Nuove scoperte in piazza San Giustino: resti dell'antica Teate di fronte alla sede comunale
Pochi centimetri dal piano di calpestio, tanto quanto basta per l’attesa conferma: anche nella porzione di piazza non ancora organicamente indagata l’antica Teate restituisce testimonianze preziose del proprio passato. È bastata l’intuizione degli archeologi di servizio ieri nel cantiere di Colle Gallo per fare emergere un ambiente rettangolare di circa 6 metri x 4, appena al di là della recinzione lato Palazzo Valignani, sede storica del Comune, e l’attiguo caseggiato di Palazzo Sirolli.
Le prime indicazioni farebbero supporre ad un manufatto in “opus cementicium”, ma bisognerà attendere le ulteriori verifiche archeologiche, anche legate all’utilizzo del tesoretto di 353.000 euro in via di svincolo da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, per consentire alla Soprintendenza di approfondire il sondaggio, procedere allo studio ed alla liberazione dei detriti che occludono il reperto e, di conseguenza, licenziare una scheda ufficiale su tipologia, funzione e sinergie con il contesto scientifico del locus.
Sotto il profilo di una mera ricognizione storico-ambientale de visu per quanto fino ad ora emerso, ed ove ci si volesse limitare ad apparentamenti funzionali con altri reperti di varie epoche deputati alla raccolta delle acque, si potrebbe pensare ad una cisterna, le cui relativamente ridotte dimensioni suggerirebbero però una classificazione “privata” dell’opera. E qui si riproporrebbero le congetture sulla esistenza, proprio in quella porzione di piazza San Giustino, dei resti della residenza di Gaio [o Caio] Asinio Gallo [Teate 33 a.C., Roma 41 d.C.], una villa pressoché urbana, considerata la recente ridefinizione della estensione dell’abitato romano. Dunque, una cisterna di portata per così dire “familiare” [se così fosse la volta risulterebbe comunque livellata, al pari di quanto pare sia occorso alle cisterne monumentali rinvenute in corrispondenza con la scalinata dell’accesso principale alla Cattedrale, causa le spianate succedutesi nei secoli, nda], oppure un ambiente con diversa destinazione, magari anche di edilizia pubblica ove i successivi risultati di archeologia preventiva dovessero svelarci fruizioni compatibili con assetti di più ampio respiro.
La scoperta si è resa possibile a seguito della ultimazione dei lavori di asportazione del lastricato, propedeutici a quelli di riqualificazione dell’intera piazza. Sul lato Palazzo di Giustizia, l’escavazione di una traccia utile al collocamento dei sottoservizi, aveva ad inizio settimana fatto emergere i resti di ovali di recinzione di alberi e piante, sembra di fine ottocento, inizi novecento.