Chieti in copertina alla rassegna "Tota Italia" di Pechino con la statuetta bronzea dell'Ercole Curino
Da Chieti con amore. Potrebbe essere il testo romantico di una cartolina. Ma, in realtà, è qualcosa di più articolato e prestigioso. Che contiene, oltre ad un messaggio identitario ‘firmato’ da Federica Zalabra, responsabile della DRM -Direzione Regionale dei Musei- con sede nel capoluogo teatino, la consacrazione di una visibilità d’eccellenza. Già nota a studiosi ed addetti ai lavori e dal 9 luglio scorso estesa oltre i confini europei. Per arrivare addirittura in Cina. L’Ercole Curino, la statuetta in bronzo di appena 39 centimetri rinvenuta a Sulmona nel 1959, e musealizzata nel ‘Manda’ di Villa Frigerj, è sbarcata, o meglio “atterrata”, al National Museum of China di Pechino.
Per rivestire l’ambizioso ruolo di immagine ufficiale della rassegna “Tota Italia” [‘Alle origini di una Nazione’, IV sec. a.C. – I sec. d.C., visitabile fino al 9 ottobre p.v.], letteralmente emigrata nella maggioranza dei suoi “pezzi” migliori dalle Scuderie del Quirinale, dove era stata allestita nel maggio 2021. Le immagini del corredo funerario dei Guerrieri del castrum dauno-romano di Forentum [l’attuale Lavello, Potenza] e quelle della Triade Capitolina proveniente da Guidonia Montecelio [Roma], sono tra quelle che hanno fatto il giro del mondo. Per non parlare dei riflessi fotografici del Lupercale rappresentato nell’altare di Ostia o del ritratto di Augusto da Ancona; ed ancora delle tavole bronzee iscritte in greco e latino da Heraclea [o Herakleia, scoperte nel 1732 sul greto del fiume Cavone, Montalbano Jonico, Matera] e della copia fedele del “Pugile a Riposo” del Museo nazionale romano, appositamente realizzata in omaggio all’anno della Cultura Italia-Cina 2022. E fra questi tesori [500 opere provenienti da 18 musei ed istituzioni italiane] c’è proprio lui, l’Ercole Curino by Chieti -Abruzzo, Italia, Villa Frigerj Museum-, scoperto unitamente ad un esemplare in marmo [Ercole Cubans] nel Santuario di Sulmona dedicato ad Ercole, capace con la sua Storia millenaria [riproduzione del III sec. a.C. di un’opera di Lisippo, IV secolo avanti], di divenire l’effigie ufficiale della mostra.
Particolare forse a molti sfuggito ma dall’immenso valore promozionale per il museo teatino. “Rispetto all’edizione italiana di Tota Italia”, dice la dottoressa Federica Zalabra, “la mostra di Pechino è stata rielaborata e rimodulata in forza di un memorandum firmato dal Direttore Generale del Ministero della Cultura Massimo Osanna, di recente in visita proprio qui a Chieti, e dal Direttore del Museo Nazionale Romano Stèphane Verger, con l’imprimatur dell’Ambasciata d’Italia a Pechino, alcuni pezzi sono tornati nelle loro sedi anche per ragioni di tutela, penso al ‘Letto di Fossa’, inviato per un necessario maquillage all’Istituto Centrale di Restauro, ed alla statua femminile in terracotta di Angizia”. “Ma molte opere”, aggiunge Zalabra, “sono state confermate, come per l’appunto l’Ercole Curino che a Pechino è diventata l’immagine di copertina della mostra; mentre altre ancora quali ad esempio il Rilievo del Corteo Funebre da Amiternum, proveniente dal Munda de L’Aquila ed il ‘Letto di Amiterno’, che fa sempre parte dei reperti musealizzati a Villa Frigerj, rappresentano le new-entry anch’esse volate in Cina”. Insomma, un successo per la nostra regione e per l’Italia intera! “Pensate un po'”, continua la dirigente, “che l’Italia è l’unico Paese al quale