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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

La Cna sulle concessioni balneari: "Subito la mappatura delle nostre spiagge"

Prima uscita sul territorio dopo il pronunciamento della Corte europea sull’applicazione della direttiva Bolkestein sulle concessioni demaniali marittime. Il responsabile nazionale Tomei spiega la linea dei concessionari degli stabilimenti

Chiede subito alla politica una mappatura delle spiagge la Cna Balneari Nazionali nella sua prima uscita sul territorio, ieri in uno stabilimento balneare di Pescara, dopo il pronunciamento della Corte europea sull’applicazione della direttiva Bolkestein sulle concessioni demaniali marittime.

La mappatura servirà a verificare prima, e certificare poi, il grado di disponibilità della risorsa-spiaggia in Italia e garantire così nuove iniziative imprenditoriali secondo il responsabile nazionale Cristiano Tomei che ha spiegato la linea dei concessionari degli stabilimenti.

"La mappatura, che chiediamo avvenga entro l'estate, diventa l'elemento discriminante per proseguire la battaglia che ci siamo intestati da quindici anni e su cui non arretriamo di un centimetro: perché, dopo aver delineato con esattezza quanta parte del sistema costiero nazionale può ancora essere utilizzata per nuove iniziative imprenditoriali, occorrerà che attraverso la certificazione di Regioni e Comuni e la concertazione con le associazioni d'impresa, lo Stato vada al confronto con l'Europa sapendo che stiamo parlando di una risorsa tutt'altro che "scarsa", come si dice in gergo. Ci sono infatti ampie aree marine, ma anche su laghi e fiumi, che possono essere oggetto di nuove concessioni: e dai dati in nostro possesso sappiamo che con situazioni pur molto variegate da regione a regione esiste spazio per nuove iniziative di chi voglia fare impresa".   

Secondo Cna Balneari, chi rischia davvero di subire un danno da questo quadro di incertezza e di rimetterci è l'intero sistema Paese: "Molti titolari di stabilimenti in giro per l'Italia - ha detto ancora Tomei - hanno smesso di investire, impoverendo l'offerta turistica complessiva italiana che così subisce un danno. Cosa ancor più grave perché ci si trova alle prese con concorrenti, come Spagna e Francia, sempre più agguerriti. E questo non va bene: ragion per cui le imprese devono avere certezze. Quando si parla di stabilimenti, voglio ricordare che si parla anche di servizi offerti alla collettività intera, come le attività di salvamento o la pulizia degli arenili".    

Poi la parola è andata alle storie dei protagonsiti dell'offerta balneare negli ultimi decenni, come quella di Luigi Di Marco: "Ho sessantasei anni - ha raccontato - presto andrò in pensione: qui dentro lavoro da quarant'anni,  questo è il lavoro dei miei figli. Strano che in un Paese che ha salvato carrozzoni fallimentari con massicci investimenti di danaro pubblico, adesso il problema siamo diventati noi".  

"Cosa vuol dire lavorare in uno stabilimento come ho fatto io da quando avevo ventotto anni? Vuol dire anche portare su una gamba il segno di ventidue punti di sutura rimediati tanti anni fa su uno scoglio in una operazione di salvataggio con il mare a forza 5" ha spiegato Claudio Mille, portavoce abruzzese di Cna Balneari.

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