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Chieti è la provincia abruzzese con il numero più alto di infortuni sul lavoro: +37% in un anno

Sono le statistiche diffusa dal Cresa (Centro studi dell'agenzia per lo sviluppo della Camera di commercio del Gran Sasso d'Italia), sulla base di dati Inail relativi al 2022

È Chieti la provincia abruzzese che fa registrare il maggior numero di incidenti sul lavoro, il 31% del totale regionale. E allargando lo sguardo sui dati relativi all'intero Abruzzo, l'andamento è peggiore rispetto alla media nazionale. 

Sono le statistiche diffusa dal Cresa (Centro studi dell'agenzia per lo sviluppo della Camera di commercio del Gran Sasso d'Italia), sulla base di dati Inail relativi all'anno 2022. Ne emerge che, in Abruzzo, ci sono state 33 denunce di infortunio ogni 1.000 occupati, 16mila in totale, 9 in più rispetto all'anno precedente, quasi esclusivamente per l’aumento dei contagi da Covid. L’incidenza per 1.000 occupati è 30 tra gli uomini e 36 per le donne, 60 per i giovani al di sotto dei 25 anni e 34 per gli over 64; 29 nelle costruzioni, 28 nei servizi, 15 nel manifatturiero e 11 nel commercio. Rispetto al 2021, ci sono state 4.200 denunce in più, pari al 37% (+25% in Italia).

Per comprendere questi andamenti è necessario considerare le modalità di accadimento: forte è l’aumento degli infortuni in occasione di lavoro (Abruzzo: +41%; Paese: +27%) che passano in regione dall’87% al 90% del totale e in Italia dall’85% all’87%; più contenuto quello delle denunce per infortuni in itinere, capitati cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro (Abruzzo: +7%; Italia: +11%).

All’incremento delle denunce per eventi in occasione di lavoro contribuiscono a livello nazionale in misura pressoché uguale in valore assoluto gli infortuni da Covid 19 e quelli tradizionali, cioè al netto dei casi da contagio (entrambi circa 70 mila in più che corrispondono in termini percentuali al +140% e +14%), e in Abruzzo per i due terzi le denunce per contagi (dalle 900 alle circa di 3,7 mila pari al +314%) un terzo per le altre cause (dalle 9 alle 10,5 mila, +14%).

Su 1.000 lavoratori, le denunce per infortuni in occasione di lavoro in Abruzzo sono 30 (di cui 8 per Covid), 26 a livello nazionale (5 per Covid), quelle per infortuni in itinere ammontano in regione a 3, meno delle 4 medie del Paese. Rispetto all’anno precedente aumentano a tutti e due i livelli territoriali le sole denunce in occasione di lavoro.

L’andamento degli infortuni a partire dal 2018 è caratterizzato da un primo biennio di flessione, particolarmente rilevante nel 2020 (Abruzzo: da 28 infortuni per 1.000 occupati del 2018 al 23 del 2020; Italia: da 28 a 26) per l’attuazione del lockdown e, in particolare, delle misure di contenimento dei contagi che hanno spinto verso lo smart working, seguito da un 2021 nel corso del quale la regione, a differenza di quanto si osserva nella media nazionale, registra un aumento (Abruzzo: 24 denunce per 1.000 lavoratori: Italia: 25) seguito anche in Italia dall’impennata del 2022.

Aumentano gli infortuni denunciati nella gestione assicurativa Industria e servizi (da 9 a 13 mila. +40% superiore al 23% italiano) e quelli nel Conto Stato (da 1,4 a 2 mila, +43% inferiore al +46% del Paese). In flessione quelli della gestione agricoltura (da 1.0 a 960, -6% contro il -3% nazionale).

Le denunce di infortunio in occasione di lavoro sono in crescita in tutte le principali sezioni Ateco: gli aumenti regionali sono inferiori a quelli medi nazionali nel manifatturiero (+1% contro +2%) e nel commercio (+2% e +12%) e superiori rispetto a esso nelle costruzioni (+10% contro +3%) e soprattutto nei servizi non commerciali (+112% e +46%).

Sono le costruzioni, con 29 infortuni per 1.000 lavoratori dello stesso settore (Italia: 23) a registrare la maggior incidenza di denunce, seguite dai servizi con 28 (Italia: 17), dal manifatturiero con 15 (Italia: 17) e dal commercio con 11 (Italia: 12).

