La riflessione di una lettrice sulla sanità: "Restituiamo dignità ai malati"
Sono un’insegnante in pensione e scrivo per comunicare alcune mie riflessioni sull'operato della Asl di Chieti, soprattutto su coloro che la gestiscono. All'ingresso del pronto soccorso di Chieti ho notato un foglio che invita gli utenti a pazientare per eventuali ritardi per mancanza di personale medico. Questo avviso è firmato dal direttore generale della Asl che agisce alla stregua di Pilato, lavandosi le mani e non preoccupandosi eventualmente di potenziare l'organico.
Il povero paziente giunge al pronto soccorso con l'ambulanza e può restare lì anche sino a 10 ore, mentre i familiari sono fuori in attesa di notizie. Ogni tanto il personale comunica semplicemente di aver richiesto una tac o un RX, ma l'attesa si allunga al punto che il malato potrebbe restare anche tutta la notte in pronto soccorso. Subito dopo questa strenua attesa, il paziente dovrebbe andare al reparto più consono alla sua patologia; questo non accade: infatti il paziente viene ricoverato dove c'è posto senza tenere conto del suo stato di salute. Non sarebbe opportuno ricoverare il paziente dove c'è posto, ma restare a carico del reparto che dovrebbe occuparsi della sua patologia, come accadeva in passato?
E ora mi rivolgo al presidente della Regione che ha rinnovato il contratto al direttore generale della Asl, nonostante molti sindaci e persino il rettore dell'università D'Annunzio fossero contrari; e questo per soddisfare la logica politica del momento, meccanismo perverso che vige in tutta Italia.
Un'ultima riflessione va per gli appuntamenti di visite specialistiche, esami diagnostici e altro, per i quali non c'è mai posto, ma se contestualmente si chiede la stessa disponibilità a pagamento, l’appuntamento viene fissato anche per l'indomani. E allora restituiamo la sanità allo stato centrale, che nel passato aveva mostrato una gestione più efficace e una maggiore professionalità. Restituiamo anche dignità ai malati e a coloro che versano in situazione di indigenza; facciamo anche in modo che il personale sanitario si riappropri di quell'umanità e quella sensibilità che lo hanno sempre contraddistinto, perché in alcuni casi si è perso anche tutto questo. Grazie