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“Mio padre chiamato per il vaccino un mese dopo il decesso”

Lo sfogo della figlia di Franco Cuccurullo, paziente fragile deceduto all’ospedale di Chieti con il Covid-19 lo scorso 12 marzo. Una convocazione arrivata troppo tardi

 “L’altro ieri mio padre è stato chiamato per fare il vaccino destinato ai soggetti fragili. Grazie della tempestività...ormai non serve più”.

Si provano dolore, rabbia, indignazione e impotenza davanti a messaggi del genere. A scriverlo è Chiara, figlia di Franco Cuccurullo, ex rettore dell'università d’Annunzio, scomparso un mese fa proprio per le complicanze legate al Covid-19, dopo lunghi giorni in terapia intensiva all’ospedale di Chieti. 

Non è tanto il nome a fare notizia, ma il fatto che potrebbe succedere a chiunque di ammalarsi e avere delle complicazioni in attesa della ‘chiamata’.  

Un invito inaccettabile quello arrivato troppo tardi alla famiglia Cuccurullo, che ha il sapore della beffa e che la signora Chiara ha voluto condividere con un post sui Facebook per raggiungere quante più persone possibile. Un cuore spezzato per far capire che non c’è affatto tempo da perdere.

E purtroppo sono tanti, come il signor Cuccurullo, deceduto all’età di 77 anni, i pazienti fragili o anziani che aspettano di potersi vaccinare contro il Covid-19, nonostante l’adesione data tempestivamente sulla piattaforma regionale. C'è chi aspetta da gennaio.

Secondo gli ultimi dati del governo, aggiornati a ieri, in Abruzzo sono state somministrate il 79,4% delle dosi disponibili, ovvero 282.255 su 355.340. La regione è sotto la media nazionale di somministrazione di vaccini dell'1,4% e si trova al tredicesimo posto. 
 

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