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Cronaca

Diffamazione e violazione della privacy: imputazione coatta per il dg della d'Annunzio

Il gip Redaelli si è opposto alla richiesta di archiviazione delle querele di una quarantina di dipendenti, di cui Del Vecchio aveva diffuso le entrate dal 2001 al 2013

Imputazione coatta per diffamazione e violazione della privacy a carico del direttore generale dell’università d’Annunzio, Filippo Del Vecchio. La decisione del gip del tribunale di Chieti Antonella Redaelli è arrivata dopo la richiesta di archiviazione delle querele di una quarantina di impiegati dell’ateneo. 

Le denunce erano partite dopo che, nell’ottobre del 2014, il direttore generale aveva inviato una mail a tutto il personale dell’ateneo con un documento, poi pubblicato anche sul sito istituzionale dell’università, con i nomi di oltre 100 dipendenti e le somme percepite da ciascuno di loro dal 2001 al 2013. Una vicenda legata alla sospensione dell’Ima, l’indennità mensile accessoria, dopo i rilievi del ministero dell’Economica secondo cui alcuni benefit erano stati elargiti senza criterio.

Secondo il giudice la diffusione del documento avrebbe violato le norme sulla privacy e tratteggiato l'immagine di un personale legato ad un sistema di malaffare, indicando benefici come “non previsti né dalle leggi né dai contratti, asseritamente istituito dalla precedente dirigenza”. 

“Il personale destinatario della comunicazione elettronica - scrive il giudice - non aveva titolo alcuno per venire a conoscenza dell’ammontare delle somme percepite dai colleghi dell’area amministrativa contabile, né invero alcuna necessità e pertinenza al riguardo sussisteva nel riportare altresì valutazioni in ordine all’eventuale illiceità delle erogazioni”. Dunque “sarebbe stato rispettoso del diritto alla dignità, riservatezza e alla protezione dei dati provvedere a comunicazioni individualizzare, avvalendosi di canali comunicativi individuali”.

A questo punto, entro 10 giorni dovrà essere formulata l’imputazione a carico di Del Vecchio.

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