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Economia Atessa

Sevel, la Fiom chiede la cassa integrazione ordinaria per i giorni di blocco forzato

L'azienda vorrebbe usare i permessi e le ferie dei lavoratori, ma di fronte al silenzio degli altri sindacati la Cgil non ci sta e annuncia battaglia. Mentre all'Isri, fabbrica dell'indotto, la rsu ottiene risultati importanti per i dipendenti

Sono diverse le vicende sindacali alla Sevel e nelle fabbriche dell'indotto. Nella prima, la Fiom Cgil e la rsa hanno chiesto di ricorrere alla cassa integrazione ordinaria per coprire le retribuzioni del fermo di quattro giorni dovuto allo sciopero dei tir della scorsa settimana. Un provvedimento già adottato in occasione di un blocco di tre giorni causato dallo sciopero dei lavoratori ex Ergom.

Secondo la Fiom Cgil l’azienda “vorrebbe utilizzare i permessi e le ferie dei lavoratori per coprire i giorni senza lavoro. Sono sempre i lavoratori a dover pagare il prezzo di una crisi sociale che altri hanno causato”. La richiesta dell’azienda è stata accolta positivamente dai sindacati che hanno firmato quello che la Fiom Cgil definisce “il contratto vergogna”. “Gli stessi – prosegue la sigla sindacale – si sono accordati con la Fiat che i recuperi di fermate produttive possano essere fatti con i permessi dei lavoratori”. Per questo la Fiom Cgil si rivolge alle altre sigle sindacali chiedendo un’assemblea retribuita per prendere una decisione collettiva.

La Fiom Cgil denuncia anche che nelle buste paga dei suoi tesserati non ci sono le trattenute sindacali. “Un atto gravissimo – lo definisce il sindacato -  con cui la Fiat intende cancellare anche le libertà sancite dalla costituzione. L’azienda riconosce solo le sigle sindacali compiacenti che hanno aderito al contratto vergogna”. E il sindacato promette di portare in tribunale questa discriminazione nei confronti dei lavoratori che scelgono di aderire alla Fiom. Secondo loro si tratta di “un atto di arroganza, dato che Marchionne vuole imporre la sua ricetta anche ai lavoratori della Sevel”. Per questo invita tutti i dipendenti dell’azienda teatina ad iscriversi presso il camper che sarà presente di fronte ai cancelli dalla prossima settimana. Un appello anche alle istituzioni regionali, affinché “prendano le dovute distanze da questo atto antidemocratico”.

Per un’azienda che regredisce alle prime lotte sindacali ce n’è un’altra, l’Isri di Atessa, fabbrica dell’indotto Sevel, che prosegue nel sancire accordi economici sempre più vantaggiosi per i lavoratori. La Isri produce i sedili per i veicoli commerciali prodotti alla Sevel. Qui però non è arrivato il “contratto vergogna” della Fiat: il lavoro è regolato dal contratto nazionale, grazie ad una rsu unita (Fiom, Uilm, Uim, Failms).

Così, mentre in Sevel si è azzerato il premio di risultato, in Isri è stato rinnovato per tutto il 2012. Il 24 gennaio scorso è stato sottoscritto il nuovo accordo, validato il 31 da tutti i lavoratori, che prevede un premio annuale di 3.270 euro. A questa cifra vanno aggiunti 1.400 euro di buoni pasto e circa 1.000 euro erogati per lavoro polivalente, cioè svolto su diverse postazioni. Infine, grazie alla contrattazione sindacale, alla Isri il salario aggiuntivo ammonta a circa 6 mila euro.

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