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Cronaca Lanciano

Dall'investitura al Venerdì Santo: le tradizioni dell'arciconfraternita più antica di Lanciano

Nata nel 1608, l'arciconfraternita Morte Orazione San Filippo Neri, della parrocchia di Santa Chiara, organizza una delle rare processioni del Giovedì Santo e quella tradizionale del Venerdì, risvegliando in tutto il circondario fede e spiritualità con riti e simboli centenari

Da 4 secoli mantengono inalterata la tradizione della Settimana Santa, animando il centro della città con la processione degli incappucciati la sera del Giovedì Santo e la Passione il Venerdì. Sono i quasi 400 membri dell’arciconfraternita Morte e Orazione San Filippo Neri di Lanciano, la più antica della città, che si raduna nella chiesa di Santa Chiara, in corso Roma, e affonda le radici, in forma embrionale, a metà del Cinquecento, ma nasce ufficialmente nel 1608. Una realtà fatta di fede, tradizione e amore per la città, a cui fanno riscoprire la spiritualità ogni anno.

A tener viva la memoria di riti centenari sono confratelli e consorelle, con pari importanza, responsabilità e ruoli. Quanto l’arciconfraternita più longeva di Lanciano sia importante per il centro frentano lo spiega bene il priore Angelo Lanci. “La città – dice – sente tantissimo le processioni del giovedì e del venerdì, in moltissimi arrivano anche da fuori Lanciano per vedere le processioni”.

Eppure, nonostante il prestigio delle origini, l’arciconfraternita non ha alcun carattere di esclusività. “L’ingresso è aperto a tutti coloro che vogliono – spiega Lanci – dopo il noviziato che dura circa un anno, in cui si valutano le motivazioni e l’impegno. Questa è una passione che ti viene da dentro, non una tradizione folcloristica. Chi vuole accedere deve essere davvero convinto”. Chi dimostra la sua devozione partecipa, la domenica delle Palme, alla vestizione dei novizi, alla presenza del priore e dell’arcivescovo Emidio Cipollone: solo allora diventa un vero confratello.

Settimana Santa 2014, Lanciano (foto Manuela Campitelli)

A quel punto, a Santa Chiara inizia il fermento per la Settimana Santa. L’impegno, che in realtà dura l’intero anno, si concretizza nella giornata di Mercoledì, quando nella cattedrale della Madonna del Ponte c’è l’audizione delle musiche sacre. Quest’anno, eccezionalmente, l’evento è spostato nella parrocchia di Sant’Antonio, in occasione del suo mezzo secolo di vita.

L’evento più suggestivo arriva il Giovedì Santo, unico rispetto alle tradizioni dell’intera regione. Alle 22, dalla chiesa di Santa Chiara, parte la processione dei confratelli, resi irriconoscibili da tunica e cappuccio di colore nero. “Incappucciati – spiega il priore Lanci – per la vergogna della crocefissione”. Pochi minuti prima spetta proprio a lui scegliere il Cireneo, ovvero colui che porterà, anche lui incappucciato, a piedi nudi per l’intera processione, circa 2 ore e mezza di cammino, la pesante croce di legno che simboleggia il sacrificio di Cristo. Il prescelto di quest’anno è ancora segretissimo, il priore si lascia sfuggire solo che ha “già un paio di nomi in mente”. Quel che è certo è che lo stesso Cireneo sa di essere stato scelto solo all’ultimo minuto, quando il priore, con discrezione, lo chiama in disparte e glielo comunica. Poi si ritira in una cappelletta per la preghiera e la vestizione. “Il prescelto è colui che più si avvicina spiritualmente e moralmente ai valori della confraternita e che partecipa alle attività”, spiega Lanci. L’impegno fisico è notevole, il legno dopo poco inizia a pesare sulla schiena, i piedi nudi sono doloranti a contatto con l’asfalto. Ma la fatica, assicura Lanci, passa in secondo piano rispetto al prestigio di essere selezionato fra tanti. “Dopo un po’ iniziano a mancare la forze, ma tutti ambiscono a portare la croce. Quello è il punto di arrivo nella confraternita, per poi ricominciare con più impegno di prima”.

La selezione si ripete il Venerdì Santo, quando il prestigioso ruolo del Cireneo tocca ad un altro, scelto con le stesse modalità. In questo caso il corteo, accompagnato dalla banda, parte alle 19, sempre dalla chiesa di Santa Chiara, e sfila per circa 3 ore, ma tutti sono a volto scoperto e partecipano anche le consorelle, che sfilano fra le Madonne e scandiscono la preghiera, e i bambini. Quelli dai 3 ai 5 anni portano bandiere a forma di viela, dai 6 agli 11 le statue degli angioletti e dagli 11 anni in poi i talami della passione, ossia i simboli della vita di Cristo, alcuni uguali da quasi un secolo. Ai confratelli, invece, spetta portare il Volto Santo e lo stendardo con il simbolo della confraternita: anche in questo caso, il prescelto cambia ogni anno, perché viene considerato un segno di e prestigio. In processione c’è ovviamente il Cristo morto portato da quattro persone e fiocchi affidati a confratelli che si siano distinti particolarmente nelle attività della confraternita, o in opere sociali, politiche o di volontariato.

Oltre a riti condivisi con l’intera città, l’arciconfraternita Morte Orazione San Filippo Neri custodisce nella sua tradizione momenti riservati a confratelli e consorelle, sempre legati alla tradizione della Settimana Santa. Come il momento in cui la statua del Cristo morto, per tutto l’anno conservata sotto un altare della chiesa di Santa Chiara, viene posta sul sepolcro, o l’apertura delle porte, che lo consegna alla città, per cui il consiglio dell’arciconfraternita decide a chi toccherà il privilegio, anche fra le consorelle. Il Sabato Santo, infine, il Cristo viene tolto dal sepolcro e deposto nuovamente sotto l’altare. Un gesto che simboleggia la fine della Settimana Santa e suscita non poca malinconia nei confratelli che con tanta passione hanno partecipato ai riti degli ultimi giorni. Ma la festa vera arriva il giorno di Pasqua, quando nella celebrazione della messa la corale San Filippo Neri, come ogni domenica, anima la messa con i suoi canti.

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