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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Nuovo progetto di estrazione gas a Bomba, Maria Rita D'Orsogna scrive a Marsilio: "Si schieri contro le trivelle"

La docente universitari statunitense con origini abruzzesi ricorda la fragilità di quell'area, per cui già anni fa, nell'ipotesi di costruzione di una diga, si parlò di concreto "rischio Vajont"

Lettera aperta della docente universitaria Maria Rita D'Orsogna, da sempre in prima linea nelle battaglie ambientali in Abruzzo e in particolare in provincia di Chieti, al presidente del consiglio regionale uscente Marco Marsilio. 

Il contenuto riguarda il nuovo progetto di estrazione del gas a Bomba, contro cui si stanno già mobilitando i cittadini. 

"Sono quasi 18 anni - scrive D'Orsogna - che lottiamo per salvare l’Abruzzo dai petrolieri e dagli sfruttatori stranieri. Sono stati anni durissimi, pieni di amore per la nostra terra da parte di tante persone accomunate dal desiderio di conservare l’Abruzzo bello, verde, sano, libero dalle trivelle. Se oggi esiste la Costa dei Trabocchi come la vede il resto d’Italia e d’Europa, è stato anche grazie a tutti noi  attivisti che abbiamo evitato i petrolscempi che sarebbero stati il Centro Oli, la raffineria di Bomba, le piattaforme Ombrina Mare ed Elsa".

"Anche se all’epoca non era governatore d’Abruzzo - prosegue - ora sono cinque anni che Lei guida questa regione. Ci aspettiamo non solo che sappia quello che è successo, ma anche che faccia sue le battaglie per il bene comune, facendosi portavoce, presso le sedi decisionali a Roma, delle nostre aspirazioni di rimanere una regione verde, nota per la sua bellezza e i suoi prodotti e non per lo sfruttamento di energia fossile.Mark Frascogna, uomo nel Mississippi e ceo della LNEnergy è l’ultimo arrivato dei petrolfaccendieri di mezzo mondo con l'intento di estrarre gas da Bomba, cercando di spacciare quel gas come “verde”. Bomba sorge in zona fragilissima, tanto che a suo tempo non sono riusciti nemmeno a costruire una diga di cemento per il timore che crollasse tutto come era accaduto nel Vajont". 

Un rischio, ricorda la docente con origini abruzzesi, di cui "parlava già a suo tempo l’Eni e, più recentemente, la Forest Oil. Le due, negli anni Sessanta e Duemila rispettivamente, concludevano che a Bomba, a causa del terreno instabile, le trivelle avrebbero potuto innescare eventi catastrofici, simili a quelli del Vajont. Lo ripetiamo da 18 anni: il gas e il petrolio d’Abruzzo sono scadenti e di bassa qualità, i volumi sono quantitativamente limitati e non cambieranno lo scenario energetico italiano, la zona di Bomba è soggetta a terremoti, l’idrogeno solforato puzza. Il “gas compresso verde” di Mark Frascogna necessita di infrastruttura specializzata e pericolosa per essere  raffinato e compresso e la viabilità esistente, fatta di strade strette e tortuose, non è assolutamente idonea per servire l'industria estrattiva. Nonostante le rassicurazioni di Mark Frascogna e dei suoi collaboratori, lo sappiamo tutti che pozzi, gasdotti, impianti di compressione e di raffinazione trasformeranno Bomba in una vera propria bomba ambientale".

Da qui, l'appello al presidente del consiglio regionale, che si candida a guidare nuovamente l'Abruzzo. "Lei - scrive D'Orsogna - si assume l’impegno di garantire la sicurezza, la salute e il benessere degli abruzzesi. Il potere di interloquire con i ministeri e di sensibilizzare il Governo nazionale sulla pericolosità dei progetti di Mark Frascogna è nelle sue mani. Prenda l’impegno con gli abruzzesi che farà tutto quello che è in suo potere per allontanare lo spettro delle trivelle da Bomba e dall’Abruzzo intero. Ovviamente chiediamo lo stesso impegno dalla sua controparte politica, Luciano D’Amico, dal quale ci aspettiamo ugualmente un no convinto alle trivelle in Abruzzo".

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