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A Roccamontepiano la festa di San Rocco tra storia, fede e tradizione

Il 16 agosto il paese ai piedi della Majella accoglie migliaia di persone per una delle ricorrenze più sentite in Abruzzo

"Basta andare su un qualsiasi motore di ricerca di internet ed inserire la parola San Rocco per far apparire, sui luoghi mappali d'Italia, la fazione principale e cuore di Roccamontepiano".

A raccontare l'importanza che riveste San Rocco per Roccamontepiano è l'ex sindaco Adamo Carulli.

Questo il racconto che si intreccia tra fede, storia e tradizione:

"Un paese interamente ricostruito, dopo una terribile frana avvenuta nel 1765, attorno alla chiesa di San Rocco che inspiegabilmente si salvó mentre tutto intorno fu trascinato a valle ed i macigni, rotolati dalle rupi del Montepiano crollarono sui resti delle abitazioni che si erano spostati ad oltre cinquecentoeyri di distanza.

Massi ancora presenti ed evidenti nel centro urbano che si fermarono a ridosso e tutto intorno al santuario.
Attorno a questa chiesa, presente sin dal XVII secolo ed il cui culto é attestato da documenti storici dal 1575, i roccolani hanno riedificato il paese con caratteristiche urbane molto dissimili da quelle dei paesi limitrofi.

Il paese giardino di Roccamontepiano é diffuso e il nuovo abitato vette principalmente lungo Via Roma, arteria della Strada Statale 539 che collega l'antica Tiburtina Valeria alla Maiella e la direttrice pedemontana che conduce a Guardiagrele, sulla dorsale tratturale nord-sud. Ai dati storici si é aggiunta una antica leggenda la cui devozione popolare vuole, presente alle pendici della nostra Maiella, il pellegrino San Rocco.

Le ipotesi più accreditate narrano dell'arrivo di pellegrini e viandanti, ospiti nel paese pedemontano presso il castello (la Rocca), della nobile famiglia degli Orsini di Roma  nel periodo di vita in cui Rocco visse e si trattenne a Roma (1367-1370).
Ma ad attestare la presenza di pellegrini, su questo territorio, oltre ai tracciati degli antichi percorsi pastorali e dei numerosi luoghi di culto tra cui i monasteri di San Pietro, Santa Croce e San Giovanni Battista che ospitavano i viandanti, abbiamo una recente scoperta (2011), quella di una tomba di un giovane pellegrino.

Le spoglie erano conservate in una sepoltura le cui pareti laterali erano costituite da laste di pietra arenaria  posizionate in verticale, con una copertura dello stesso materiale in orizzontale.
Questa specie di urna  ha salvaguardato le spoglie del pellegrino che doveva trattarsi di un ragazzino tra i 15 ed i 18 anni.
La stessa Sovrintendenza ha curato gli scavi di diverse tombe presenti in località Sant'Angelo. Esse riemersero casualmente durante alcuni lavori del terreno agricolo ove era o ubicate.

La tomba su cui, fortunatamente si è arrestata la punta dell'aratro, ha consentito di recuperare oltre che lo scheletro, una capasanta (tipica conchiglia dei pellegrini), sulla cui sommità erano presenti due forellini che servivano per tenerlo legato ad  una cordicella all'altezza della cintola.

Le tombe, in effetti, sono state rinvenute in località Sant'Angelo ove insisteva,p tra il IX° e il XIV° secolo, un castrum e una chiesa in antro (luogo sacro edificato all'ingresso di una grotta al cui interno sgorgava acqua di sorgente), intitolata  a San Michele Arcangelo.

Gli archeologi hanno datato le sepolture e i resti del giovane pellegrino nel periodo che va tra il XIV°e XV° secolo.
Da valutare anche l'ipotesi che, essendo la città di Ortona dal 1258 custode delle ossa di San Tommaso Apostolo, vi furono flussi di pellegrini diretti da Roma verso la tomba del "santo incredulo", sul versante Adriatico dopo aver percorso la direttrice della Tiburtina.

