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L'Abruzzo è la penultima regione d'Italia per il numero d'imprese artigiane, nel Chietino il dato migliore

Secondo uno studio della Cna, la regione ha toccato nei primi tre mesi del 2023 il minimo storico, con 27.796 imprese attive

Pessimo inizio del 2023 per le imprese artigiane abruzzesi, che registrano un decremento di 210 unità tra iscrizioni e cancellazioni nel primo trimestre dell’anno. Un dato che colloca l'Abruzzo in fondo alla graduatoria nazionale, penultima prima solo del Molise.

In valore assoluto, la nostra regione ha toccato nei primi tre mesi del 2023 il minimo storico, con 27.796 imprese attive. Numeri che emergono da uno studio realizzato per la Cna Abruzzo dall'economista Aldo Ronci, su dati di Movimprese.

"Tra gennaio e marzo, a fronte di di 481 iscrizioni - spiega - le cessazioni delle imprese artigiane sono state 691, con un decremento quindi di 210 unità. In valore percentuale, la flessione è stata dello 0,74%, dato che supera di due volte e mezzo il decremento nazionale, fermo allo 0,30%. Valori che ci fanno scivolare in coda alla graduatoria nazionale, secondi al solo Molise. Il peggioramento del saldo del primo trimestre 2023, rispetto a quello del 2022, si spiega con il fatto che le cessazioni sono cresciute, ma parallelamente che le iscrizioni anziché aumentare anch’esse, sono invece diminuite".

Tra le province, il dato peggiore viene registrato nell’Aquilano (-68), seguito da Teramo (-52), Pescara (-48) e Chieti (-44). Mentre tra i settori produttivi, le performance più negative vanno all’area manifatturiera (‐78, con le punte più significative a Pescara e L’Aquila), cui seguono le costruzioni (‐49, con Chieti e L’Aquila più colpite), la ristorazione (‐25), le riparazioni delle auto e i prodotti per la casa (-23), i trasporti (‐19), le attività di pulizia e giardinaggio (‐12), i servizi per la persona (‐9).

Nel manifatturiero, che come detto si segnala in modo particolare per la sua negatività, le cadute più significative sono da ricercare nelle industrie alimentari (‐12), nei prodotti del legno (‐11) e nell’abbigliamento (‐7). Se, sempre nello stesso periodo considerato, l'analisi si allarga alla totalità del mondo delle imprese, il quadro non mostra miglioramenti, visto che le iscrizioni sono state 2.284 e le cessazioni 2.811, con un decremento di 527 unità.

"In dieci anni. ci hanno lasciato per strada qualcosa come circa 9mila imprese artigiane - commenta il presidente di Cna Abruzzo, Savino Saraceni - accentuando la caduta di un mondo che soffre della mancanza di interventi strutturali. Prova ne sia il fatto che dal 2009 giace nel cassetto, mai applicata, una legge regionale di settore che pure favorirebbe la trasmissione di impresa o lo start-up: nessuno dei governi regionali che si sono succeduti in questi anni ha mai pensato di applicarla. E vero - commenta Saraceni - la Regione ha di recente stanziato delle risorse a favore dell’artigianato: 12 milioni di euro a dicembre, e altri 5 sono stati destinati alla micro impresa, non solo artigiana: ma resta pur sempre l’idea di provvedimenti spot, e mai organici".

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