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Il consiglio non decide sulla vendita della farmacia comunale: si blocca sulla variante urbanistica

Mancato il numero legale ad appena un'ora dall'appello, nella seduta decisiva per il futuro della farmacia di Filippone. Alcuni esponenti della maggioranza e l'opposizione abbandonano l'aula per una delibera ritenuta illegittima

Il consiglio comunale non riesce neppure a discutere il caso del giorno, la contestata vendita della farmacia comunale di Filippone, che si interrompe su uno scoglio forse altrettanto grande, la delibera su una variante specifica al Piano regolatore generale a seguito di un contenzioso per un terreno a Santa Filomena. Poco dopo le 10.30, a circa un'ora dall'appello, è mancato il numero legale per proseguire la discussione. La seduta è stata rinviata a mercoledì 7 novembre, quando l'assise civica si troverà a discutere entrambe le patate bollenti. 

Il documento sottoposto al vaglio dei consiglieri riguardava la variante al Prg, a seguito di una transazione sottoscritta a dicembre dell'anno scorso fra il Comune e una ditta proprietaria di un terreno. Inizialmente, i privati avevano avviato una controversia, rigettata al Tar. Di fronte all'intenzione di appellarsi al Consiglio di Stato, l'ente aveva promosso un accordo, prevedendo la variante al piano regolatore in una delibera di giunta. 

Ma, ha obiettato il capogruppo de L'Altra Chieti Enrico Raimondi in aula, la competenza di un atto del genere spetta unicamente al consiglio comunale, competente in materia urbanistica, non alla giunta. Il consigliere di opposizione ha chiesto lumi anche al segretario generale, sollevando dubbi sulla legittimità del documento che si stava per votare, invocando un rinvio del voto per approfondire la questione ed evitare conseguenze. 

Tuttavia, accusa, 

una giunta arrogante ha voluto a tutti i costi andare al voto. 

Così, l'opposizione, il Gruppo Misto (Stefano Rispoli) e alcuni esponenti della maggioranza (Diego Costantini, Mario De Lio, Roberto Melideo e Mario Troiano) hanno deciso di uscire dal'aula. A quel punto, in aula non erano presenti abbastanza consiglieri per continuare la seduta, aggiornata in seconda convocazione. 

Raimondi annuncia che ricorrerà al tribunale amministrativo, qualora nella prossima seduta si riuscisse ad approvare la delibera così com'è stata presentata oggi. E punta il dito: 

La proposta sottoposta al consiglio comunale è l’ennesima dimostrazione dell’arroganza di chi ritiene che, in fin dei conti, qualsiasi proposta viene approvata da una maggioranza prona al sindaco. Ma, ultimamente, questa arroganza si sta scontrando con la realtà: ormai, i consiglieri comunali di maggioranza, almeno in parte, non si fidano più e vogliono comprendere cosa la giunta porta in aula.

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