"Sempre libera" di Lorenza Natarella alla notte del liceo classico di Lanciano
Maria Callas, la Divina del canto lirico sul palcoscenico e la diva nella vita quotidiana.
L’ha tramandata così la stampa dell’epoca, come una donna di straordinaria bellezza e dal fascino irresistibile, capace di ispirare le persone intorno con la sua purezza, proprio come una Diva della letteratura greca.
L’hanno resa famosa il suo essere capricciosa, l’aver intrecciato innumerevoli relazioni con diversi uomini (e spesso solo per convenienza), e il suo carattere talvolta difficile.
Come se lei fosse solo questo, e non fosse innanzitutto una cantante (e poi la “moglie o l’amante di”).
Lorenza Natarella ha cercato invece di sfatare questo luogo comune che ha offuscato la figura della soprano per molto tempo. La sua graphic novel "Sempre Libera", edita nel 2017 da BAO Publishing, nasce in occasione del 40° anniversario della morte di Anna Maria Cecilia Sophia Kalogeropoulos (per il mondo, Maria Callas).
Più precisamente si tratta di un biographic novel che percorre l’intera vita della cantante, definita una sacrosanta traviata, dalla nascita alla misteriosa morte.
Il risultato non è una mera cronaca dei fatti in stile Wikipedia, piuttosto un viaggio nell’animo, quasi contraddittorio, della donna. Il tutto confezionato con una spruzzatina di ironia.
Le luci si spengono, il sipario si chiude.
È qui che Maria Callas lascia spazio a Maria: è lei e solo lei la protagonista, non la stampa, né altri. Perchè non è solo ciò che è stata modellata dagli agenti esterni del gossip, ma è anche una bambina che al momento della nascita è stata prima disdegnata dalla sua stessa madre perché femmina, e in seguito sfruttata da questa per denaro sin dalla tenera età per la sua voce; è una donna largamente criticata per il suo aspetto fisico e spesso fischiata nei teatri. Ma se scrostiamo la sua figura da tutte le invenzioni e i rumors, è una donna che dedica la sua vita al canto, la sua unica passione. Ed è questa la Callas che ci restituisce l’autrice, una Callas che non finisce mai di provare (gli dedica addirittura 12 ore al giorno), distrutta a furia di cantare, ma che ci riprova ogni volta.
Ciò che aspetterà il lettore una volta preso il libro tra le mani non sarà una semplice lettura, bensì una corsa dietro le parole facilmente sfuggevoli.
La Callas, simbolo di eleganza, viene raffigurata sempre con gli occhi truccati, i capelli raccolti in uno chignon, viene raccontata con la passione per i guanti e per i bagagli trascinati nei suoi innumerevoli viaggi con duecento vestiti da sera, trecento cappelli, venticinque pellicce, quaranta completi e accessori infiniti, ma limitandoci a vedere la sua esistenza fatta solo di jet-set e vita mondana, sfarzosa e ricca di benessere, andremmo a sbattere contro quello stereotipo del successo che un po’ tutti abbiamo, senza riuscire a vedere altro. E invece è proprio quando Maria Callas raggiunge la vetta che inizia ad accusare le prime vertigini: l’invidia e la meschinità di molti la portano ad atteggiarsi come se fosse sicura di sé, ma in realtà, sotto una apparente fierezza, c’è il resto dell’iceberg che nessuno vuol vedere. Un iceberg contro cui è andata a sbattere inesorabilmente dopo la morte del padre, di Tullio Serafin, di Pierpaolo Pasolini, di Luchino Visconti e le pene d’amore sofferte per Aristotele Onassis.
E questo dualismo dell’animo si riflette perfettamente nel libro, non solo con le parole ma anche mediante anche la scelta cromatica. Infatti la storia si colora solo di rosa e di nero, il primo che prevale principalmente sul secondo. Ma il nero dà voce alle sue sfuriate da diva quando le vignette vengono travolte da nuvolette di fumo scure che talvolta degenerano in vere e proprie bufere: nuvole fatte di paranoie, di critiche e fischi che grandinano sulla cantante la quale spesso dipinge l’intera pagina come se ci fosse un blackout. La narrazione stessa urla, ride e piange con la sua Divina che distrugge la pagina con la sua intensità ed entra nella testa. Le parole in musica rompono qualunque schema predefinito delle vignette, creando una mise en page fuori dal normale, e in un vorticoso abbraccio avvolgono la cantante che vi balla dentro. Il lettering usato è stravagante quanto la sua protagonista (anche quanto la sua autrice?) e tutt’altro che lineare: ora corsivo, ora stampatello, ora più piccolo, ora più grande.
L’autrice, considerata una delle matite più promettenti del momento, utilizza un tratto stilizzato, nevrotico e singolare, spigoloso e pungente quanto l’ironia della narrazione,senz’altro suo tratto distintivo.
Lorenza Natarella, che ora vive e lavora a Milano, si è diplomata al liceo classico di Lanciano. L’11 gennaio 2019, a partire dalle ore 18, sarà ospite della V edizione della Notte nazionale del Liceo Classico, cui il nostro liceo Vittorio Emanuele II aderisce, per presentare Sempre Libera, chiacchierare di Maria Callas, studi classici e graphic novel.
La notte nazionale del liceo classico, nata da un’idea del prof. Rocco Schembra, docente di Latino e Greco presso il Liceo Classico Gulli e Pennisi di Acireale (CT), ha catturato, sin dal suo primo apparire, l’attenzione dei media e ha ottenuto l’approvazione del Miur, dell’Istituto italiano di Cultura classica, di Rai scuola e Rai cultura. In una data comune, in contemporanea dalle 18:00 alle 24:00, le scuole aprono le loro porte alla cittadinanza e gli studenti dei Licei Classici d’Italia si esibiscono in svariate performances: maratone di letture di poeti antichi e moderni, concerti ed attività musicali e coreutiche, presentazioni di libri e incontri con gli autori e molto altro ancora, lasciato alla libera inventiva e creatività dei giovani guidati dai loro docenti. Quest’anno hanno aderito 433 licei, tra cui il Vittorio Emanuele II di Lanciano. L’evento, aperto alla cittadinanza, vuole dunque essere un’occasione per far conoscere le attività culturali e i talenti che il nostro Liceo promuove.
Non mancate!
Beatrice Carinci