è riservato un padiglione permanente al Museo Nazionale della Cina”. Federica Zalabra è partita col piede giusto nell’oneroso incarico di Direttrice della DRM d’Abruzzo. Nel suo ufficio di Villa Frigerj [una sistemazione di fortuna in attesa di una più idonea allocazione della Direzione museale o a Palazzo Massangioli, come proposto dal Comune, od anche nel polo della nascente Cittadella della Cultura nel sito dell’ex Ospedale Militare, già convento Sant’Andrea degli Zoccolanti alla Villa Comunale, come proposto direttamente dal Prefetto di Chieti, Armando Forgione, ndc] la troviamo impegnata in una riunione programmatica con i suoi diretti collaboratori. “Certo”, conferma la dirigente, “i ritmi sono alti ma l’orgoglio per tutti noi di poter restituire visibilità, più che quella qualità sempre esistita ed apprezzata, alle nostre istituzioni ci spinge a lavorare per una migliore comunicazione del prodotto museale”. La dottoressa Zalabra, che è in attesa di conoscere gli esiti dell’ultimo concorso ministeriale per la dotazione di 21 risorse da spalmare sì su tutti i musei abruzzesi ma con riguardo soprattutto alla emergenza pensionamenti che ha investito le strutture museali di Villa Frigerj e La Civitella, è riuscita comunque a normalizzare, per quanto possibile, le aperture teatine [venerdì, sabato e domenica; mercoledì solo la mattina] dopo le chiusure indiscriminate al centro di numerose polemiche. E confida nell’attenzione promessa dal Ministro Dario Franceschini a tutte le espressioni abruzzesi del “fare Cultura”, da quelle dei prestigiosi musei di recente apertura, a L’Aquila e Pescara, ai consolidati musei archeologici di Chieti che da sempre hanno rappresentato la vocazione narrativa di un intero territorio. “I musei sono istituzioni vive, vanno seguite, curate, bisogna avvertirne il battito e mantenerne l’appeal, ecco, per fare un esempio, in occasione della mostra ‘Tota Italia’, a fronte dei prestiti verso altre sedi, abbiamo ottenuto dal Museo Nazionale Romano l’arrivo al Munda de L’Aquila di due teste in marmo, la prima di Druso Minore, l’altra di Tiberio; ed a Villa Frigerj in Chieti di due altari-cinerari in marmo rispettivamente con teste di ariete dalla Via Imperiale [I metà del I sec. d.C.] e quello di P. Ciartius Prepons dalla Via Ostiense [II metà del I sec. d.C.]”. Federica Zalabra, oltre alle questioni degli adeguati locali per la DRM [e qui bisogna far presto nel supportare le esigenze della prestigiosa sede di stanza a Chieti per evitare il rischio che da qualche altra parte possa offrirsi una diversa sistemazione ‘disinteressata’…, ndc] e del personale di rinforzo agli organici alquanto carenti dei musei cittadini, è impegnata anche sul fronte delle nomine dei direttori nelle strutture che il DM 380 ha posto nelle dirette cure dei Poli museali. Due i casi da risolvere con sollecitudine: quello della direzione del parco archeologico di Amiternum e quello della direzione del museo di Villa Frigerj. Direzione quest’ultima temporaneamente avocata a sé dalla stessa Zalabra per rinunzia al rinnovo dell’incarico da parte della dottoressa Valentina Belfiore. Ma le sfide della dirigente, già “funzionario Storico dell’Arte presso l’Istituto Centrale di Restauro e collaboratrice della Direzione Generale di Musei del MIC, direttrice di Palazzo Altieri, Villa Giustiniani e del Polo museale del Lazio”, così si legge nel suo nutrito CV, sono davvero tante. Innamorata del Rinascimento ed in ogni caso “a completa