collettiva legata ai fatti che, 79 anni fa, fecero di Ortona una città simbolo della campagna d’Italia a causa di una battaglia feroce combattuta casa per casa e strada per strada che le valse, suo malgrado, l’appellativo di “piccola Stalingrado”.

Il percorso ha toccato luoghi importanti per la storia di quel lontano dicembre del 1943. Partendo da Santa Maria di Costantinopoli, si è giunti a Porta Caldari, per poi spostarsi nei pressi del teatro Tosti e quindi del Museo della Battaglia. Successivamente è stata raggiunta piazza San Francesco, poi piazza della Repubblica, San Tommaso, la zona del Castello Aragonese, piazza degli Eroi canadesi per concludere il percorso al Sacrario delle Vittime civili che, come ha sottolineato Natalia Marino, direttrice di Patria indipendente, nel messaggio di sostegno all’iniziativa, “è una presenza permanente in una comunità, spesso il simbolo di quella comunità, e a ognuno dei martiri va reso omaggio per confermare un inestinguibile debito di riconoscenza”.

“Durante questa passeggiata che, simbolicamente, ha unito i fili tra le generazioni – racconta l'Anpi Ortona - abbiamo sentito le voci dei militari canadesi che raccontavano del pranzo di Natale del 1943, dei civili che, nei loro diari, raccontavano i giorni precedenti alla Liberazione del 28 dicembre, la distruzione, il sangue, la fame, la miseria ma anche la speranza e la gioia di essere vivi. Siamo passati attraverso il racconto di un corrispondente di guerra canadese e di una ragazza che, sfollata, cercava di tornare a casa. Abbiamo ascoltato storie di donne e di uomini intrappolati nell’orribile esperienza della guerra anche dalla viva voce di chi, quella guerra, l’ha vissuta sulla propria pelle. Conoscere ci aiuta a non ripetere gli errori del passato, per questo è giusto continuare ad alimentare le loro voci affinchè nulla di ciò che loro hanno vissuto possa ripetersi nel presente e nel futuro. Ringraziamo tutti coloro che ci hanno sostenuto e hanno partecipato”.

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