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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cinema

"Scrittura e Immagine": Monicelli per le scuole e Romeo e Giulietta

Penultima giornata al Supercinema per il 24° Festival Internazionale Cinematografico "Scrittura e Immagine", continua al'omagio a Sergio Leone e a Truffaut. Il programma di venerdì 12 dicembre

Penultima giornata al Supercinema di Chieti, oggi venerdì 12 dicembre per il 24° Festival Internazionale Cinematografico "Scrittura e Immagine" che ha in serbo un ricco programma, a cominciare dalla mattina dove, alle ore 9,30 sarà proiettato per gli studenti delle scuole medie superiori di Chieti "La grande guerra" di Mario Monicelli: in divisa da fanti il romano Oreste Jacovacci e il lombardo Giovanni Busacca vivono da opportunisti un po' fifoni il conflitto 1914-18. Catturati dagli austriaci, sapranno morire con dignità. Due grandi istrioni _ e alcune sequenze memorabili _ in un affresco di complessa, cordiale, furbesca coralità. Sagace equilibrio tra epica e macchiettismo, antiretorica e buoni sentimenti. Leone d'oro a Venezia ex aequo con Il generale Della Rovere di Rossellini. 2 Nastri d'argento: a Sordi e a Mario Garbuglia per le scenografie. Scritto con Luciano Vincenzoni, Age & Scarpelli. Alla lontana ispirato al racconto Due amici di Guy de Maupassant. Seguirà dibattito a cura del Prof. Gian Piero Consoli dell'Università G. d'Annunzio.

Alle ore 17,00 è la volta di Sergio Leone e del suo intramontabile "C'era una volta il west": cinque personaggi si affrontano intorno a una sorgente: Morton, magnate delle ferrovie, ha bisogno dell'acqua per le sue locomotive e fa eliminare i proprietari legittimi, i McBain, dal suo feroce sicario Frank; Jill, ex prostituta, vedova di un McBain; il bandito Cheyenne accusato della strage dei McBain; l'innominato dall'armonica che vuole vendicare il fratello assassinato da Frank e i suoi sgherri. Su un soggetto scritto dal regista con Dario Argento e Bernardo Bertolucci e sceneggiato con Sergio Donati, è una sorta di antologia del western in negativo in cui si ricorre ai suoi più scalcinati stereotipi. 3 attori americani di scuole diverse e il più famoso dei 3 (Henry Fonda) scelto contro la parte. Il set non è più l'Andalusia, ma la Monument Valley di John Ford. In un film ricco di trasgressioni, Leone dilata i tempi drammaturgici, contravvenendo alla dinamica del genere. Sotto il segno del titanismo si tende al teatro d'opera e alla sua liturgia. Dall'epica del treno, della prima ferrovia transcontinentale, si passa alla trenodia, al canto funebre sulla morte del West e dello spirito della Frontiera. Come in Sam Peckinpah.

Alle ore 20,10 uno dei classici di Franco Zeffirelli, "Romeo e Giulietta": felice trasposizione della famosa messinscena teatrale (1960) di Zeffirelli all'Old Vic di Londra: scattante, appassionata, giovanile (con gli interpreti principali sotto i vent'anni in regola con l'età dei personaggi). La bella fotografia di Pasqualino De Santis e i costumi di Danilo Donati vinsero un Oscar, ma furono candidati il film stesso e il regista. Il ritmo è così fervido che importa poco se i 2 protagonisti sono soltanto in parte all'altezza dei personaggi. Sono una trentina le trasposizioni cinematografiche (non tutte, però, tratte da Shakespeare) della storia degli amanti di Verona.

Infine alle ore 22,30  sarà proiettato "La mia droga si chiama Julie" di Francois Truffaut in versione originale sottotitolata in italiano: coltivatore di tabacco sull'isola di Reunion, Louis Mahé (Jean-Paul Belmondo) è un giovane che non sa nulla delle vicende della vita e dell'amore. Una volta conosciuta la bella Julie (Catherine Deneuve) tramite un annuncio su un giornale e dopo una fitta corrispondenza, i due decidono di sposarsi. Il giorno del fatidico incontro, però, all'appuntamento si presenta una Julie diversa, più bella, più affascinante, cui Louis non sa resistere. Dopo un'iniziale idilliaca convivenza, appena segnata da qualche piccola perplessità che ogni tanto turba il sentimento puro di Louis, Julie finirà per rivelarsi una persona diversa. Tratto dal romanzo "La sirène du Mississipi" di William Irish (edito in Italia con il titolo di Vertigine senza fine) e preannunciato nel film precedente, Baci rubati, quando Jean-Piere Léaud tiene in mano una copia di questo libro, Truffaut realizza un giallo che strizza l'occhio alle atmosfere e alle figure hitchockiane e omaggia Jena Renoir (cui il film è dedicato) citando nella sequenza iniziale La Marsigliese.

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