Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei, al museo La Civitella week-end di eventi sul linguaggio antico del cibo
Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei. Anzi ti “spiegherò” chi sei stato. Si conclude con la due giorni al Museo Archeologico Nazionale “La Civitella” l’incipit introduttivo del ciclo di iniziative, sul “Linguaggio Antico del Cibo”, varate da “musA”, sodalizio concessionario per i servizi concernenti percorsi educativi ed altre attività culturali e didattiche [con capofila “Pegaso Srl”] varati dalla Direzione Regionale dei Musei. Articolato e spalmato nel tempo il “cartellone” di eventi concepito dagli organizzatori. “Il nostro calendario”, dice Roberta Iezzi, “è in parte costruito ed in parte ancora da costruire, segno della continuità che intendiamo dare nel medio-lungo periodo ad iniziative capaci di costituire, come per l’appunto nel caso del linguaggio del cibo, comuni denominatori relazionali tra epoche e generazioni”. Oltre a La Civitella, apripista di questo viaggio nel tempo che spazia -ma non solo- tra alimentazione, biologia ed antropologia, geologia, paleopatologia ed archeologia, Storia e costumi, sono impegnate altre prestigiose location culturali abruzzesi: musei archeologici nazionali di ‘Villa Frigerj”-Chieti e Campli, museo “Casa Natale di Gabriele D’Annunzio”-Pescara, “Abbazia di Santo Spirito al Morrone”-Sulmona, “Castello Piccolomini”, “Collezione Torlonia” e “Museo d’Arte Sacra della Marsica”-Celano. Coinvolte diverse qualificate competenze della didattica e della comunicazione museale con significative aperture a bambini e a mondo giovanile. Ciascuna proposta si individua in una sigla operativa: “musA Scuola”, “musA ingioco”, “musA insieme”, “musA libre”, “musA pertutti”, “musA oneshot special edition”, “musA online Virtual Tours”.
“L’ambizione”, spiega Maria Di Iorio, archeologa, a margine del tour sui Marrucini, “è di coinvolgere le famiglie e la scuola nelle nostre proposte culturali, il ruolo dei genitori e dei docenti nel fare e promuovere Cultura sarà determinante per avvicinare in modo consapevole, ed anche diciamo ludico, intere scolaresche ai musei ed agli altri contenitori d’arte di Chieti e della regione”. Insomma: “Whe have a dream”! Questo il succo di un percorso che, al di là delle tematiche dalle quali traggono spunto laboratori, dibattiti, lezioni interattive, visite guidate, convegni e conferenze, intende riportare gente nei nostri musei. “E’ doveroso premettere”, dice Marcello Iannicca, direttore del Museo La Civitella, “come la flessione di visitatori abbia per varie cause, non ultima la pandemia, riguardato tutta le rete museale italiana, certo è, tuttavia, che a livello locale scontiamo anche un deficit di risorse lavorative, specialmente nei ruoli del personale di custodia al quale si spera quanto prima di porre rimedio con l’inserimento di unità provenienti dal maxi concorso in atto anche se una prima risposta tampone per garantire tre aperture settimanali, sebbene nel week-end alternate con Villa Frigerj, si è resa possibile grazie alla mobilità di percettori di reddito di cittadinanza assicurataci dal Comune di Chieti”. Nel secondo dicembre del 2021 sono stati staccati poco meno di tremila ticket a La Civitella, qualcosa in più a Villa Frigerj. Ma la potenzialità delle due sedi museali teatine è notevolmente superiore. “E sono proprio queste”, conclude Iannicca riferendosi nello specifico al “Linguaggio Antico del Cibo”, le iniziative che fanno crescere le nostre istituzioni museali e che ci responsabilizzano ad offrire un prodotto culturale sempre più adeguato”. Dunque, si parlava di alimentazione dall’antichità ad oggi. Mobilitato lo staff progettuale ed operativo [Rodolfo Carmagnola, rappresentante legale; direttivo composto da Valeria Gambi, Maria Di Iorio, Simona Balassone, Roberta Iezzi; presentazioni di Paola Riccitelli, Di Iorio, Iezzi; collaboratori Stefania Cocco, Daniele Mancini] per la “overture” del tabellone di “musA”, impreziosito dalle relazioni di Silvano Agostini ed Aurelio Manzi. “Faune preistoriche abruzzesi” [e ‘dintorni’] il tema trattato da Agostini, geologo, già funzionario della allora Soprintendenza Archeologica d’Abruzzo, uno dei protagonisti, insieme al compianto Claudio Finarelli, dei tempi d’oro del museo La Civitella “quando questa importante ed all’avanguardia struttura museale”, dice il relatore con una punta di nostalgia ed anche di rammarico, “poteva vantare un efficiente laboratorio paleontologico, purtroppo da tempo andato in pensione, proprio come il sottoscritto”.
