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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Casette dell'acqua pubblica chiuse a Lanciano, la società risponde al sindaco

Sulla querelle con il Comune di Lanciano interviene la responsabile della società Happy Water: "Abbiamo chiesto più volte di sospendere e rimodulare il contratto, in passato costretti a versare le somme all'ente anche dopo furti e pandemia che hanno compromesso gli incassi"

“Abbiamo chiesto più volte al Comune di Lanciano di sospendere e rimodulare il contratto, ma dall'ente ci è arrivato l'ultimatum a versare le somme mancanti e a disinstallare le casette dell'acqua”. È la replica che arriva dalla società Happy Water srl di Guardiagrele, in merito alla querelle con il Comune di Lanciano, dove dal 5 febbraio il servizio di erogazione dell'acqua pubblica è stato interrotto.

In una nota, ieri, il sindaco Filippo Paolini ha sostenuto come la società sia inadempiente, malgrado le sollecitazioni del Comune, e abbia ritenuto di chiudere il rapporto con l'ente. Sulla questione interviene la responsabile Donatella Capuzzi.

“Abbiamo evitato finora di divulgare notizie atte a non incidere sui rapporti tra la nostra società e l’attuale amministrazione politica e funzionari direttivi del Comune di Lanciano, ma siamo costretti a correggere le dichiarazione del sindaco Paolini che crediamo non corrette – afferma Capuzzi - Ci tengo a precisare, quale responsabile dell’azienda Happy Water, società che gestisce oltre 50 case dell’acqua in Abruzzo e Molise, che da anni non sussistono i presupposti per poter 'convertire' gli incassi delle casette in monetizzazione per l’amministrazione comunale. I suddetti presupposti si racchiudono in svariate comunicazioni avvenute per mezzo pec, protocolli visibili e pubblici, nei quali si chiedeva il 'buon senso' di non applicare la percentuale a contratto per gli incassi mancanti per la nostra società nel periodo buio dei 17 furti in un mese subiti sul territorio lancianese e documentati con ufficiali denunce e per i quali è stato preteso il versamento a prescindere dalla mancanza delle monete derubate; di sospendere la percentuale del 16,6% del periodo ancora peggiore della pandemia, per il quale abbiamo fatto richiesta di distacco del servizio; di non versare il 16,6% su incassi comprensivi di Iva; di considerare l’aumento disarmante del costo dell’energia elettrica e del Co2 sotto l’emergenza della guerra”.

“Avevamo raggiunto un accordo con il precedente dirigente, che aveva ufficiosamente sospeso le condizioni suddette, ma una volta andato in pensione è tornato tutto al punto di partenza – continua la responsabile della società - Crediamo che il servizio erogato dalle nostre casette sia un servizio rivolto alla popolazione, alla salvaguardia ambientale, alla buona educazione alla sostenibilità ma, a fronte di quanto appena elencato, l’amministrazione non ha fatto altro che non accettare una rimodulazione contrattuale per 'cause di forza maggiore' e lasciando l’intera comunità a 'secco' di un servizio apprezzato da oltre dieci anni”.

Nei primi nove anni, fino al 2021, sono stati erogati oltre 3,5 milioni di litri d'acqua, con notevole risparmio di plastica. “Come azienda – conclude Capuzzi – procederemo al distacco e andremo a versare tutto quanto richiesto 'nonostante tutto', circa 4mila euro relativi al 2019, mentre per gli anni successivi abbiamo chiesto un incontro al Comune. Ci è stato chiesto anche di smantellare le casette

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