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Bloccati a Copenaghen perché positivi al Covid, la disavventura di due giovani abruzzesi: "Nessun aiuto dalle autorità italiane

Una coppia di teramani non è riuscita a ripartire per l'Italia perché il tampone effettuato poco prima di prendere l'aereo è risultato positivo

Sarebbero dovuti rientrare a casa, a Teramo, il 9 gennaio, dopo una vacanza di cinque giorni a Copenaghen. Ma, cinque giorni dopo, sono ancora in Danimarca, a causa di un tampone risultato positivo al Covid 19 subito prima di prendere l'aereo per tornare in Italia. 

Protagonisti di una disavventura di cui non vedono la fine sono due giovani di 24 e 29 anni, che come raccontato a Il Pescara, lamentano di non aver avuto assistenza dalle autorità. "Purtroppo - dicono - stiamo avendo problemi seri con l'ambasciata perché ci hanno lasciati in balia delle autorità locali e non sappiamo cosa fare per il rimpatrio".

"Tutto ha inizio domenica 9 gennaio - racconta lui - quando andiamo a fare il tampone rapido per poter ripartire alla sera, dopo un'ora riceviamo l'esito positivo via Sms. Presi dal panico chiamiamo subito l'ambasciata italiana a Copenaghen per capire come comportarci. Ovviamente il centralino dice che questo numero non è attivo nei festivi e di contattare quello per le emergenze. Così facciamo ma non abbiamo risposta (inutile dire che abbiamo chiamato almeno 10 volte a numero, sperando che qualcuno ci rispondesse). Non sapendo cosa fare rientriamo in ostello dove alloggiavamo e raccontiamo il tutto alla hall, dove questi carini ragazzi ci tranquillizzano e ci isoliamo nella stanza".

Poi prosegue: "Al mattino seguente chiamiamo di nuovo l'ambasciata, ma nuovamente non otteniamo risposta. Con i ragazzi dell'ostello troviamo un centro test molecolare. Tempo speso a capire dove e come prenotarsi riusciamo a metterci in contatto con l'ambasciata e l'unica risposta ottenuta è stata che dovevamo seguire le autorità locali perché non di loro competenza, quindi dovevamo cavarcela da soli. Fatto il test molecolare torniamo in isolamento in camera".

Martedì 11 sorge un altro problema: "Nella notte arriva il primo risultato positivo, mentre quello della mia ragazza non è mai arrivato. Nuovamente i ragazzi dell'ostello ci aiutano con la prassi per entrare nell'hotel Covid di Copenaghen. Il problema è sorto quando l'hotel non poteva accettare la mia ragazza se non avesse avuto il referto del pcr, poiché a me avrebbero dato una stanza in hotel, mentre per lei non si sa cosa avrebbe dovuto fare. Presi nuovamente dal panico chiamiamo l'ambasciata per capire come trovare il pcr perso ma perlopiù per farci da tramite con la sanità danese per semplificare registrazioni carte varie. Risposta: non possiamo aiutarvi, non è compito nostro. L'unica cosa che fanno è lasciarci un numero telefonico che potevamo provare a sentire e ci dicono che c'è una lunga attesa. Confermiamo l'attesa oltre l'ora senza risposta da alcun operatore. In tarda mattinata ci contattano dalla sanità danese per il test rapido effettuato la domenica 9 per la positività, fortunatamente è stata una gentilissima donna danese che parla anche un poco di italiano che ci aiuta nel tutto facendo da tramite con l'hotel covid e la sanità danese per noi. Nel pomeriggio la signora ci dice che è tutto a posto e verremo trasferiti con una macchina entrambi nell'hotel positivi covid". 

Adesso i due giovani, oltre a fare un caloroso ringraziamento alla donna della sanità danese e ai ragazzi dell'ostello per la vicinanza, dovrebbero, almeno in teoria, finire la settimana di isolamento domani, sabato 15 gennaio. E oggi stanno contattando il Comune di Copenaghen senza però riuscire a capire chi debba rilasciare il certificato di guarigione. Il loro messaggio è rivolto alle autorità italiane (l'ambasciata a Copenaghen, ndr) "che ci ha lasciati per strada senza fornirci alcun supporto".

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