Chieti-Scritti di storia ed arte dal Medioevo all'ottocento, la vasta bibliografia sul capoluogo teatino si arricchisce con il contributo dell'associazione Sacro e Profano
“Chieti. Scritti di Storia ed Arte dal Medioevo all’Ottocento“. La vasta bibliografia sul capoluogo teatino si arricchisce di un altro contributo di spessore alla cifra identitaria della Città. Il volume è stato presentato giovedì scorso presso la Pinacoteca Barbella, per i tipi dell’associazione Sacro e Profano, dal giornalista Stanislao Liberatore che ha scandito i tempi ed i contenuti della ambiziosa “coproduzione” Marco Vaccaro-Van Verrocchio, avvalsisi dell'apporto di Simona Manzoli. Testi della stessa partnership e di Miguel Davide e Valentina Fraticelli.
E così il sodalizio culturale presieduto da Giovina Tomassi festeggia, con questo elegante e capillare excursus attraverso la storia ed i fermenti artistici, architettonici e sociali dalla Teate dell’alto Medioevo alla Chieti del 1800, il suo undicesimo anno ricco di soddisfazioni. Fra le quali annoverare, come fiore all’occhiello, il ruolo giocato, unitamente al Lions Club “I Marrucini”, nel restauro della tela del XVI secolo “La Deposizione di Cristo”, di autore ignoto, restituita nel 2018 alla chiesa Cattedrale.
“Con l’edizione di questo volume”, spiega la professoressa Tomassi davanti alla nutrita platea della Barbella, alla presenza del sindaco Diego Ferrara e del suo vice ed assessore con delega alla Cultura Paolo De Cesare, “abbiamo voluto accendere un faro sulla nostra Città, consapevoli della funzione di moltiplicatore sociale rivestita da quei beni culturali dei quali la storia e la tradizione cittadine sono intrise”. Autore di una vera e propria lectio magistralis, sul ruolo e sulla centralità di Chieti nel periodo di trattazione cronologica del volume [“un testo che non è solo una pregevole raccolta ma soprattutto una testimonianza d’amore alle radici ed alla identità più profonda di Teate”], l’arcivescovo metropolita Bruno Forte, penna arguta della dotta prefazione alle 167 pagine nelle quali si articola l’opera.
“A Chieti”, argomenta il presule teatino che, come si ricorderà, è stato apprezzato protagonista delle Quaestiones Quodilibetales, cicli d’incontri tra pensieri cristiano e laico tenutisi alla Gabriele D’Annunzio, “si sono nel corso della Storia spesso incontrati Oriente ed Occidente, lo stesso cristianesimo vi arriva da Siponto sì da coniugare la spiritualità orientale col pragmatismo romano”. Una confluenza, dunque, nell’antica Teate, di “mythos e logos, mitologia e razionalità, grecità misterica ed intrecci di vicende umani, politiche e commerciali legate allo spirito di Roma, il cui controcanto è rappresentato dal teatro secondo la migliore tradizione classica”. Forte si è conseguentemente addentrato proprio nel rapporto fra i monumenti iconici cittadini, così come eretti ed affermatisi nella loro funzione sociale nel corso dei secoli, e lo sviluppo del pensiero filosofico: “Chieti vanta un teatro ed un anfiteatro romani, certamente edificati per rispondere alle logiche comunicative e ricreative di quei tempi, ma vanta anche un teatro del milleottocento, l’attuale Marrucino, di rilevante respiro nazionale: ecco quando la piazza, l’agorà, si incontrerà col teatro, si sviluppa il principio della democrazia”.
Ed ancora: “nella nostra comunità, alle influenze, che abbracciano l’intera area mediterranea si sono saldate la cultura latina della romanità e quella del cristianesimo-romano cattolico, per tali ragioni Chieti può ben essere considerata un microcosmo che si riscontrerà nelle testimonianze offerte da molti dei suoi uomini illustri come Padre Alessandro Valignano, evangelizzatore del Giappone”. Ad introdurre i ruoli e le professionalità dei co-autori, Filippo Maria Ferro, cattedratico e titolare del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università Gabriele D’Annunzio, prodottosi, nelle vesti di raffinato critico d’arte, in un circostanziato percorso virtuale tra i tesori della Pittura teatina in Età moderna, argomento questo di specifica trattazione di Marco Vaccaro, giovane ma già affermato ricercatore in Storia dell’Arte Moderna. In rassegna veri e propri capolavori, alcuni semisconosciuti, addirittura di autori ignoti, in una paziente ricostruzione anche di quei periodi storici per i quali scarseggiano fonti [dalla metà del 1400 alle soglie del 1600] per approdare, infine, al 1800 passando attraverso il rinnovamento settecentesco. Tanti i nomi che hanno magnificato chiese e monumentalità teatine, molte delle quali distrutte in “dissennate” demolizioni che purtroppo non hanno risparmiato nessun periodo della illustre storia teatina. Andrea Delitio, Paolo Aquilano, Polidoro da Lanciano, Tanzio da Varallo, Giovan Battista Spinelli, Luca Fornaci, Donato Teodoro, Saverio Persico, Leonardo Corona, Sebastiano Ventura, Nicola Maria Rossi, Paolo De Matteis, Romualdo Formosa, Giacinto Diana. Sono alcuni degli artisti, di varie scuole ed epoche, che hanno ingentilito Chieti ma anche la sua provincia. Impossibile citarli tutti. Lavoro lungo e meticoloso, quello condotto nell’Archivio di Stato di Chieti, da Van Verrocchio, architetto, collaboratore MiC, autore della monumentale monografia “Teate Regia Metropolis” [2021], che in “Chieti -Scritti di Storia ed Arte dal Medioevo all’Ottocento- “ riporta storia, origini, araldica del Patriziato Teatino d’Età Moderna, compreso quello per così dire di importazione, per lo più proveniente dalla Repubblica di Venezia e dal Ducato Milanese a motivo degli intensi traffici commerciali con l’Abruzzo ed il Viceregno spagnolo del quale Chieti era centro primario.