Il passaggio di San Rocco qui, resta pur sempre un affascinante leggenda ma ciò che colpisce in maniera inequivocabile è  il profondo culto e la fervente devozione,  soprattutto qui a Roccamontepiano e nel circondario.
Tutto sottolinea, ancora una volta, la richiesta atavica dell'intercessione divina per invocare la fine di ogni peste e pandemia.
Non vi è paese o borgo, in tutta Italia, ove non vi sia un simbolo tangibile, statua, quadro o chiesa che porta il nome di questo ragazzo laico che si fece povero e pellegrino.

Egli, nella sua breve vita si mise a disposizione degli altri come volontario, dedito alla cura dei malati di peste.
La sua vita, nonostante sia avvolta in gran parte nel mistero, ha suscitato nei secoli trascorsi ammirazione e profonda devozioni aspetto che resiste proprio in questo paese ai piedi della Maiella madre. Il contesto storico e sociale in cui si muove Rocco è noto poiché ci troviamo nella seconda metà del 1300, quando San Francesco d'Assisi aveva già animato il mondo cristiano ner ricercare una Chiesa più spirituale e vicina ai più deboli.

Nato in Francia, a Montpellier nel XIV secolo, rimase orfano di entrambi e genitori in giovanissima età.
La tradizionale leggenda popolare lo vuole in paese, eremita presso la grotta che porta il suo nome.
La trasposizione dell'accadimento di Sarmato si è rafforzata di gran lunga qui in seguito alla distruzione del paese e dalla  chiesa extramoenia sopravvissuta al cataclisma, come già detto.
Elevata così dalla devozione popolare, la diruta chiesa divenne ben presto un santuario molto visitato e venerato e a poco meno ci un centinaio di metri una grotta da cui sgorga acqua freschissima vis e ritenuto il luogo in cui San Rocco si rifugió.
Roccamontepiano è così diventato il centro più importante del culto a San Rocco e qui, nei giorni di ferragosto soprattutto dal 14 aI  16 agosto di ogni anno, accorrono migliaia di pellegrini e visitarori.

L'attuale santuario  è stato costruito negli anni 50' del secolo scorso, in parte realizzato con la pietra locale  a pianta basilicale a tre navate. La statua è del XVII secolo di autore ignoto m è certo che nello periodoesisteva oltre che la chiesetta  uno stendardo di San Rocco. In tutto il 1800 numerosi i pellegrinaggi a Roccamontepiano e agli inizi del secolo scorso nacque la tradizione ed usanza di acquistale il tipico boccale cdi San Rocco al termine delle tante funzioni religiose in chiesa.
Quella della "brocche o vecale de Sande Rocche" è una usanza molto diffusa qui in cui al tipico oggetto smaltato è dipinta l'effige del santo e l'anno della visita al paese.

L’occasione del culto acquista tutti i caratteri delle festa di ringraziamento alla fine dei grandi lavori agrari. In passato essa era anche il raduno di interi nuclei familiari e  parentele allargate che trasccorrevano la giornata nello spiazzo dinanzi alla chiesa, o nei prati circostanti, allestendo epici pranzi sull’erba in cui non mancanvano mai la porchetta arrostita, venduta in banchi appositamente predisposti, abbondanti bevute dell’ottimo vino prodotto nella zona e il consumo di un cocomero, magari tenuto  in fresco proprio nella fontana miracolosa a ridosso della grotta.

La festa si è evoluta con spettacoli musicali e pirotecnici, luna park e tante altre cose ma resta, nonostante la modernità, una delle più grandi manifestazioni devozionali con li svolgimento della tipica fiera. Ancora oggi molto molti fedeli giungono in questo luogo a piedi dai paesi limitrofi, per assistere alle numerose messe  e per bagnarsi nell’acqua della fonte chiedendo la guarigione dai malanni o pregando per prevenirli".

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