disposizione pur non essendo io archeologa dell’archeologia e delle sue occorrenze”, Federica Zalabra, dopo il fondamentale contributo offerto alla rassegna ‘Tota Italia’, anche nell’appendice in Cina, Paese del quale è profonda conoscitrice in ragione delle sue ripetute missioni culturali a Pechino, tiene aperto il cassetto del suo sogno in itinere. Un sogno targato Chieti. E se volete Napoli. Infatti, dal Museo Nazionale di Napoli, nell’ambito del progetto “100 opere tornano a casa”, annunziato in anteprima proprio dalla dottoressa Zalabra nell’incontro “Teate nel Cuore di Chieti”, tenutosi per i tipi di ‘Sistema Cultura’ il 31 maggio u.s. presso l’ex chiesa di Santa Maria del Tricalle, potrebbe tornare presto al Villa Frigerj di Chieti il prezioso mosaico “Teseo ed il Minotauro” [I metà del I sec. a.C.]. Sul Mito del Minotauro vedasi “La Leggenda del Minotauro” di Daniele Neader Mancini, 2019, che ha curato nel novembre 2020, la scheda del reperto nell’ambito di un master sulla conservazione dei beni archeologici. Nella qualificata bibliografia, testimonianze di Allegranza, Camarra, Nicolino, Zecca, Ravizza e, arrivando ai nostri giorni, di Valerio Cianfarani, Andrea Salcuni, Emanuela Fabbricotti, Adriano La Regina, Gabriele Obletter, Maria Teresa Piccioli, Arturo De Martiis, Ciro Robotti, Adele Campanelli. Rinvenuto nel 1640 nei pressi di Via Teatro Vecchio San Ferdinando e nel 1700 trasferito a Napoli, dove è attualmente esposto, il mosaico “Teseo ed il Minotauro”, émblema policromo in vermiculatum, raffigura il combattimento fra Teseo ed il Minotauro in presenza dei giovani ateniesi.
“Aspettiamo l’ok del Ministero che peraltro ha investito molto in questo progetto al fine di promuovere i musei per così dire periferici e meno frequentati”, dice la dottoressa Zalabra, “siamo fiduciosi avendo già ottenuto il benestare di Caterina Bon, consigliere del ministro Franceschini, si tratterebbe di una iniziativa in linea proprio con quel discorso di visibilità, e dunque di pari dignità, che unisce l’intero sistema museale italiano e, nello specifico, riconoscerebbe a Villa Frigerj il diritto ed il vanto di poter ospitare una testimonianza di inestimabile valore anche nella valenza identitaria, oltre che scientifica, del reperto”. Poi, prima di congedarci, una domanda buttata lì, espressione di qualche piccolo ‘rumors’ raccolto in città: “Dottoressa, il Guerriero di Capestrano non uscirà da Chieti, vero, né per prestiti, né per altre ragioni …”.
“Ci mancherebbe”, sorride Federica Zalabra, “le politiche di scambi culturali e di ritorno nei luoghi di origine, purché ovviamente musealizzati, di alcuni reperti sono una cosa; le situazioni riguardanti collezioni o simboli come il Guerriero di Capestrano ampiamente cristallizzati in contesti di sicurezza, tutela ed appartenenza sono un’altra cosa, l’iniziativa ministeriale delle ‘ 100 opere tornano a casa ’, riguarda per lo più casi specifici ed opere costrette nei depositi o soggette a rotazioni espositive ed anche per i prestiti a rassegne nazionali ed estere si osservano precisi criteri di fattibilità, spesso, infatti, a muoversi sono copie perfettamente identiche agli originali dati i rischi del trasporto che investono ad esempio sculture di particolari dimensioni o taluni reperti classificati ‘fragili’, ecco, penso che il Guerriero di Capestrano sia, per vari motivi, una di quelle meraviglie rientranti nella categoria delle opere inamovibili”. E resterà a Chieti. Sic et simpliciter!