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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Si è spento Camillo Coccione, il poeta di Poggiofiorito

Figlio d'arte, autore di tante poesie in dialetto frentano, nel 2008 aveva pubblicato 'La storia di Poggiofiorito'

Si è spento ieri, 29 aprile 2022, il poeta e scrittore Camillo Coccione di Poggiofiorito. Era nato a Roma ne 1940 ma viveva a Poggiofiorito da sempre, dove dal 1982 anche il coro folk "Tommaso Coccione", intitolato a suo padre, uno dei migliori fisarmonicisti di inizio ‘900.

Camillo Coccione aveva 82 anni e nel corso della sua vita ha scritto diversi libri di poesie in dialetto ed era anche compositore musicale.

"La sua scomparsa lascia un vuoto in tutta la comunità culturale abruzzese" commenta il critico letterario, Massimo Pasqualone.

Dopo il diploma di Aspirante al Comando delle navi della Marina mercantile italiana e durante il suo periodo di imbarco, in qualità di Allievo Ufficiale, Coccione inizia a scrivere poesie e una serie di racconti dedicati al mare, uno dei quali, Sono un marinaio, nel novembre del 1967 si aggiudica il Premio al Concorso Nazionale “Il Navigante” di Portofino.

Ben presto, abbandona la produzione in lingua per dedicarsi esclusivamente a quella in vernacolo, pubblicando diversi volumi tra cui ricordiamo: Vulije di cante (1988), con prefazione di Giuseppe Antonio Mariani di Chieti, Scenne ‘m bacce a ssole (1998), con prefazione di Nicola Fiorentino e presentazione di Achille Serrao di Roma, Valle Cicchitte (2004), Na sciarpe di stelle (2012), sempre con la prefazione di Nicola Fiorentino. Le sue poesie vengono pubblicate su riviste nazionali specializzate, su Antologie e testi di critica letteraria. Nel 2008 pubblica La storia di Poggiofiorito e la raccolta di racconti sulla vita e sul mare Sono un marinaio. Seguono tanti altri libri.

 Di lui, scrive Giuseppe Antonio Mariani: “Camillo Coccione s’inserisce di forza nel circuito della poesia in vernacolo: con le carte in regola e con un asso vincente sul dilettantismo melenso, ripetitivo di moduli insinceri... e induce e comanda una poetica nuova, perché congrua alla moderna sensibilità, e una poetica antica, perché posta in ascolto del canto che fu”. 

 

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