La professoressa Petrini nel Cts della Protezione civile: "Orgogliosa, ma umiliante essere scelta perché donna"
La direttrice della Terapia Intesiva di Chieti è entrata a far parte della Commissione tecnico-scientifica presieduta dal capo della Protezione civile Borrelli
"È umiliante essere scelta perché si è donna. Ma sono comunque orgogliosa di rappresentare il genere femminile nel Comitato tecnico scientifico della Protezione civile". È il primo commento di Flavia Petrini dopo la notizia dell'ingresso nel Comitato tecnico-scientifico per la Fase-2 dell'emergenza Coronavirus.
La docente ordinaria all'università D'Annunzio, direttrice dell'Unità complessa di Anestesia, rianimazione e terapia intensiva dell'ospedale di Chieti e presidente della Società italiana di anestesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti) è entrata a far parte della Commissione presieduta dal capo della Protezione civile Angelo Borrelli.
"Ho avuto l'onore - spiega all'Adnkronos Salute - di ricevere la comunicazione dallo stesso Borrelli al quale ho detto che mi faceva piacere che ci si fosse accorti che mancavano figure femminile. E ho detto, ironicamente, che era un po' umiliante essere considerata per i propri geni. A parte tutto, però, ho un ottimo rapporto con l'anestesista rianimatore che è già nel Comitato, il professor Massimo Antonelli, mi aggiungo a lui e mi impegno a dare il mio contributo".
In fase 2, secondo Petrini, il lavoro più intenso per i medici, anestesisti e rianimatori sarà ancora più intenso. "Si dovranno garantire tutti gli interventi ordinari che nell'emergenza sono stati sospesi, e si dovranno riorganizzare e separare gli spazi in ospedale per garantire sicurezza in questa fase di 'convivenza' con il virus, che è ancora presente e pericoloso. Credo che questa fase sia la più difficile. Si tratterà - aggiunge l'esperta - di fare tesoro di quello che abbiamo imparato".
Al SS. Annunziata, spiega ancora, sono stati mantenuti aperti i posti letto di terapia intensiva. "Abbiamo cominciato a rimettere anestesisti nelle sale operatorie, gli infermieri prestati alle terapie intensive tornano in sala, i chirurghi che erano stati prestati ai reparti di degenza non intensiva Covid tornano a fare il loro lavoro. Ma i percorsi li stiamo riscrivendo adesso, con il ministero, con i tavoli tecnici" conclude.
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