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Agricoltore ferito da un colpo di fucile mentre lavora, il Wwf: "La caccia è un'attività ludica inutile e pericolosa"

L'incidente nelle campagne di San Vito Chietino è costato 20 giorni di prognosi a un uomo di 34 anni; l'associazione chiede maggiori controlli e punta il dito contro "soggetti che finiscono per rappresentare un vero e proprio pericolo per agricoltori, escursionisti e semplici cittadini"

"Il ferimento di un agricoltore trentaquattrenne intento a lavorare nel suo terreno in località Castellana, a San Vito Chietino, da parte di un cacciatore, ripropone il tema della pericolosità dell’attività venatoria svolta da parte di soggetti che finiscono per rappresentare un vero e proprio pericolo per agricoltori, escursionisti e semplici cittadini. È poi molto grave che, da quanto si apprende dagli organi di stampa, il responsabile dell’accaduto si sia allontanato non fornendo le sue generalità, cercando così di sottrarsi alle necessarie indagini". È il commento del Wwf Abruzzo in merito all'incidente costato 20 giorni di prognosi a un uomo di 34 anni, ferito da un colpo di fucile, nella giornata di ieri, mentre lavorava sul suo terreno. 

Secondo i dati forniti dall’associazione “Vittime della caccia” e citati dal Wwf, nella stagione venatoria 2022/23, in tutta Italia, sono stati uccisi 13 cacciatori (1 in Abruzzo) e 9 non cacciatori; sono stati feriti 44 cacciatori (1 in Abruzzo) e 13 non cacciatori, per un totale di 79 persone rimaste uccise o ferite nei circa 5 mesi della stagione venatoria. "Un numero impressionante - è il commento - per quella che a tutti gli effetti è una attività ludica. A far riflettere è soprattutto il dato dei 22 'non cacciatori' rimasti uccisi o feriti a causa della imperizia o negligenza di chi è autorizzato a muoversi in natura armato di armi, fucili o carabine che siano, estremamente pericolose". 

"Quanto è accaduto a San Vito - prosegue il Wwf - rappresenta il tragico epilogo di una serie di comportamenti irresponsabili che vengono denunciati con sempre maggiore frequenza. I cacciatori sparano spesso senza rendersi conto di chi si trova nelle prossimità, si avvicinano troppo alle case e ai centri abitati, in orari sbagliati e senza rispetto per le proprietà altrui e per il diritto di tutti di vivere o lavorare in campagna o fare un’escursione in montagna senza rischiare la vita solo perché una stretta minoranza si diverte a sparare. La mancanza di controlli sul territorio rende molti cacciatori sempre più arroganti anche nei confronti dei proprietari di terreni e case isolate quando provano a chiedere il semplice rispetto delle norme che regolano questa pericolosa attività. La Regione, del resto, da anni non organizza corsi per guardie venatorie volontarie, le polizie provinciali sono state praticamente cancellate e dove sono rimaste ci sono pochissimi agenti operativi sul territorio, i carabinieri forestali sono comunque pochi e impegnati in un gran numero di attività".

"Inoltre - incalza il Wwf Abruzzo - la tendenza ad allargare i periodi di caccia, come ha fatto la Regione recentemente con il piano cinghiali, oltre a non aver alcun effetto positivo sulla limitazione dei danni all’agricoltura, finendo addirittura per aumentarli come affermato dai tecnici indipendenti che studiano questo fenomeno, fa crescere il rischio per cittadini, agricoltori ed escursionisti di rimanere impallinati, o peggio. Bene farebbe la Regione Abruzzo a intraprendere la strada percorsa da altre regioni, che in virtù dello smantellamento delle polizie provinciali e del passaggio delle competenze su caccia e pesca da province a regioni, hanno istituito le polizie regionali, anche riassorbendo e/o integrando con nuove assunzioni il personale che si occupa di vigilanza che nella nostra Regione oramai non esiste più". 

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