rotate-mobile
Attualità

L'Abruzzo interno si spopola

Sono soprattutto le aree montane e interne della regione ad aver visto una maggiore contrazione degli abitanti. Più di 30 comuni hanno registrato cali superiori all'80% negli ultimi decenni

In Abruzzo c'è lo stesso numero di abitanti del 1951, ovvero 1,28 milioni di persone, tanti erano i residenti nel 202o. Si tratta di una stabilità soltanto apparente poichè sul territorio la situazione è cambiata radicalmente negli anni. Negli ultimi decenni l’Abruzzo ha visto un forte spopolamento delle sue aree interne: in 70 anni nei comuni periferici e ultraperiferici la popolazione si è ridotta di un terzo. Sono soprattutto le aree montane e interne della regione ad aver visto una maggiore contrazione degli abitanti.

A rilevarlo è un'indagine di Abruzzo Openpolis progetto di Fondazione Openpolis, Etipublica, Fondazione Hubruzzo, Gran Sasso Science Institute e StartingUp.

A livello provinciale lo spopolamento negli ultimi decenni si è concentrato nelle province di Chieti, dove i residenti nel 2020 sono il 6,2% in meno del 1951, e in quella dell’Aquila dove addirittura il calo raggiunge il 20%. Dal 1951 al 2020 la provincia di Pescara ha visto un aumento dei residenti del 30,9%, quella di Teramo del 10,7%.

Lo spopolamento comune per comune

Nei comuni periferici e ultraperiferici della regione la popolazione è diminuita del 31,4% dal 1951. Un calo ben superiore a quanto registrato a livello nazionale per i territori con le stesse caratteristiche (-20% nello stesso periodo). 

Appartengono alle aree interne tutti i comuni dove lo spopolamento è stato più vistoso. Villa Santa Lucia, in provincia dell'Aquila, è passata da 1.251 residenti nel 1951 a 92 nel 2020, con un calo del 92,6%. Negli anni l'isolamento è stato così evidente, tanto che nel gennaio 2020 l'amministrazione comunale stanziò 25mila euro a fondo perduto per chi avesse aperto un bar, luogo che in paesi così piccoli svolge una fondamentale funzione di socialità. Poche settimane dopo l'apertura del bando, però, è scoppiata la pandemia.

Quello di Villa Santa Lucia non è l'unico caso di spopolamento nelle aree interne abruzzesi. Altri 32 comuni - tutti periferici o ultraperiferici - hanno registrato cali superiori all'80%. In provincia di Chieti Montelapiano ha registrato un calo dell'87,28% e oggi conta 77 abitanti, seguita da Colledimacine (-86,2%) che di abitanti ne a poco più di 130.

Complessivamente le aree più periferiche hanno perso nel periodo quasi 100mila abitanti dal 1951 e 2020, di cui 11mila nell'ultimo decennio.

Di fronte allo spopolamento delle aree interne, le città della costa adriatica hanno visto un'espansione importante negli ultimi decenni.

Su tutte Montesilvano (Pescara), passata dai circa 7mila abitanti del 1951 agli oltre 50mila attuali (+622,13%). Una crescita rilevabile anche nell'ultimo decennio (+5,8% dal 2011), così come per altri comuni - tutti sul mare o vicini alla costa - cresciuti di oltre il 200% negli ultimi 70 anni: San Salvo, Alba Adriatica, San Giovanni Teatino e Martinsicuro.

I comuni polo, centrali in termini di servizi, hanno visto la propria popolazione aumentare del 47,2% dal 1951 a oggi. Una tendenza superiore a quella registrata a livello nazionale (+29,5%) e a cui non fanno eccezione neanche i capoluoghi di province in via di spopolamento. L'Aquila, infatti, ha aumentato i suoi abitanti del 26,9% rispetto al 1951, Chieti di oltre il 20%. Ancora più evidenti le crescite di Pescara (81,4%), Avezzano (61,4%) e Teramo (35,8%).

La parola agli esperti

Differenziazione all'interno dei comuni e cooperazione possono essere strumenti per un'inversione di tendenza. In questo senso, l'attività accademica può essere di sostegno alle politiche pubbliche per il contrasto allo spopolamento. Openpolis ne ha parlato con chi studia le aree interne in ambito accademico.

"Anche all’interno delle aree periferiche vi sono comuni che svolgono il ruolo di centri. Nonostante una scala inferiore rispetto ai principali centri regionali, questi comuni riescono comunque ad organizzare il territorio circostante, fornendo alcuni tipi di servizi pubblici e privati o opportunità occupazionali a scala sovralocale. Questi insiemi di comuni dovrebbero costituire l’unità spaziale su cui calibrare le politiche di coesione”, affermano i ricercatori delGran Sasso Science Institute dell’Aquila Alessandra Faggian, Giulia Urso e Fabiano Compagnucci.

In tal senso è importante l'intermunicipalità, ossia della costruzione organica di pianificazione delle politiche e di relazioni tra comuni periferici, ma anche tra le stesse aree interne e le zone più urbane. Secondo gli accademici è da questi concetti che diventa opportuno partire per la pianificazione di politiche pubbliche funzionali per la lotta allo spopolamento.

Da un radicale rafforzamento dei servizi essenziali per la popolazione, allo sviluppo turistico o produttivo, fino alle politiche per la genitorialità e per una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro. 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

L'Abruzzo interno si spopola

ChietiToday è in caricamento