"Tenere in serbo la vita, la Resistenza di Pizzoferrato" in scena al teatro Marrucino
Venerdì 19 aprile, alle ore 21, al teatro Marrucino di Chieti, per la rassegna Premio Marrucino 2024, va in scena lo spettacolo "Tenere in serbo la vita, la Resistenza di Pizzoferrato", della compagnia Da grande voglio crescere. La regia è di Carmela Caiani, in scena ci saranno Annalisa Di Credico, Antonella De Luca, Brunella Di Miero, Cinzia Di Vincenzo, Dario Fabrizio, Gemma Chiavaroli, Gianfranco Cesarone, Gianluca Di Vincenzo, Loredana Di Muzio, Mariantonietta Ciarciaglini, Mauro Terregna, Patrizia Di Monte, Raffaella De Thomasis, Sandro Di Muzio, Tiziana Di Federico, Vilson Cepele.
La storia narrata nello spettacolo è tratta dal testo di M.Colletti - U.Dante - C. Felice "Pizzoferrato un paese in guerra - La prima formazione partigiana del Sangro nel memoriale del comandante D'Aloisio", edito da Carsa Edizioni.
La Linea Gustav, seguendo il fiume Sangro, tagliava a metà la penisola dall'Adriatico al Tirreno. Pizzoferrato, dai suoi 1251 metri, guardava dall'alto gli orrori della guerra. Quando i tedeschi, attestati a Castel di Sangro, durante un soggiorno all'albergo Clarentia-Melocchi, scoprirono che era un punto strategico in quanto collegato alla ferrovia verso Sulmona da una via non riportata sulla mappa che scendeva alla Stazione di Palena, Pizzoferrato si ritrovò in prima linea. I tedeschi si attestarono nel paese per meglio controllare la linea Gustav.
Quando Pizzoferrato diventa linea principale di combattimento, i pizzoferratesi sono costretti ad abbandonare il paese; il 10 novembre del 1943 un'intera popolazione inizia l'esodo verso il bosco. Il passaggio nel bosco segna quello dalla sopravvivenza e dalla difesa della roba alla resistenza civile: "Resistere fino a quando non si potrà insorgere". La clandestinità è una situazione nella quale i pizzoferratesi maturano una coscienza collettiva; il rifiuto ad abbandonare la propria terra, nella quale ci si sente protetti, si trasforma progressivamente nella consapevolezza e nella volontà di ribellarsi e di dare vita al proprio avvenire: nasce il "ribelle". Il grande utero del bosco consente di prendere coscienza della propria identità profonda e di elaborare un progetto generativo: tenere in serbo la vita per la vita.
Il maggiore dell'esercito Valentino D'Aloisio capisce subito da che parte sta la ragione e si mette a capo della resistenza della zona. Donne, uomini, ragazzi, con coraggio e arditezza riescono a liberare il paese, prima dell'arrivo degli Alleati. Il racconto del parto di Giuseppina Malferrari, moglie del comandante D'Aloisio, è un evento simbolico La donna, rifugiata nel bosco, quando sente che il parto è prossimo, sotto la neve, decide di tornare a partorire nella sua casa nel paese appena liberato dai tedeschi, perché vuole che la figlia nasca libera.
La nascita rappresenta l'uscita dalla clandestinità di un intero paese che trova il coraggio di mettere al mondo la libertà, consapevole della propria responsabilità generazionale I cittadini, donne, uomini, ragazzi, da soli, saranno i protagonisti della liberazione di Pizzoferrato: "Siamo anche noi presenti al nostro posto di italianità e di dovere".