Il 4 novembre al sacrario del cimitero monumentale di Chieti tra gli Eroi del 123° Fanteria Chieti e i caduti semisconosciuti del Secondo conflitto mondiale
L'altro 4 novembre. Quello delle preghiere per gli eroi di tutte le guerre. Quello dello Zefiro che accarezza con le sue folate la colombaia di marmo bianco al Sacrario del cimitero monumentale di Chieti. L'alza bandiera istituzionale alla villa comunale, tenutasi in mattinata, fa da prologo al tempo del ricordo. Immerso nel percorso delle Cappelle gentilizie. Ma anche negli inciampi ciottolosi delle tombe di nessuno, quelle senza lacrime e fiori, senza ricordi. Soltanto confortate da quel vento. Che porta ad esse le orazioni di chi invece ricordare può. Ed eccolo, al confine tra "vecchio" e "nuovo" cimitero, il Sacrario dei Caduti per la Patria. Che realizza un misto di pietas e di tradizione. Di orgoglio e di onore. Spezzati da una pallottola. Da una granata. A volte dalla lama di una baionetta. Ma il dato emergente è quello dell'amore materno. L'amore di quella madre in bronzo che accoglie quei resti. Emula di Maria Bergamas che 100 anni fa scelse la cassa anonima del Milite Ignoto. Da Aquileia all'altare della Patria in Roma. E c'è un filo ideale di un colore indecifrabile, quello del pianto e della memoria, che unisce quelle vicende a Chieti.
Nel Sacrario teatino sono custoditi i poveri resti di chi, nel primo conflitto mondiale, fece la Storia del nostro Paese. Tra i tanti: il generale comandante della Brigata Sassari, Gabriele Berardi [1861-1915, 1 M.O., 2 M.A.al V. M.], cui è titolata l'omonima caserma; il tenente Pippo Massangioli [1880-1915, M.A. al V. M.] del 123 Battaglione Fanteria Chieti, al quale, nel 1925, il fratello Carlo dedicò la squadra di calcio, per l'appunto la "Pippo Massangioli", poi definitivamente denominata "Chieti Calcio"; il maggiore volontario don Andrea Pignatelli di Cerchiara [1884-1917, M. francese al V.M.], del ramo teatino della nobile casata che annovera anche il Principe Valerio Pignatelli di Cerchiara [1886-1972], eroe di guerra e scrittore. Ed ancora, il sotto tenente del 123 Fanteria Pacifico Taralli [1898-1917, M.A. al V.M.] e poi loro, i senza nome, gli Eroi Caduti Dispersi del 123 Brigata Fanteria Chieti. Come si nota il nome del mitico 123 Fanteria, in varie declinazioni rappresentato nelle iscrizioni lapidee, ricorre spesso. Una storia infinita nata "con rinnovato ardor" [questo il motto dell'unità], per rispondere all'appello delle montagne del Carso. Un excursus glorioso, formalizzato proprio a Chieti il 1 marzo 1915 con la costituzione nelle vesti di Brigata, poi interrotto nel 1920 con lo scioglimento, dopo la Vittoria, di molte unità combattenti. Infine ripreso il 15 aprile 1985 e cessato, purtroppo a titolo definitivo, il 27 settembre 2012 [nell'ambito delle misure di contenimento della spesa pubblica varate dal governo Monti]. Nell'allora sua dimensione [quello del Reggimento], il 123 Fanteria Chieti, centotre anni fa, esattamente il 3 novembre 1918, il giorno prima dalla fine del conflitto, liberava Trento dalla resistenza delle truppe austro-ungariche entrando per primo in città tra ali di folla festosa. Altissimo il prezzo pagato per il secondo Risorgimento italiano dall'unità targata Chieti: 48 ufficiali e 1160 fanti Caduti.
La bandiera di guerra, decorata con la Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia, è custodita a Roma presso il Sacrario delle Bandiere del Vittoriano. E torniamo a questo 4 novembre 2021. Nel Sacrario del Cimitero Monumentale di Chieti, altre targhe di marmo, altri nomi altre vicende storiche, quelle della Seconda Guerra Mondiale. Ne riportiamo un campione eterogeneo. Dal Carabiniere Giocondo Dell'Arciprete di Guardiagrele [1921-1945], all'Operaio Militarizzato Gaetano di Biagio di Civita D'Antino [1923-1945], ai Caduti per la Libertà, i Partigiani Sante Di Paolo [+1944] di Montereale e Dinamico Mosè [+1945] di Gessopalena. La morte sui campi di battaglia annulla in qualche modo le diverse esperienze individuali. Accomunate dalla Pietas per tutti i Caduti. E così il Sacrario teatino ci propone anche la sorte del ventenne Maro` Pasquale Di Credico di Ripa Teatina [1923-1943] e del Brigadiere R.S.I. Gargano Rizzieri [+1944]. Chiusura dedicata all'ultimo arrivato. Si chiama Rocco Fiore, scomparso il 2 dicembre 1942. Ce lo dice un foglio provvisorio formato "A4" affisso sul piccolo loculo dell'ala sinistra del Sacrario. Così, Rocco, diviene, con quelle scarne notizie che lo riguardano, il simbolo più aggiornato possibile di un Tricolore bagnato da eroismo e lacrime.