Da 2,6 milioni l’ambiente ci invia notizie su flora e fauna, partono i progetti che vedranno l’essere umano contendere il ruolo di protagonista al mondo animale, si delineano periodi geologici di formazione dei continenti. “Pensate”, continua Agostini, “che la foce del fiume Po si trovava all’altezza delle isole Tremiti”. E l’uomo si attrezza per una sopravvivenza sempre più di qualità. “Oggi noi andiamo nei supermercati e scegliamo i prodotti”, osserva Agostini, “i supermercati di chi ci ha preceduto nella storia dell’evoluzione erano i grandi contesti naturali che giustificavano ampiamente la caccia, pratica questa ai nostri giorni non più giustificabile”. Dai sedimenti, dagli utensili, dalle ossa animali Agostini risale ai “calendari stratigrafici” che la scienza propone agli studiosi, disserta sugli indici che accreditano ipotesi aggregative, a volte stanziali, frequentemente legate ad una diffusa mobilità sul territorio. E mette in guardia dalle “trappole, ossia dalla tentazione di assumere dati certi in ordine a radicamenti comportamentali in un preciso luogo, ad esempio una grotta, quando magari un reperto fossile ivi rinvenuto si è scoperto essere stato lì portato come preda da altri animali, è come si fosse trattato di un albergo dove c’è chi arriva e chi parte e capita che qualcuno dimentichi qualcosa”. Dal Mammuth di Scoppito di 1,5 milioni di anni fa, alle prove più antiche di frequentazione umana in Abruzzo risalenti a settecentomila anni fa; dai giacimenti di resti animali di Ortona, Palena, Scerni, Città Sant’Angelo ai più “recenti” contenitori di ‘appena’ centotrentamila anni addietro della grotta Beatrice Cenci di Cappadocia, di quella di Pietrasecca e della Grotta degli Orsi di Rapino. “Una curiosità”, conclude Silvano Agostini con un apprezzato senso dell’humor, “nel museo di Lama dei Peligni si custodiscono i resti di una Macaca Sylvanus [bertuccia o scimmia di Barberia], dato il nome scientifico sarà stata una mia parente stretta”. Di estremo interesse anche la relazione di Aurelio Manzi, ricercatore, biologo e naturalista che ha accompagnato la folta platea de La Civitella tra le tappe più significative della storia dell’agricoltura, nata 15 mila anni fa. Decisivo il passaggio all’agricoltura neolitica, ma anche alle forme di allevamento del periodo, dopo le precedenti pratiche limitate alla caccia ed alla raccolta.
L’uomo tenderà sempre più ad organizzarsi sfruttando i cicli di semina dei cereali e dei legumi [originari del Medio Oriente, tra questi: farro, cicerchia, gli stessi semi di lino e di papavero, piselli] “ed a proteggere”, dice Manzi, “le specie vegetali di cui si nutre, delle quali riduce anche le sostanze tossiche prodotte dalle piante stesse in difesa dai parassiti”. E questo processo di ‘domesticazione’, che riguarderà anche l’olivo e la vite, allorquando impatterà con una più stretta interazione uomo-animale attinente al ciclo vitale, “produrrà”, conclude Manzi, “casi di salti di specie, come ciò che si ipotizza alla base di molti virus, determinando il fenomeno delle malattie endemiche, ossia quelle con le quali in qualche modo convivere”. “Il linguaggio antico del Cibo”, evento al quale l’amministrazione comunale, nella persona del vice sindaco paolo De Cesare, ha fatto pervenire il proprio saluto, si è concluso con una nota di colore gastronomica [assaggi di piccole focacce in stile “Marrucino”] e con il laboratorio “Mani in Pasta”, esperienze pratiche di lavorazione artigianale della pasta riservate ai bambini in età scolare.