"Musica ad alto volume e assembramenti nel piazzale condominiale": residente di Chieti Scalo chiede aiuto alle autorità
Nel piazzale Agorà a Chieti Scalo, meta serale di tantissimi giovani che si ritrovano fino a tardi a due passi dalla stazione ferroviaria, i residenti si dicono stremati dalle conseguenze della ‘movida’, e al tempo stesso preoccupati per il rispetto delle misure di sicurezza, dato che spesso sembrano inevitabili gli assembramenti.
Uno di loro ha scritto al sindaco di Chieti, alla polizia locale, a carabinieri, questura e all’amministratore pro tempore del Condominio Agorà per chiedere una soluzione “dopo una lunga estate di sofferenza e di deprivazione del sonno”.
Il problema, come spiega un condomino, è la musica da alto volume fino alle 2-3 di notte, in particolare nel fine settimana, in un piazzale che “è un bene condominiale in quanto si tratta di una proprietà privata, quindi soggetta al regolamento di condominio (che consente ai locali che insistono nel condominio solo per il periodo estivo fare musica fino alle 24, il sabato)” scrive.
“Può il Comune autorizzare un esercizio su un suolo privato gestire una discoteca all'aperto, confutando quello che è stato stabilito dall'assemblea condominiale? Di fatto disconoscendo l'autorità condominiale nel regolamentare i propri spazi?” si chiede il cittadino invocando le opportune verifiche.
I residenti del centro Agorà chiedono di recuperare un po’ di tranquillità. “Polizia e carabinieri – scrive ancora il residente - si rifanno ad un'autorizzazione del Comune di Chieti e si limitano a dire ‘mandiamo una pattuglia’. Ma la procedura dopo tutte queste segnalazioni non dovrebbe andare avanti d'ufficio? Nessuno si interessa di cosa succede allo Scalo e nello specifico all'Agorà, siamo cittadini anche noi? L'Arta non può intervenire perché è su suolo privato, e neanche sarebbe necessario, visto che a norma del codice basta che il rumore provochi disturbo ad una persona perché si possa procedere”.
L’ultimo invito è rivolto al sindaco Ferrara: “Signor sindaco, Lei è medico e ben conosce quali siano le conseguenze della deprivazione del sonno in termini psico-fisici. Capisce che se un cittadino le scrive alle 2 di notte evidentemente c'è un disagio. Io, la mia famiglia e le famiglie dell'Agorà abbiamo il diritto di vivere tranquilli, così come loro hanno il diritto di lavorare e di divertirsi, ma nel rispetto delle leggi, comunali e condominiali.
"Infine - conclude la lettera - per quanto mi consta le regole per il contenimento del contagio sono ancora valide: mi sembra che qualcosa ci e soprattutto via sia sfuggito".