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"I dipendenti con un familiare in attesa di tampone devono andare al lavoro": la denuncia dell'Usb

Secondo quanto ricostruito dai sindacalisti, il comitato Covid della Sevel avrebbe dato queste disposizioni, comunicandole in maniera informale

"I dipendenti Sevel che abbiano un familiare convivente in attesa dell'esito del tampone, devono comunque andare al lavoro". La denuncia arriva da Fabio Cocco e Romeo Pasquarelli di Usb Lavoro Privato Abruzzo, che riferiscono come si questa l'indicazione informale ricevuta dal comitato Covid aziendale. 

"Così facendo - lamentano - nel caso di positività del familiare convivente, si crea il rischio di portare il virus nel luogo di lavoro, in barba al buon senso e alla prevenzione". 

Ma alle critiche sulla gestione della pandemia, si aggiungono quelle per le comunicazioni del comitato "che si riunisce periodicamente in Sevel, quale strumento che prevede la partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori, seppur abusivi poiché in carica ormai da 5 anni - puntualizzano - quando la legge prevede che siano rinnovati ogni 3 anni, dovrebbe servire a definire misure di prevenzione per evitare la diffusione del contagio da Covid19".

Il comitato non pubblica comunicati ufficiali sulle decisioni prese nelle riunioni, che comunque vengono diffuse tra i lavoratori tramite messaggi Whatsapp. 

Per Usb, l'ultima decisione è "gravissima", perché, "unitamente agli ultimi allentamenti delle misure di prevenzione, con i contagi in forte aumento in tutta la regione ed in tutto il Paese, rischia di contribuire ad aumentare l’espansione esponenziale del virus dentro e fuori lo stabilimento Fca della Val di Sangro. Crediamo - puntano il dito - che la responsabilità di questi peggioramenti appartiene anche ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rls), che hanno dimostrato di accettare senza remore tutte le decisioni aziendali, senza un minimo di opposizione e di proposte per migliorare e rivedere le misure attuate: taglio dei 5 min. per la sanificazione delle postazioni di lavoro, pause con il cambista in alcune unità, aumento dei carichi e ritmi di lavoro ai livelli pre-covid"

Per questo, il sindacato chiede di rivedere quella che definisce una "illogica procedura, facendosi carico di questa situazione, istituendo un fondo aziendale atto a integrare i salari con permessi interamente retribuiti per quei lavoratori che si trovano ad avere un familiare convivente in attesa di esito di tampone con disposizione di quarantena. Riteniamo che tenere a casa i lavoratori fino all’esito di tampone del congiunto sia l’unico modo per interrompere la catena del contagio e per scongiurare la nascita di nuovi focolai in azienda, e non solo. Naturalmente chiediamo anche il ripristino delle procedure recentemente modificate dei tempi di sanificazione e dei cambi a scorrimento".

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