"La tomba del mio caro nascosta da una grata di cantiere: ci vuole 'fortuna' anche nel morire"
Vi racconto una storia comune. Meglio comunale. Oltre a subire il danno causato da qualche fatto o situazione ci si trova anche a doverne rispondere come se lo avessimo generato, e non subito. Cercherò di spiegarmi nel riportarvi quanto accaduto al mio povero papà deceduto il 27 novembre 2021 dopo anni di sofferenza di cui gli ultimi tre trascorsi allettato ma sempre molto lucido e amorevole con i quattro figli, generi, nuore e nipoti.
Circa 5 anni fa, i miei genitori decisero di prenotare due loculi del cimitero di Chieti Scalo prossimo alla realizzazione. Abitando a Chieti Scalo fecero la scelta giusta quando erano ancora due persone dotate di una certa autonomia ancorché malate. Vi furono gli anticipi richiesti dalla società che si era aggiudicata l’appalto del nuovo cimitero che, a tutt’oggi, non è stato ultimato. Il tempo è trascorso e i miei genitori sono morti entrambi e, mentre per mia madre è stata trovata una soluzione transitoria accettabile, per mio padre, a detta dall’agenzia delle pompe funebri, vi era l’unica soluzione di metterlo in una cappella comunale. Al momento della tumulazione abbiamo realizzato che la tomba a lui riservata era collocata nei livelli interrati della cappella la cui semplice vista è preclusa da una grata metallica di tipo cantieristico.
È proprio il caso di dire che ci vuole fortuna anche nel morire. Suppongo che il nostro caso sia comune a tanti altri cittadini di Chieti che, dato il sovraffollamento dell’unico cimitero, vedono i loro cari defunti collocati qui e là. Partendo dal presupposto che nel nostro Paese non vi è nulla di più “Definitivo” del “Transitorio”, abbiamo la ragionevole consapevolezza che non potremo porgere un saluto o un fiore sulla tomba di nostro padre se non guardando una squallida grata metallica di tipo cantieristico.