'Videor ergo sum'...sono visto dunque sono, prof. della D'Annunzio scrive un libro sull'ossessione selfie
Intervista a Giovanni Stanghellini dell'università D'Annunzio autore di “Selfie – Sentirsi nello sguardo dell’altro”
“Videor ergo sum”, esisto in quanto vengo osservato da qualcuno, è questo il nuovo io all’epoca dei selfie”. Parola di Giovanni Stanghellini docente del Dipartimento di Scienze Psicologiche, della Salute e del Territorio dell’Università di Chieti e autore del libro “Selfie – Sentirsi nello sguardo dell’altro”.
Ai nostri microfoni Giovanni Stanghellini ci parla del selfie come "sintomo di un’epoca in cui omologazione culturale, sociale, identitaria e corporea vanno di pari passo. Sviluppare un rapporto diretto, singolare e necessariamente complesso con il nostro corpo, con la carne, è sempre più difficile. Così cediamo a un rapporto mediato e posticcio con l’immagine di noi stessi che ci restituisce uno sguardo estraneo, che valutiamo molto più del nostro".
Il selfie è un sintomo eloquente del nostro tempo. "La sproporzione che il selfie mette in luce - spiega Stanghellini - è la stessa dalla quale scaturiscono l’anoressia e i disturbi del comportamento alimentare.