Di estremo interesse per quanto attiene il dato della memoria storica in chiave architettonico-documentale, il contributo di Simona Manzoli, ricercatrice in Storia dell’Arte Moderna e giornalista del periodico Rivista d’Arte, “Per la Tutela delle Architetture Conventuali Teatine Scomparse: i manoscritti di Vincenzo Zecca sui conventi di San Domenico e Sant’Andrea a Chieti”. La ricognizione, che si avvale anche delle testimonianze offerte da Girolamo Nicolino nella Historia della Città di Chieti del 1657, si inserisce nello sforzo documentale di restituire continuità culturale a contenitori di pregio, quale, ad esempio, l’ex Ospedale Militare, già Convento di Sant’Andrea dei francescani osservanti, nel 1866 definitivamente snaturato dalla sua funzione religiosa con grave nocumento del patrimonio artistico. Di estremo rilievo urbanistico-archeologico la monografia “Un monumento palinsesto: il Complesso di San Paolo a Chieti in epoca medioevale”, inserita nel volume, a firma di Valentina Fraticelli, ricercatrice di Storia Medioevale ed anch’essa collaboratrice del periodico Rivista d’Arte. Fraticelli ripercorre la sontuosa storia del monumento, dalla sua edificazione [I sec. d.C.], voluta dal procuratore imperiale Marco Vettio Marcello, ai nostri giorni sottolineando gli interrogativi posti dalla riscontrata presenza nel complesso di un affresco duecentesco per alcuni raffigurante San Paolo [Adele Campanelli in Chieti Città d’Arte] e per altri San Pietro la cui Chiesa, gemella a quella di San Paolo ed insistente nel sito, risulterebbe però distrutta. Da qui il “mistero di San Paolo” che la ricercatrice teatina, nel rammentarne la primogenitura al professor Desiderato Scenna, considera “ancora lontano dall’essere svelato”. Il pregiato lavoro editoriale di Sacro e Profano presenta, infine, “Fonti e documenti per una ricostruzione della Teate Medioevale”, di Miguel Davide, topografo ed archeologo specializzato in Archeologia Tardo Antica e Medioevale. Anche qui la rampa di lancio è inevitabilmente e puntualmente costituita dall’assetto architettonico ed urbanistico della città romana. Ampio, nel contesto degli assetti urbani di Teate, ivi compresi quelli di rilevante portata rivenienti dai siti funerari a margine della via Ulpia, l’approfondimento del periodo di affermazione della nuova Religione [cristiana], che precederebbe l’editto di Milano [o di Costantino e Licinio] del 313 d.C., con la scelta ubicativa, su Colle Gallo, della “insula episcopalis” teatina. Ma gli aspetti di nicchia arrivano dall’analisi del periodo a cavallo tra XI e XII secolo, evidenzianti e riproponenti, secondo l’autore, la sovrapposizione del culto di San Tommaso Apostolo, santo al quale originariamente la Cattedrale era dedicata, a quello di San Giustino [di estremo interesse le citazioni di autori vari tra cui Ravizza, Feller, Spadaccini sulla dicotomia per effetto della quale il culto di Tommaso era accreditato nei locus più visibili della Cattedrale, o Chiesa Madre, mentre quello di Giustino sarebbe stato marginale, confinato alla Cripta od alla Canonica]. Vero comunque è che la venerazione di Giustino presule teatino, pure ad effetto della traslazione delle reliquie dell’Apostolo in quel di Ortona, si riapproprierà di radicati e prevalenti significati legati alla tradizione di un vescovato riconosciuto formalmente dalla Chiesa, pur nella debolezza di talune fonti.
Gli Autori di “CHIETI -Scritti di Storia ed Arte dal Medioevo all’Ottocento-“ si sono avvalsi delle collaborazioni, a vario titolo offerte da Arcidiocesi Chieti-Vasto, Arcidiocesi Pescara-Penne, Diocesi di Bergamo, Diocesi di Lanciano-Ortona, Diocesi di Sulmona-Valva, Arciconfraternita Sacro Monte dei Morti -Chieti-, Archivio di Stato di Chieti, Biblioteca Provinciale A.C. De Meis -Chieti-, Comune di Chieti, Pinacoteca Costantino Barbella -Chieti-, Prefettura di Chieti, Università Gabriele D’Annunzio [Ente patrocinante: Dipartimento Lettere, Arti e Scienze Sociali, diretto dal professor Carmine Catenacci, con Sandra Mammarella, Maria Giulia Aurigemma, Gaetano Curzi, ed Alessandro Tomei], Raffaele Colapietra, Antonello De Berardiniis, famiglia De Martiis, parroci teatini, Raffaele Bigi, Cornelia Dittmar, Sandra De Thomasis, Luca Fortunato, Paolo Rapposelli, Gino Di Paolo.