Considerando i comparti manifatturieri e del terziario più rilevanti, tra le imprese manifatturiere registrano cali l’alimentari (-13%; Italia: -3%), il tessile e abbigliamento (-8%; Italia: +7%) e il chimico-farmaceutico (-5%; Italia: +5%) e riporta un aumento il metalmeccanico, elettro-meccanico ed elettronico (+13%; Italia: +2%).

I servizi non commerciali, eccezion fatta per le flessioni dei settori immobiliare (-57%; Italia: +18%), assicurativo (-20%; Italia: +2%) e informazione e comunicazione (-15%; Italia: -11%), mostrano nel complesso variazioni positive che arrivano a superare il 50% nella sanità (+188%; Italia: +90%) e nel trasporto e magazzinaggio (+75%; +32%).

Tra le province, come detto, quella con il maggior numero di infortuni sul lavoro è Chieti (4.955, che corrisponde al 31% del totale regionale), seguita da Teramo (4.569, 29%), Pescara (3.314, 21%) e L’Aquila (2.976, 19%) A Teramo e Chieti sono 37 le denunce ogni 1.000 occupati, 9 in più di Pescara e L’Aquila. Le variazioni percentuali annue, invece, vanno dal minimo dell’Aquila (+22%) al massimo di Teramo (+51%) passando per il +33% di Pescara e il +37% di Chieti. La distribuzione e la variazione annua delle quattro province rispecchiano abbastanza fedelmente quelle degli addetti per settore di attività.

L’analisi di genere evidenzia che l’aumento delle denunce è connesso principalmente alla componente femminile, che è coinvolta in Abruzzo nel 45% e in Italia nel 41% degli infortuni, e registra in regione un +63% (da 4,4 mila a 7,1 mila casi) e a livello medio nazionale un +40%. Più modesto il contributo della componente maschile che, passando da 7,2 a 8,7 mila denunce, registra un +21% (Italia: +16%). Gli uomini fanno registrare 30 denunce su 1.000 lavoratori maschi, le donne 36 su 1.000 lavoratrici.

Particolarmente significativi sono gli incrementi abruzzesi delle infortunate in occasione di lavoro (+75% contro il +22% maschile) e degli uomini in itinere (+9% contro +5% femminile).

Relativamente alla cittadinanza, l’incremento delle denunce regionali interessa principalmente italiani (+39%; Italia: +26%), che rappresentano l’88% del totale (Italia: 83%), e in misura minore quelli provenienti dall’UE (+25%; Italia: +16%) ed extra UE (+22%; Italia: +21%) che costituiscono quote pari al 4% e al 9% del totale regionale (Italia: 4% e 14%).

Per quanto riguarda le classi di età dei lavoratori, si rilevano aumenti in tutte le fasce, particolarmente consistenti in Abruzzo tra gli ultra 64enni (+38%, 4% del totale regionale, contro il +23% e 2% nazionali) e prima dei 15 anni (+44%, 5% del totale abruzzese contro il +38% e 6% italiani), vale a dire tra i lavoratori “anziani” e tra quelli giovanissimi, quest’ultimo dovuto come nel resto del Paese principalmente all’aumento infortunistico degli studenti.

La maggiore incidenza riguarda gli infortunati al di sotto dei 25 anni: in Abruzzo sono 60 ogni 1.000 lavoratori e in Italia 67. Pesanti anche i dati relativi agli occupati con più di 64 anni (34 in regione e 22 in Italia) e a quelli tra i 50 e i 64 anni (33 in Abruzzo e 27 in Italia). Le altre fasce di età sono al di sotto della media.

Le denunce di infortuni sul lavoro con esito mortale presentate in Abruzzo nel 2022 sono 25, pari al 2% del totale nazionale e 29 in meno rispetto alle 46 registrate nel 2021 (-46% più marcato del -15% italiano). L’incidenza sugli infortuni di quelli che hanno portato alla morte è in regione pari a quella media nazionale (0,2%).

Il 76% degli infortuni mortali è stata denunciato nella gestione Industria e servizi (Italia: 86%), il 12% dall’Agricoltura e dal Conto Stato (Italia: 11% e 3%).

Relativamente alla modalità di accadimento e al genere dei lavoratori interessati, i dati regionali evidenziano il dimezzamento per entrambi i sessi dei casi mortali in occasione di lavoro (Italia: uomini: -22%; donne: -37%). Gli infortuni maschili in itinere si contraggono in regione di quasi il 17% (i femminili non sono interessati) mentre in Italia aumentano del 16% per gli uomini e del 39% per le donne. Nel complesso la mortalità tra gli uomini diminuisce del 15% e tra le donne del 14%.

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