"Canti della Passijone: tradizione millenaria" alla sede comunale dell'Avis
Lunedì 3 aprile, alle ore 17.30, nell’ambito degli “Incontri culturali del lunedì", voluti dal presidente dell’Avis comunale Tullio Parlante, toccherà ad Aurelio Bigi parlare della storia e della diffusione dei "Canti della Passijone" che si tramandano oralmente, da generazione in generazione, nei vari centri dell’Italia Meridionale. Alcuni di questi Canti provengono da Montecassino ed hanno anche mille anni. Taluni inizialmente erano eseguiti in gregoriano e si trasformarono nei secoli.
Un’antica tradizione che vedeva coinvolte le piccole comunità dei paesi e delle case di campagna, consistente nel rievocare in canto i dolori del Cristo torturato e di Maria sua Madre. A Chieti erano diffusi, e li sono tuttora, nella zona sub urbana della città. Ogni contrada ha un suo gruppo di cantori. Erano, invece, quasi sconosciuti entro le mura della città, dove trionfava lo splendido e toccante settecentesco Miserere di Saverio Selecchy.
Questa usanza interessava tutta la regione e aveva una larga diffusione in ogni contrada, nei giorni di martedì e mercoledì santo, quando il dramma cristiano raggiungeva il momento culminante.
Per l’Abruzzo traeva origine dal comune sentimento religioso, con le sue radici nel doloroso racconto evangelico.
Nelle contrade rurali, in questi giorni, cantori popolari accompagnati da pochi strumenti musicali, si spostavano nei borghi, nelle case isolate per intonare i canti della Passijone. Si assisteva quasi come a un rito religioso: in una società permeata profondamente dall’esperienza cristiana l’argomento era dettato dalla scadenza liturgica che culminava con la morte di Gesù, e attorno al gruppetto di musicanti si raccoglievano in cerchio donne, bambini, uomini, e tutti in silenzio ascoltavano le parole in canto che narravano gli accadimenti drammatici della flagellazione, del viaggio al Calvario, della crocifissione, della morte di Gesù e rievocavano il dolore straziante della Madonna.
Il gruppo era formato da poche persone che, al suono dell’organetto o della fisarmonica che accompagnavano i cantori si spostavano di casa in casa, sostando nell’androne, ai piedi delle scale, davanti alla stalla, ovunque si offriva uno spazio frequentato dal vicinato.
Da immaginarsi come nel buio completo che caratterizzava i secoli passati, la sera, questo gruppetto di cantori si avvicinava ad una casa di campagna, rischiarando il cammino con qualche torcia, cantando queste melodie che si facevano, come si avvicinavano, sempre più forti. Al termine, ai Cantori veniva offerto da mangiare, un saluto tradizionale e ci si spostava ad altra casa.
Alla relazione di Bigi seguiranno i Cantori della Passijone di Chieti, diretti dal maestro Fabio D’Orazio, che eseguiranno alcuni dei più noti canti.