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Diario di un soldato: la famiglia Hobbs non dimentica il coraggio e la bontà dei roccolani

Scampato ai nazisti assieme ad altri prigioneri inglesi, oggi il figlio torna a ringraziare gli abitanti di contrada Reginaldo dove lunedì primo maggio è stata ricollocata la targa commemorativa che ricorda le vicende accadute ottant'anni fa

Ottant’anni fa i roccolani gli salvarono la vita durante l'occupazione nazista, oggi la famiglia del militare britannico Daniel (Jack) Hobbs continua a ricordare quel grande atto di generosità compiutosi in contrada Reginaldo a Roccamontepiano.

Lunedì scorso la famiglia Hobbs ha seguito online la cerimonia di ricollocazione della targa commemorativa che ricorda le vicende accadute nel 1943  in provincia di Chieti. La targa in bronzo era stata fatta erigere e posizionare dieci anni fa dagli Hobbs in ricordo del padre Daniel e come ringraziamento agli abitanti di contrada Reginaldo che salvarono la vita a lui e agli altri soldati inglesi in fuga dopo lo sbandamento dell'8 settembre 1943.

Il 'soldato Jack' aveva con sé un diario, tornato alla luce soltanto nel 1997: da quei documenti e nella ricostruzione ufficiale ottenuta anche grazie alle informazioni fornite dalla Croce Rossa internazionale, il 30 agosto 2007 il figlio Robert con la sua famiglia è riuscito a dare un volto e sentire di persona i ricordi dei testimoni roccolani che conobbero il papà.

"Qui in Abruzzo ho avuto la possibilità di incontrare gli stessi roccolani che a proprio rischio e pericolo lo accolsero nascondendolo dalle retate dei militari tedeschi durante la prima convulsa fase dell'occupazione militare dell'Italia da parte di nazisti" racconta oggi Robert Hobbs.

Dopo la caduta del regime fascista e la fuga del re Vittorio Emanuele III i prigionieri inglesi, presenti in Italia, furono rilasciati sul territorio e i nazisti durante l'invasione iniziarono da subito a dar loro la caccia. E tra settembre e ottobre del 1943 Daniel Hobbs fu accolto e aiutato da Luigi Orlandi e dalla sua famiglia nel borgo di Reginaldo. Orlandi, come ricordano in paese, sapeva parlare inglese, essendo stato emigrante negli Stati Uniti per lunghi anni e diede ospitalità e protezione ai giovani militari britannici assieme ad altri residenti del posto. 

Nel 2007 il figlio del soldato Hobbs fece visita alla famiglia di Luigi Orlandi, incontrando il figlio Carlo il quale gli disse di ricordare benissimo quei giorni, pur avendo solo dieci anni all'epoca.

La fuga dei soldati inglesi e l'accoglienza di Roccamontepiano

La marcia del ‘soldato Jack’ cominciò da Ascoli Piceno poi Teramo, Campli e Rosciano. Da qui, attraversato il fiume Pescara nelle acque, per evitare di essere notato sui ponti già presidiati dai primi tedeschi si rifugió sulle colline tra Casalincontrada e il 29 settembre 1943 arrivò a Reginaldo. Jack e gli altri soldati britannici vennero nascosti, ospitati e protetti per due settimane in attesa e nella speranza dell'arrivo delle forze alleate. Il 13 ottobre riuscirono a varcare Orsogba e raggiungere e varcare il fiume Sangro, mentre i tedeschi davano loro la caccia. 

"La cerimonia di ricollocazione della targa ricordo ha una grandissima valenza di testimonianza storica per tutto il nostro paese e il territorio - le parole del sindaco Dario Marinelli lunedì scorso - l'iniziativa è stata del tutto spontanea e voluta da tutti voi dell'associazione l'Ara di Reginaldo, dalla famiglia di Luigi Orlandi e Annamaria poiché la targa esistente si era rovinata con il tempo. 'Se queste persone non avessero aiutato mio padre, forse non sarei qui oggi, ha detto più volte Robert Hobbs'. Ecco perché esiste una targa in questa piazza, perché esistono le persone buone che hanno fatto del bene anche quando le circostanze avrebbero portato ciascuno ad essere egoisti e indifferenti di fronte al pericolo".

L’accoglienza della comunità di Roccamontepiano che ebbe modo di aiutare, a proprio rischio e pericolo, i giovani militari inglesi in fuga, è racchiusa nel diario del soldato dove, in un passo tra il 28 settembre e il 13 ottobre 1943, dopo aver più volte raccontato della generosità e del buon cibo ricevuti, Jack scrive: "Qui ci trattano molto bene, anzi troppo. Non siamo in grado di lavare e rammendare i nostri vestiti perché appena ci avviciniamo alla fontana per farlo, le donne le prendono loro e ci riconsegnano tutto lavato e riparato".
la targa a Reginaldo

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