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Economia

Crisi senza soluzione di continuità nell'artigianato, la Cna: "Dalla Regione silenzio"

Dati drammatici nel 2017. Seicento unità in meno rispetto al 2016, 5mila micro imprese perse dal 2012

A far da parziale contraltare alla crisi dei piccoli, che si conferma in tutta la sua portata, fino ad assumere carattere strutturale, ci pensa l'andamento dell'impresa “in generale”: la variazione fatta registrare a dicembre dell'anno passato è di segno positivo:+563 unità, frutto della differenza tra le 8.144 nuove iscrizioni e le 7.581 cancellazioni. 

“E’ da sei anni che il nostro settore subisce una caduta – ha osservato Saraceni – facendo perdere all’Abruzzo un grande patrimonio di esperienze e conoscenze imprenditoriali, che si traduce in un dramma sociale per famiglie costrette a reinventarsi un futuro. Non cerchiamo colpevoli per questo stato di cose, ma è anche vero che la Regione si mostra sorda alle nostre ragionevoli richieste, fatte di misure che avrebbero potuto dare sostegno al settore”.

“Dal 2009 – gli ha fatto eco Di Costanzo – la legge regionale 23, ovvero la legge quadro sull’artigianato, è rimasta del tutto inapplicata, senza alcuna previsione di stanziamento nel bilancio dell’ente. Insieme alle altre associazioni di categoria, a dicembre, in sede di approvazione dello strumento finanziario della Regione, avevamo proposto un pacchetto di misure - tra le altre, il sostegno allo start-up, all’artigianato artistico e di qualità, la riassicurazione di alcuni strumenti finanziari, la trasmissione d’impresa  - che con 7 milioni di risorse avrebbe avuto un impatto determinante su circa 3mila imprese, generando qualcosa come 5/700 posti di lavoro. Ma non abbiamo avuto risposta”.

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